Cosa produce l’Iran? (14) L'industria del cuoio II
Nel nome di Dio. Cari amici, salve a voi; l’Iran e’ la 18esima economia mondiale e dipende solo per il 25% dall’esportazione di petrolio. E quindi e’ lecito domandarsi “Cosa produce l’Iran”? Seguiteci e lo saprete...
Dalla puntata precedente abbiamo avviato il discorso approposito del cuoio, una delle industrie importanti dell’Iran odierno che pero’ nel nostro paese ha una storia di 3 millenni.
Uno dei reperti di cuoio piu’ antichi ritrovati in Iran e’ lo stivale del “saltman”, l’uomo del periodo Arsacide vissuto circa 1800 anni fa e conservato oggi al museo archeologico nazionale di Teheran.
Nel corso della storia, alcune citta’ come Tabriz, Shiraz e Hamedan si sono affermato come i centri piu’ importanti del nostro paese per la produzione di pelli e di cuoio.
Nel periodo Qajaride, tra il 1779 ed il 1925, Hamedan produceva un tipo speciale di cuoio ottenuto dalla pecora; questo cuoio veniva esportato in diverse citta’ dell’Iran come Isfahan e veniva esportato pure in Russia, Impero Ottomano e India.

La pelle è un materiale organico proteico e come tale in breve tempo si degrada a causa della putrefazione. Probabilmente per caso, tuttavia, l'uomo si accorse che le pelli esposte al fumo dei fuochi, specialmente di quelli alimentati con foglie o legno fresco, duravano molto di più nel tempo: aveva in pratica scoperto la "concia alle aldeidi", una classe di composti chimici di cui il fumo è ricco e alcuni dei quali ancora oggi vengono utilizzati. Analogamente, scoprì, forse, la "concia al vegetale" con tannini quando si accorse che se una pelle era stata a contatto con acqua e con rami o foglie, la pelle si colorava di marrone e durava molto più tempo. Le foglie ed il legno, infatti, contengono tannini vegetali che venivano estratti dai vegetali ed assorbiti dalla pelle producendo la concia. Ancora oggi i tannini vegetali, sotto forma di estratti, vengono normalmente utilizzati per produrre alcuni tipi di cuoio, in particolare il cuoio da suola. Fino alla seconda metà dell'Ottocento, la concia al vegetale era la principale concia utilizzata. Solo una piccola quantità di pelli destinata ad usi di lusso veniva conciata con allume (composti dell'alluminio): metodo di concia utilizzato ancora oggi.
Come si vede alcuni aspetti della tecnologia conciaria risalgono addirittura alla preistoria e sono rimasti sostanzialmente invariati per secoli. Anche l'uso della calce per ottenere la depilazione delle pelli deriva dalla constatazione che il pelo si staccava facilmente dalle pelli venute a contatto con acqua e le pietre utilizzate per costruire il focolare (il calcare, di cui molte pietre e rocce sono prevalentemente composte, per effetto delle alte temperature si trasforma in calce viva e questa con l'acqua forma calce spenta, ancora oggi impiegata per depilare le pelli).
Gli antichi guerrieri romani e greci utilizzavano un cuoio molto duro conciato al vegetale per costruire scudi e corazze. Ma in tempi più recenti l'arte di conciare e di decorare in vari modi il cuoio con ceselli, impressione di immagini a rilievo, lamine d'oro, pigmenti, ecc. fu molto sviluppata dagli Arabi e da questi trasmessa agli europei. Noti sono i cuoi di Cordova, prodotti in quella città spagnola, decorati con rilievi su fondi d'oro, cesellati e dipinti, usati per tappezzeria, legatoria, fodere e sedili.
Durante il Rinascimento, l'arte di lavorare e decorare il cuoio ebbe un notevole sviluppo anche in paesi come l'Italia. Cuoi bulinati, stampigliati, rivestiti con lamine di oro, furono usati per rivestire pareti (prendendo in questo caso il nome di "corami"), per produrre articoli da viaggio, per tappezzerie, sedili, ecc. Celebri sono i corami che decoravano le pareti del Palazzo Ducale di Urbino. L'uso del cuoio era ampiamente diffuso anche per produrre manufatti di uso più popolare, come per es. calzature, che restavano, tuttavia, un manufatto piuttosto costoso non accessibile a tutti.

Risalgono a quei tempi alcuni tipi di cuoio che prendevano il nome dalla loro provenienza geografica o dalla specifica tecnica di produzione come:
cuoio di Russia o cuoio bulgaro, un cuoio conciato al vegetale con un odore etereo particolare dovuto alle essenze contenute nella corteccia di betulla
cuoio bollito, ottenuto da pelli bovine riscaldate in una miscela di cera, gomma, resina e colla, che a causa del procedimento a caldo diveniva molle e modellabile adatto a produrre astucci, foderi, borse ecc.
cuoio maschereccio, da pelli bovine pesanti, conciato all'allume e impregnato di sego, oli, grassi, utilizzato per bardature e selleria
cuoio grasso, cuoio conciato al vegetale molto ingrassato, utilizzato per valigeria e calzature pesanti.
cuoio glacé, da pelli di agnello o capretto, conciato con allume, sale, giallo d'uovo e farina di frumento. Cuoio bianco e molto morbido, utilizzato per produrre guanti, specialmente da donna. La dizione è ancora in uso ma il cuoio è prodotto con altri metodi ed altri prodotti.
Oggi i cuoi con tali destinazioni sono prodotti con altri sistemi più moderni e più adeguati. La scoperta della "concia al cromo" alla fine dell'Ottocento, e l'ingresso della meccanizzazione nelle concerie, hanno consentito di produrre cuoio con caratteristiche migliori e differenziate, di velocizzare la produzione e rendere il cuoio molto più economico. Oggi il cuoio e la pelle sono utilizzati per un gran numero di articoli, pur restando l'industria calzaturiera la destinazione principale. Resta tuttavia il materiale preferito da stilisti e creativi per la produzione di articoli di moda, anche costosi ma molto richiesti dal mercato.