Iran, scoprire la storia dell'arte - 24
Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire allo stesso tempo la storia dell'arte iranica.
In questo programma parleremo dell'arte del periodo Achemenide
A Pasargade, dagli scavi è emerso un deposito di documenti del Palazzo di Dario con tavolette trilingui, antico persiano, elamitico e babilonese, in oro e in argento. Accanto alle tavolette, erano conservate monete della Lidia di Creso, di Egina, di Abdera e di Cipro. Non ci sono tuttavia tracce di monete di Dario. La sala del consiglio è una piccola sala che si trova a distanza dai complessi pubblici e interni di Persepoli, nell’angolo sudorientale dell’Apadana, e sorge su una base che ha una doppia scalinata; fu costruita per ospitare l’assemblea ed era punto di passaggio tra le due parti principali del sito. La sala ha quattro colonne e due porte si aprono su due iwan retti da due colonne. Le immagini accanto alle porte rappresentano Dario nell’atto di uscire, seguito dal figlio e presenta anche una porta trasversale che mostra Ardashir mentre i rappresentanti dei popoli portano suo figlio. Dario fece costruire un piccolo edificio nella parte meridionale dell’Apadana, che lui stesso chiamò Tochara, insieme ad altri edifici che furono poi ultimati da Serse. Una facciata secondaria e una scalinata furono aggiunte per suo ordine; anche questo edificio giace su una piattaforma, e nella sua parte meridionale alloggia un portico d’ingresso delimitato da torri. Quindi, la sala principale è delimitata da 16 colonne e due sale di consiglio, chiuse simmetricamente dalle due parti da ripostigli; le decorazioni delle porte mostrano scene della vita privata del re, con servitori che portano panni e boccette di profumo. Ci sono altri palazzi, malauguratamente assai danneggiati, eretti dai successori di Dario in questa parte del sito. Dario fece erigere a est una serie di palazzi che sono stati più volte modificati, ampliati e alla fine utilizzati come tesoreria reale. La tesoreria, in accordo con la tradizione mesopotamica, era un edificio ipostilo che sorgeva attorno a un cortile centrale, privo di abbellimenti sulle facciate esterne. Dall’unico cortile presente in questa sezione, si accede, attraverso quattro portali, ad alcune stanze indipendenti e a due gruppi di grandi sale, separati da un corridoio. Questi ambienti erano separati dal muro perimetrale da alcune stanzette adibite a ripostiglio e dotate, probabilmente, di alte finestre che affacciavano all’esterno.

La base di questo palazzo misurava 62 metri per più di 120 e a nord conduceva a un altro complesso, che comprendeva un cortile con iwan e un’ampia sala con 121 colonne. Nel cortile ci sono due grandi bassorilievi che riassumono le scene scolpite dell’Apadana. Serse aggiunse un’ampia sala alla parte settentrionale del complesso e separò questa parte dall’ala occidentale, con lo scopo di sostituirla con un palazzo, comunemente detto “harem”, provvisto di numerose stanze. La zona nordorientale della fortezza reale, divenne da Serse in poi un complesso indipendente, isolato dal resto per mezzo di un muro. Ad esso si accedeva direttamente dalla “Porta delle Nazioni” e dalla strada nordorientale. Da quest’ultimo ingresso, si entrava attraverso un ampio portale con scalinata, simile a uno presente a Susa, e abbellito con due statue riccamente decorate di Dario. Si entrava quindi in un cortile, alla fine del quale si ergeva un grande padiglione con cento colonne, portato a compimento (464-425 a C.) da Artaserse I. Il portico che delimitava la sala era lungo 56 metri, ed era sostenuto da maestosi tori. La grande sala, come forse la tesoreria, era illuminata da finestre aperte in alto lungo i muri. Le soglie delle porte di ingresso sono decorate con immagini di eroi persiani che trascinano dèmoni e con l’immagine del re mentre accompagna per mano i soldati Medi e Persiani.