Lug 08, 2018 10:02 CET
  • Fiabe persiane (89): la storia di piccolo piccolo (II)

C'era qualcuno, non c'era qualcun'altro, oltre al buon Dio non c'era essun altro.

Nella puntata precedente abbiamo narrato la prima parte della storia di « piccolo piccolo » una sorta di gnomo che accolse nella sua caverna una donna che era stata cacciata di casa dal marito per povertà. La donna iniziò a fare da « mamma » a « piccolo piccolo » che praticava l’allevamento del bestiame. Un giorno però la donna decise di tornare alla sua capanna per vedere come stavano i suoi figli.  Ma ora ecco il resto della fiaba…

***

La donna prese con se un grosso pezzo di carne e s’incamminò. Quando raggiunse la loro capanna vide che la porta era ancora chiusa. Salì sul tetto e vide attraverso una fessura che suo marito ed i suoi figli era ormai stremati dalla fame al punto di essere vicini alla morte. La carne della loro mucca era terminata da tempo e la donna, osservando, vide che il suo figlio minore alzò le mani al cielo e disse : « O Signore, dammi il mio pane quotidiano ». La donna stacco un pezzo dalla carne che aveva e la buttò giù al figlio minore. Quando questo ricevette la carne, anche il secondo figlio fece la stessa richiesta e la mamma gettò anche a lui un pezzo di carne. Alla fine anche il terzo figlio chiese il suo pane quotidiano e la mamma gli gettò dal soffitto l’ultimo pezzo di pane che aveva ; a quel punto anche il marito chiese del cibo a Dio ma la donna gli gettò una tegola del soffitto. Il marito ripetè la sua preghiera ed anche questa volta gli cadde una tegola in testa. Questa volta però guardò su e vide sua moglie. Corse ad aprire la porta e la accolse pentito ma sua moglie lo rimproverò per averla lasciata fuori e poi lo perdonò.

***

La donna raccontò ai figli della sua nuova sistemazione e convinse il marito a seguirla con il resto della famiglia nella caverna.

La sua famiglia accettò e così si diressero verso la caverna di « piccolo piccolo ». Quando la sera il piccolo gnomo tornò la donna gli chiese di accogliere nella sua caverna anche gli altri membri della sua famiglia. « Piccolo piccolo » accettò con piacere e diede il benvenuto ai suoi ospiti e disse che d’ora in poi la donna ed il marito sarebbero stati come i suoi genitori e che i figli della coppia sarebbero stati come i suoi fratelli.

E così la strana famiglia viveva felice nella caverna ed i giorni « piccolo piccolo », suo padre ed i fratelli praticavano insieme l’attività di pastori.

Dopo un periodo però, « piccolo piccolo » chiese a suo padre di chiedere per lui la mano della principessa della loro terra.

Il nuovo padre di « piccolo piccolo » pensò che lui non aveva vestiti decenti per presentarsi a corte e che il re non avrebbe mai dato in sposa la sua bella figlia ad un giovane alto quanto un pettine. Alla fine però decise di non deludere il figlio adottivo e così si vestì e si incamminò verso la città. Quando chiedeva dove fosse il palazzo reale la gente lo prendeva in giro e si metteva a ridere ma lui continuava senza sosta.

Alla fine l’uomo giunse a corte. I soldati vollero fargli del male ma il re che voleva rispettare, ad ogni modo, chiunque chiedesse la mano della figlia, ordinò di lasciarlo stare e di farlo parlare.

Il re, tra l’altro, aveva deciso di divertirsi e di far ridere un pò i cortigiani. E fu così che il re disse all’uomo che se voleva la mano di sua figlia doveva mettere in fila dalla sua casa fino al palazzo del re dei cammelli dal ginocchio nero che abbiano come carico oro ed argento.

L’uomo tornò in fretta e furia da « piccolo piccolo » e gli spiegò la condizione citata dal re.

« Piccolo piccolo » preparò subito i cammelli dal ginocchio nero e li caricò con oro ed argento. Dopo questo « piccolo piccolo », il padre ed i suoi fratelli misero in fila i cammelli per arrivare fino alla corte del re. A questo punto il sovrano ed i cortigiani rimasero allibiti chiedendosi come aveva fatto quell’umile uomo a mettere insieme tutta quella ricchezza.

***

Amici se Dio vorrà vi racconteremo la prossima puntata il seguito della fiaba. Per ora vi salutiamo con la solita formula :  

siamo saliti e c’era cielo e la nostra fiaba era vera, siamo scesi e c’era acqua e la nostra fiaba era menzogna. Fino alla prossima fiaba, che Dio vi protegga!

 

Tag