Nov 07, 2021 10:08 CET
  • Iran, scoprire la storia dell'arte - 20

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.

Il popolo dei Medi era un popolo ariano che nel secondo millennio a. C. migrò dalle zone nordorientali dell’Iran verso il nordovest e il centro del paese, un’area all’epoca molto fiorente. Fu una migrazione lenta e graduale, nel corso della quale i Medi si mescolarono alle popolazioni autoctone, e finirono per stabilirsi nella zona centro-settentrionale dell’altopiano, fino ai margini del grande deserto tra Kashan e Yazd. All’inizio convissero con i Mannei, ai quali trasmisero molte delle loro credenze. Sulle attività dei Medi nel secondo millennio abbiamo scarsissime conoscenze, ma a partire dall’inizio del primo millennio essi fecero ufficialmente il loro ingresso nella storia, tanto che il loro nome è attestato nei documenti assiri.

Pierre Amiet stima che la comparsa dei Medi nell’Iran occidentale e centrale risalga al terzo millennio, insieme all’introduzione di una ceramica grigia e rossa molto raffinata e levigata, priva di immagini. Ma la ceramica lucida di color grigio-verde, gradualmente lascia il posto a quella rossa e a Siyalk, nonostante nel secondo e primo millennio ci vivessero i Medi e altri popoli collegati a loro, rimane la ceramica decorata, forse a causa dell’influenza di popolazioni autoctone non mede. Le immagini su questa ceramica sono del tutto differenti da quelle dei periodi precedenti. In quest’epoca, gli artisti di Siyalk abbandonarono le decorazioni epigrafiche, e cominciarono a decorare le imboccature e le parti tubolari con decorazioni più semplici, con strisce e motivi triangolari; alcune parti inoltre, soprattutto intorno ai manici, erano riempite con forme a “rombo”, che richiamano i quadrati noti come “stanze buie” della regione di Bibi Jan, nel Luristan. Nel resto degli spazi rimasti vuoti, apparivano animali stilizzati come cavalli, buoi, camosci e a volte anche esseri umani.

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I Medi, all’inizio del primo millennio, avevano occupato quasi tutto l’Iran centrale e settentrionale, il Tokharistan (a sud del Mar Caspio, fino alle pendici dell’Alborz) e una parte della Battriana. Il lato occidentale del loro territorio era delimitato a nord dal territorio dei Mannei e dei Lullubi e a sud dalla direttrice dalla linea tra le odierne città di Baghdad e Kermanshah, cioè il territorio dei Cassiti e dal nord dell’Elam. Nei documenti assiri il paese dei Medi era indicato con la denominazione di Madhamanna, mentre le terre mede meridionali erano chiamate Namzi.

I Medi, dopo aver istituito un regno indipendente ed aver organizzato il loro stato, portarono la loro capitale a Ecbatana, nelle vicinanze della odierna Hamadan (toponimo che è probabilmente una distorsione di Ecbatana); dopo aver cooptato i Mannei, con l’aiuto degli Sciti attaccarono il regno assiro. In principio furono respinti, tanto che Asarhaddon, re assiro, verso la fine del suo regno invase la regione dell’Iran da cui proveniva l’attacco, in cerca di cavalli e attrezzature militari per difendersi dai Simari, che avevano assalito la Mesopotamia settentrionale e l’Anatolia. Il sovrano assiro guidò il suo esercito fino al Tokharistan e devastò molti villaggi, città e fortezze dei Medi e dei Mannei. Questo evento, confermato dai documenti assiri, contrasta con quanto dice Erodoto, che afferma l’esistenza nel 673 di un potente stato monarchico dei Medi. Secondo Erodoto i popoli medi, che vivevano dispersi in diversi punti dell’Iran occidentale, settentrionale e centrale, avevano scelto Divsar (Deioces) figlio di Faraorte, uomo sapiente e giusto, come loro re. Divsar ordinò che intorno a Ecbatana, divenuta la capitale del regno, venissero eretti sette bastioni. Il suo sistema di governo era quello tipico dei grandi sovrani e, poiché era un re giusto e autorevole, sette grandi tribù mede gli garantirono obbedienza. Divsar governò per 53 anni e dopo di lui il regno passò, per 22 anni, nelle mani del figlio Faraorte.

L’arte Meda è rimasta sconosciuta fino al 1986, ad eccezione di alcune ceramiche prive di decorazioni, rosse o grigie, in particolare grigio-verde, e qualche tomba scavata nella roccia. Nelle immagini raffigurate sul palazzo di re Sargon sono rappresentate delle città mede con elementi architettonici a più piani. Nel 1986 scavi a Tepe Nushjan e Gudin Tepe riportarono alla luce alcuni resti grandiosi di architettura meda, importanti anche per le informazioni sull’architettura achemenide. Sulla collina di Nushjan, all’altezza di 38 metri, c’è un’installazione che si è conservata grazie al depositarsi di terra, anche se i suoi muri sono crollati. L’architettura di Nushjan è per molti versi simile a quella di Hasanlu. Nella parte occidentale, disposti in fila in modo indipendente e pur tuttavia collegato, si trovano un tempio, un palazzo, un tempio del fuoco, e un piccolo arroccamento. Il palazzo, costruito in parte su i resti di un tempio più antico, è un edificio grandioso il cui soffitto era sorretto da tre file di sei colonne. La fortezza è una torre a base quadrata, con muri rinforzati da pilastri sopra i quali si trova un piano finestrato. L’entrata era costituita da una scalinata che conduceva alla porta d’ingresso. Nel centro di tutto il complesso si erge un tempio dell’altezza di 8 metri, costruito con attenzione estetica, in quanto il suo interno era diviso in volumi complessi che servivano alle necessità rituali. Si tratta di un caso interessante di progetto architettonico realizzato con attenzione alla bellezza; da un lato, l’edifico era stato costruito per lo svolgimento delle pratiche religiose; nello stesso tempo, esso era una torre provvisto di scale interne che facilitavano l’accesso al tetto.

Sebbene a partire dalla metà del secolo scorso siano stati portati alla luce numerosi reperti dei regni dei Mannei e dei Medi, è forse ancora prematuro ciò che sappiamo per formulare un giudizio definitivo e chiaro sui Medi e sull’arte della loro epoca.