Mar 13, 2022 08:53 CET

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire la storia dell'arte iranica.

In questo programma parleremo dell'arte del periodo Achemenide:

Nelle decorazioni di Persepoli non ci sono immagini di carattere militare o di guerra, così come gli edifici nella parte est del complesso, che si appoggiano alla montagna, non erano depositi di armi o stalle per cavalli o carri reali. Questi edifici, con i loro portali absidati, erano pertinenze del palazzo di Dario, trasformate in tesorerie, e dovevano avere degli spazi residenziali. Un piccolo palazzo e un edificio che dovette essere utilizzato solo temporaneamente, sorgono a nord del complesso. Alcuni palazzi reali ed alcuni edifici di servizio per la corte e per i soldati sono stati rinvenuti nella pianura a sud della piattaforma. Gli scavi a Persepoli sono ancora incompleti e maggiori conoscenze su questo sito ci potranno derivare da future scoperte.  

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Dario il grande fece di Susa la propria capitale, e fece costruire un’Apadana a nord della fortezza, cioè nel centro della città. Il palazzo sorge sopra un colle che aveva ospitato alcuni edifici anche in precedenza. L’ingresso del palazzo era posto nella parte orientale, nel luogo in cui prima sorgeva un enorme portale con scale interne separate. Sui due lati, lungo la strada che conduce dal portale all’Apadana, erano disposte alcune grandi statue di pietra. Una di esse, che rappresenta Dario, era stata portata dall’Egitto. L’entrata del palazzo si apriva su un cortile di 54 metri per 52; a sud si trovavano delle grandi sale e a nord una sala ipostila. In questa sezione, i muri sono decorati con leoni smaltati e appaiono limitati da due obelischi. Il cortile interno è di 36 metri per 35,5 e conduce a sud verso un complesso di magazzini. Il cortile occidentale è delimitato da due padiglioni, ognuno composto di due file di stanze o passaggi, che conducevano alle stanze interne del re e che erano circondati da due sale di 33 metri per 9 una dietro l’altra. Una tavola di pietra, appesa sul muro in fondo alla sala, aveva delle iscrizioni incise in babilonese e in elamitico che spiegavano le ragioni della costruzione del palazzo. Sul muro si apriva una porta che si affacciava su una sala minore. Le stanze a nord del palazzo sono state costruite una dietro l’altra e poiché il rapporto con le altre parti è diverso, si è pensato che siano state costruite al tempo di Artaserse II. Questa parte comprende una casa con due sale e una sala ipostila. A ovest ci sono due abitazioni non dissimili dai templi elamiti.

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A nord si erge una grande sala ipostila simile a quella di Persepoli, nella quale è collocata un’iscrizione che racconta come Artaserse II ricostruì l’Apadana dopo che essa fu distrutta da un incendio. La sala interna aveva 36 colonne poggianti su piedistalli quadrati. Sui tre lati della sala affacciavano altrettanti portici sostenuti da 12 colonne. Nell’insieme essa misurava 112 metri (come l’Apadana di Persepoli). Il palazzo venne distrutto all’epoca delle ribellione di Molon, satrapo di Susa, nel 220. Roland de Mecquenem scoprì un altro palazzo a Susa che venne riutilizzato nel periodo partico. Il terzo palazzo fu eretto da Artaserse II nella pianura, a ovest della rocca, ed aveva una sala di 34,5 metri per 37 il cui soffitto era sorretto da 64 colonne di legno poggianti su piedistalli di pietra. Su tre lati c’erano tre portici disuguali, non corrispondenti l’uno con l’altro, appoggiati alle stanze ed alle abitazioni reali.

Nella parte occidentale, in questa stessa epoca cominciò ad essere operativa la cosiddetta “citta degli artisti”. Qui Ghirshman ha portato alla luce i resti stratificati di un villaggio persiano.