La corsa energetica dell'Egitto non s'arresta
Il boom petrolifero e non solo della terra dei Faraoni non conosce soste.
Dopo lo sfruttamento dei nuovi pozzi di Zhor, considerati i giacimenti di gas più estesi del Mediterraneo, e gli accordi commerciali con Giordania e Iraq per la cooperazione energetica, el Cairo stipula due contratti per la ristrutturazione dell'impianto di Assiut. La raffineria situata nell'area dell'Alto Egitto (ovvero nella parte meridionale del Paese, compresa tra le località di Luxor e Assuan) risplenderà di nuova luce e, soprattutto, sarà capace di aumentare significativamente la propria capacità produttiva contribuendo ulteriormente a fare dell'Egitto un key player nello scacchiere energetico mondiale. L'accordo siglato nella Capitale Egiziana segue quello firmato l'anno scorso (nel luglio 2015) dalla società italiana Technip che ha sottoscritto due contratti finalizzati all'ammodernamento di altri due impianti: uno situato sempre nell'area di Assiut (e siglato con le società egiziane Assiut Oil Refining Company e Egyptian General Petroleum Corporation); ed un altro localizzato nell'area di Alessandria d'Egitto e firmato con la Middle East Oil Refinery. L'accordo, sottoscritto nelle scorse ore dal ministero del Petrolio del Cairo con le società Axens (francese) e WorleyParsons (australiana), è del valore di circa 1.8 miliardi di dollari e, una volta ultimati i lavori, farà sì che la struttura egiziana riuscirà a lavorare 1,4 milioni di tonnellate di cherosene, 105 mila tonnellate di butano, 75 mila tonnellate di zolfo e 389 mila tonnellate di nafta l'anno. L'intesa prevede che la società francese si occuperà del design industriale, mentre l'azienda australiana sarà responsabile del rinnovamento dell'impianto di isomerizzazione presente nella struttura nord africana.