Islam, la mia scelta (127): Jeoffry Long
Nell’Islam la preghiera è il pilastro della religione ed un'efficace mezzo per avvicinarsi a Dio. La preghiera è atto di sottomissione al Signore Eccelso, accompagnato da lode e riconoscenza per la Sua immensa grazia; è seguire i passi del sommo Profeta (S) e dei purissimi Imam (as). Questo sacro atto di adorazione è un efficace mezzo per comunicare con Dio e chiederGli guida, aiuto e protezione. Con la preghiera è possibile manifestare la fede nascosta nel cuore e assicurarsi il Paradiso.
La preghiera protegge dalle turpitudini e dal peccato, avvicina a Dio ogni timorato ed eleva ogni puro credente. Purifica l’anima dal peccato come fa un limpido ruscello con il corpo: pregare cinque volte al giorno è come lavarsi cinque volte in acqua pura. Dio raccomanda a Gesú di eseguire sempre, fino alla fine dei suoi giorni, la preghiera, e lo stesso fa con gli altri profeti. La preghiera è l’essenza dell’Islam, la migliore azione ordinata dalla legge islamica. Amici, in questa puntata, ascolteremo insieme a voi la storia del ritorno all’Islam del dottor Jeoffry Long dagli Usa.
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Il dottor Jeoffry Long è un docente di matematica presso l'università del Kansas negli Stati Uniti. Lui è nato in una famiglia protestante. Il signor Long, racconta da lui stesso, a 18 anni perse la fede in Dio. Però un giorno uno dei suoi studenti musulmani gli regalò una copia del Corano, il sacro libro dei musulmani. Un regalo che cambiò radicalmente la sua vita. Così lui, molto curioso di conoscere il contenuto della sacra scrittura dei musulmani cominciò a leggere il sublime Corano e a studiare l'Islam. Jeoffry, dopo tre anni di ricerca e studio sull'Islam, alla fine prese la sua decisione ed abbracciò la fede islamica. Lui prosegue così la storia del suo ritorno all'Islam: "Non dimenticherò mai il giorno in cui recitai la Shahada(la testimonianza islamica) e divenni musulmano. Alcuni dei miei studenti musulmani mi avevano anche accompagnato in moschea. Avevo una sensazione straordinaria. Lo stesso giorno l'imam della moschea mi diede una Guida per fare la salat(preghiera islamica). Quando uscimmo dalla moschea, I miei studenti, prima di lasciarmi, mi consigliarono di imparare pian piano le pratiche religiose dell'Islam, in particolare quella della Salat. Loro poi mi salutarono e tornarono in moschea. Il loro consiglio suscitò molto la mia curiosità e allo stesso tempo mi mise anche in ansia. Mi chiesi se la Salat fosse così difficile da non poter impararla così facilmente. Arrivato a casa iniziai subito a leggere la Guida che mi aveva dato l'imam della moschea. Le parole e le preghiere della Salat si pronunciavano in arabo ed io non sapendo l'arabo dovevo metterci molto tempo a memorizzarle ed a impararne il significato in inglese. Studiai quel manuale per ore e ore. Divenne buio. Mi sentivo ormai pronto per fare la mia prima salat. Prima di eseguirla però, come primo passo feci wudu (l’abluzione) per la Preghiera purificandomi così il corpo e l'anima."
Musica
"Tornai nella mia stanza. Chiusi a chiave la porta e tirai le tende per non essere visto da fuori. Ad essere sincero, mi vergognavo di essere visto dai vicini. Poi mi rivolsi stando in posizione eretta verso la Qiblah(direzione della Ka'aba alla Mecca). Iniziai la preghiera pronunciando Takbir, Allahu Akbar (Allah è il più grande). Ancora ero preoccupato. Temevo che qualcuno mi guardasse di nascosto. Recitai difficilmente e a bassa voce la prima sura del Corano, Al-Fatiha ed un'altra breve sura del Corano in un arabo incompresibile anche per gli stessi arabi. Concluse le recitazioni del Corano feci il Ruku'(inchino), e cioe' piegare il tronco poggiando le mani sulle ginocchia. Era la prima volta che mi inchinavo davanti a qualcuno. Mi vergognavo tanto. Ero contento che nessuno potesse vedermi in questa posizione. Dopo aver recitato
"Subhana rabbiya al Azhim", cioè Sia gloria a Te, o mio grande Signore! dovevo andare in prostrazione cioe Sujud. Il mio cuore batteva forte. Per qualche secondo guardai con ansia e incertezza il luogo della prostrazione. Mi era molto difficile prosternarmi con la testa a terra. All'inizio non riuscivo a convincermi a sedermi sulla terra e porre le mani e la faccia a terra. Facendo alla fine il sujud mi sentivo molto umiliato. Nella mia mente potevo sentire chiaramente le risate di scherno dei miei amici e parenti che puntandomi con il dito gridavano : "Povervo Jef, gli arabi a San Francisco gli hanno rubato il cervello". Alla fine chiedendo aiuto al Signore, mi feci coraggio e misi a stento la fronte per terra e recitai Subhana Rabbia l-‘a^la, (Sia gloria al mio Signore, l’Altissimo). Fino alla fine della salat cercai di concentrarmi solo sulle parole che pronunciavo e non permisi che i pensieri negativi mi distrassero l'attenzione. Avendo terminato la Salat con il Tashahud ed il Taslim provavo una forte vergogna per tutta quella sensazione di superbia contro la quale avevo combattuto durante la preghiera. Abbassando la testa per vergogna dissi al Signore: O Dio mio, perdonami per tutta quella mia stupidità e superbia. Io sono appena partito verso di Te e ho ancora una lunga strada da percorrere”. Appena pronunciai queste parole dentro di me provai una sensazione molto straordinaria, un sentimento indescrivibile come un freddo dolce che penetrava man mano nel mio cuore conquistando tutta la mia anima. Era come un tsunami che colpì la mia coscenza e tutti i miei sensi e affetti. Era la misericodia del Signore. Spontaneamente scoppiai a piangere ad alta voce. Versando più lacrime mi sentivo più calmo e sereno. Era come se la mia anima fosse aperta come un fiume. Mi stavo liberando da tutti i timori e dubbi che mi turbavano. Fu proprio in quel momento che mi resi conto quanto avessi bisogno del Signore e di parlare con Lui “, conclude il neo-musulmano americano Il dottor Jeoffry Long.