Lug 12, 2022 09:18 CET

Cari amici, vi presento un altro appuntamento con l'arte iraniana, dai tempi della grande Persia fino ad oggi. In ogni puntata cercheremo di raccontare ed approfondire la storia dell'arte iranica.

In questo programma parleremo dell'arte dei seleucidi e parti.

Da quando si è diffusa l’abitudine di battere moneta, gli specialisti, in particolare in Iran, hanno sempre classificato la numismatica un’arte minore. Per quanto riguardo la numismatica arsacide, bisogna dire che le prime monete erano imitazioni di quelle greche, battute con iscrizioni in caratteri greci. È solo durante il regno di Fraate II che cominciarono a cambiare sia la forma che il tipo di scrittura, divenendo completamente arsacidi. L’alfabeto greco fu rimpiazzato da uno semitico. Nel pieno della dinastia arsacide, la lingua pahlavi divenne lingua ufficiale d’Iran; si tratta di un dialetto iranico derivato dalla lingua avestica e la sua comparsa ha coinciso con l’abbandono dell’alfabeto aramaico che era usato allora sulle monete. In questo periodo, le monete arsacidi persero tutte le caratteristiche ellenizzanti che avevano ancora mantenuto, e cominciarono a venire battute in argento. In questo periodo sono state battute pochissime monete d’oro e di queste ce ne sono giunte non più di due o tre esemplari. Verso la fine del periodo arsacide, il disegno sulle monete diventò molto semplice, quasi stilizzato, trasformandosi in una serie di punti e linee, difficilmente distinguibili. Ed è per questo che più tardi, in epoca sasanide, fa la sua ricomparsa il disegno in rilievo.

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La più antica moneta arsacide è attribuita a Mitridate I, e vi è impressa l’immagine di una testa senza barba, altèra e coraggiosa, naso aquilino, sopracciglia sporgenti e occhi più grandi del normale, labbra curve e mento volitivo. Sulla testa si vede un copricapo morbido in feltro o pelle, con la punta piegata in avanti e due strascichi lasciati cadere sulle spalle, uno avanti e uno indietro. Il copricapo è simile a quello dei Saka, raffigurato nelle immagini achemenidi, e presenta anche alcune similitudini con quello dei Medi. Sull’altra faccia della moneta è raffigurato, in modo molto più stilizzato, un uomo seduto, vestito alla maniera meda e dotato di arco; da ambo i lati dell’uomo vi sono scritte in caratteri greci. Probabilmente si tratta dell’immagine di Arsace I, fondatore della dinastia, e figura simbolica per gli Arsacidi.

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Le monete di Mitridate I presentano disegni assai realistici. Il naturalismo arsacide provocò un cambiamento nella stessa direzione anche nelle monete greco-seleucidi, che tuttavia si orientarono verso un naturalismo più contenuto. La maggior parte delle monete arsacidi giunte fino a noi appartengono all’epoca di Mitridate II (124-88 a.C. circa), cioè il grande sovrano che portò l’impero al suo apice. Le monete raffigurano Mitridate di profilo, con una lunga barba e un lungo copricapo ornato da file di perle e pietre preziose, disposte sul cappello come stelle. Più che le stelle, però, è la ninfea l’elemento artistico mutuato nell’arte arsacide dagli achemenidi. Da questo momento in poi, questo cappello sarà il segno distintivo degli Arsacidi, e sarà rappresentato sulle monete battute dalla maggior parte dei sovrani della dinastia e indossato anche dai governatori locali e dai satrapi, anch’essi rappresentati sulle monete. Sull’altra faccia della moneta, c’è più o meno la medesima immagine simbolica di Arsace sui cui quattro lati appare questa frase: “Io, Arsace, re dei re, giusto, benevolo e amico della Grecia”. Dopo questo periodo il disegno delle monete comincia gradualmente a semplificarsi. Alcune di queste monete, tuttavia, sono ispirate a principi estetici particolari, e continuano la propria evoluzione, come una moneta del tempo di Faarte II, in cui il re è ritratto assiso sul trono con un’aquila in mano e il viso rivolto a sinistra, mentre impugna lo scettro regale con l’altra mano. Dietro al sovrano, c’è una donna in abiti greci, in piedi, che viene identificata per il suo lungo scettro e la corona in una dea di una città greca, ritratta mentre pone sul capo del sovrano una ghirlanda. Su altre monete di Faarte e di altri re e governatori arsacidi sono rappresentate scene di importanti avvenimenti del periodo. Altre monete, questa volta dell’epoca di Faarte III, raffigurano frontalmente il volto del sovrano. Si tratta, in questi casi, di evoluzioni del disegno numismatico che, sebbene non presenti su monete di altri re, si ritrovano nei bassorilievi e nelle statue.