Le buone abitudini (3)
Amici, anche questa settimana vi presentiamo un altra parte del nostro programma dedicato alle sane e buone abitudini che ci aiutano a raggiungere una vita sociale e individuale sana ed equilibrata. Un traguardo fondamentale da raggiungere che è anche il tema centrale del nostro speciale
Amici, proseguendo con il nostro programma oggi vorremmo parlare di una delle abitudini più frequenti in tutte le culture e società, confrontarsi e paragonarsi con gli altri.
Il Nobile Profeta dell’Islam a questo riguarda dice: “Mai guardate cosa hanno tra le mani gli altri, poiché vi causerà una vita di lunga tristezza aumentandovi il rammarico e rendo piccoli ai vostri occhi le enormi benedizioni che vi ha concesso il Signore, Gloria a Lui l’Altissimo”. Il messaggio che possiamo percepire da questa berevissima perla di saggezza è che confrontando l'nteriore della nostravita, con i suoi dolori e piaceri, alla apparenza della vita altrui ci distruggeremo il presente e il futuro dimenticandoci dei meravigliosi doni che ci ha concesso generosamente Iddio il Misericordioso. Detto ciò è doveroso ricordare che confrontarsi con gli altri è una tendenza naturale, che tutti noi, in quanto esseri umani, abbiamo. Tale confronto può essere assolutamente neutrale, come quando si limita a valutare le somiglianze e le differenze e può risultare essenziale per il ragionamento intelligente. E’ inoltre produttivo quando ci sentiamo ispirati ad seguire come l’esempio alcuni aspetti di altri che ci hanno colpito e quindi quando ciò ci spinge a migliorarci.
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Secondo lo psicologo e sociologo Leon Festinger l’essere umano ha sviluppato la tendenza a confrontarsi con l’altro per il bisogno di verificare le sue opinioni e competenze, in assenza di strumenti di misurazione naturali o fisici. È un sistema usato per ottenere la misura del nostro vivere all’interno della società. ma vediamo dove e come questo confrontarsi con gli altri diventa una trappola. Seppur innato e utile, confrontarsi con gli altri diventa disfunzionale quando produce sentimenti quali invidia o gelosia oppure quando ci porta a giudicarci migliori o peggiori degli altri. Fin da piccoli, durante le scuole o nello sport i bambini vengono messi a confronto fra di loro. Viviamo in una società competitiva in cui la persona non vale per quello che è, ma in relazione agli altri. In questo contesto il confronto è diventato lo strumento attraverso il quale cerchiamo il nostro valore fuori da noi stessi e non in noi stessi. Paragonarci agli altri allora rischia di attivare in noi emozioni spiacevoli e di diventare il sistema di misura delle nostre presunte mancanze, assumendo la funzione negativa di autodistruzione piuttosto che quella positiva di motivarci al miglioramento. Quando cadiamo in questa trappola il confronto ci opprime e ci rende infelici. Tutto questo, soprattutto negli ultimi anni con l’avvento e la crescita esponenziale dei social network, si è ulteriormente potenziato, portando sul piatto del confronto non più i nostri simili, ma addirittura modelli di paragone sempre più irraggiungibili.
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