Donne in Occidente(1)
La storia dei diritti e della libertà della donna è uno degli argomenti più in voga e maggiormente discussi degli ultimi anni nei paesi occidentali.
La condizione femminile è uno dei temi strumentalizzati dall’Occidente per accusare l’Islam di disconoscere i diritti della donna,la sua libertà, la sua dignità, tutto mentre nei paesi occidentali le donne sono vittime delle violenze e di disuguaglianza. In questa nuova rubrica esamineremo il fenomeno del femminisimo e la reale condizione femminile in Occidente, restate con noi!
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Nelle civiltà tribali e barbariche, la donna era considerata come una bestia subumana o come un oggetto per soddisfare gli istinti sessuali dell’uomo; le erano affidati soltanto compiti infimi e di nessuna importanza; era una schiava che viveva solo per essere sfruttata dall’uomo e soddisfare tutte le sue richieste, non era viva per godersi la vita o per esercitare i diritti e privilegi umani.
Nelle società successive, semi-barbariche o semi-civilizzate, la Donna continuò ad essere oggetto di dibattito, e opinioni differenti furono espresse riguardo alla condizione femminile:
• La donna è un’abominevole creazione del diavolo;
• Non possiede un’anima, né godrà di vita eterna;
• Le azioni della donna non sono accette da Dio;
• Essendo uno strumento di seduzione diabolica, deve essere torturata nel fisico;
• La morte, il veleno, il fuoco, i serpenti, sono rispetto a lei, un pericolo minore;
• Le neonate dovrebbero essere sepolte vive per esecrare la cattiva sorte;
• La donna è un essere umano, ma è stata creata soltanto per servire l’uomo.
Questi ed altri punti di vista simili sono stati espressi dagli antichi Romani, Ateniesi, Arabi e Franchi.
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Secondo gli storici nel mondo medievale la condizione della donna non cambiò tanto. La donna venivano considerate ancora un essere inferiore, cosa che era confermata e ribadita dalla Chiesa. Nel diritto canonico infatti, se fino a S. Tommaso la donna era stata "cosa necessaria all'uomo", con i Padri della Chiesa, essa divenne "la porta dell'Inferno". Esse non potevano votare, studiare, tenere pubbliche funzioni… Fin dal suo ingresso nel mondo, la donna tardo medievale partiva svantaggiata. La nascita di una bambina era vista come una disgrazia, e provocava nei padri l'angoscia per la dote, che le avrebbero dovuto fornire. Accolta male, nutrita male e vestita peggio dei suoi fratelli, la sua vita era vista come votata a due sole attività: le cure casalinghe e la procreazione. L'educazione femminile era quasi totalmente trascurata e le ragazze vivevano sempre chiuse in casa.
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Si cercava di non lasciare mai del tempo libero alle ragazze, poiché l'ozio era ritenuto un cattivo consigliere. Apparentemente timida e riservata, la ragazza medievale viveva tutta la sua vita in sudditanza, e questo valeva per qualsiasi ceto di appartenenza. E' certo che alcune donne più forti riuscivano a liberarsi, ma in generale la vita che conducevano era assai misera.
Giunte all'età giusta, se non erano inviate in convento, le ragazze venivano date in sposa ad un uomo prescelto dal loro genitore. Una volta sposate, uscivano dalla tutela paterna per passare a quella del coniuge e si spostavano a casa con il marito. Le più fortunate divenivano le padrone del focolare domestico, ma nella maggior parte dei casi si spostavano a casa dei suoceri, dove dovevano subire l'autorità della nuova famiglia, e dove potevano essere sorvegliate in assenza del marito.
Alla morte del marito, salvo uno specifico testamento, le donne dovevano lasciare la casa e tornare a casa del padre. Dagli atti giuridici del tempo, risulta che a volte i figli obbligavano la madre a compilare un inventario delle cose portate via! Questi erano comunque dei casi limite, infatti la maggior parte delle volte, i mariti lasciavano alle loro mogli l'usufrutto della casa in cui queste potevano dirigere la famiglia, fino alla maggiore età dei figli maschi.
La vita pubblica delle donne medievali era assai limitata. Alle donne era vietato esprimersi in pubblico, tanto che, anche nelle cause legali, queste dovevano farsi rappresentare da un uomo, ossia dal padre, dal marito o dal parente maschio più vicino. Come abbiamo detto, le ragazze che non venivano date in moglie a nessuno, se non erano messe a servizio, venivano mandate nei conventi. Queste vocazioni forzate, spesso non erano gradite dalle giovani donne. Bisogna però dire che la clausura ha rappresentato, per lungo tempo, l'unica possibilità, per una donna, di accedere alla cultura. I conventi servivano anche da ricovero per le donne bisognose. A partire dagli inizi del XIII secolo, comparvero molte fondazioni di ordini e di monasteri per donne. Queste comunità femminili di religiose vivevano soprattutto grazie ai compensi ricavati dall'artigianato e dalla cura dei malati.