Lug 25, 2018 14:24 CET
  • Iraniani Famosi (34): Letteratura persiana neo-classica

Oggi il nostro discorso e’ incentrato ancora una volta sulla letteratura persiana neo-classica.

La letteratura persiana, o meglio neo-persiana, nasce a partire dall'incontro/confronto con la cultura linguistica e letteraria degli Arabi conquistatori, che abbatterono l'Impero sasanide a metà del secolo VII.
Questo evento traumatico portò a grandi trasformazioni sia nella lingua (introduzione dell'alfabeto arabo) che nella letteratura (introduzione di generi e metri poetici arabi). La letteratura precedente in pahlavi, o medio-persiano, continuerà essenzialmente come espressione degli ambienti zoroastriani fino al X secolo e oltre. Ma l'arabo soppianterà il medio-persiano come lingua delle scienze religiose, naturali e filosofiche.
Già alla fine dell'VIII secolo tuttavia abbiamo i primi documenti di una lingua neo-persiana, ampiamente arabizzata nel lessico e scritta in alfabeto arabo modificato, che lentamente diviene anche lingua letteraria, soprattutto a partire dalla prima grande scuola dei poeti della corte samanide di Bukhara (X secolo). A quell'epoca in territori iranici si può dire che gli intellettuali usassero l'arabo per trattare argomenti scientifici e religiosi e il neo-persiano per la poesia e la storiografia. Dal periodo selgiuchide in poi la letteratura neo-persiana si diffonde dalla culla centro-asiatica al resto dei territori iranici occidentali e, in seguito, grazie anche all'immenso prestigio acquistato dai suoi autori, innumerevoli cultori di questa letteratura si troveranno in un'area vastissima, dalla Istanbul ottomana sino alla Delhi dei Moghul.

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Il persiano, appartenente al complesso delle lingue iraniche, è una lingua indoeuropea e la sua evoluzione può essere suddivisa in tre fasi:

  1. fase antica: antico persiano delle iscrizioni, scritto in caratteri di tipo cuneiforme, e avestico dell'Avesta
  2. fase media: medio persiano, 300 a.C.-900 d.C., distinto in pahlavi partico o pahlavik, e pahlavi sasanide o parsik, scritto con alfabeti di derivazione aramaica
  3. fase recente: neopersiano o pārsi: dal sec.IX ad oggi, con lessico largamente arabizzato e scritto con l'alfabeto arabo modificato

Il neopersiano è lingua ufficiale in Iran (farsi), Afghanistan (dari) e Tagikistan (tajiki, scritto in caratteri cirillici). Esso appartiene alla famiglia delle lingue iraniche, sottogruppo delle lingue indo-europee, insieme al pashtu (l'altra lingua ufficiale dell'Afghanistan), il curdo (parlato nelle regioni curde di Iraq, Iran, Turchia, Siria e territori caucasici dell'ex-Unione Sovietica, scritto in vari alfabeti), il baluchi (parlato nel Baluchistan, regione che si estende dall'Iran del sud-est al Pakistan meridionale fino alla frontiera afghana), l'osseto, lingua ufficiale dell'Ossezia del Nord inserita nella Federazione Russa, e della Repubblica dell'Ossezia del Sud, recentemente autoproclamatasi Stato indipendente. Come lingua letteraria ha conosciuto una vastissima fortuna anche fuori dei territori persofoni, divenendo sin dal tardo medioevo occidentale lingua colta o seconda lingua di scrittori turchi dall'Asia Centrale (alle corti di Herat, Bukhara, Samarcanda) fino alla Istanbul ottomana e, più a est, in India, ove è stata ampiamente coltivata dall'XI sec. in poi sino all'epoca dei Moghul di Delhi e oltre. Inoltre è stato per secoli fino al tardo medioevo la lingua franca dei mercanti che operavano in Asia Centrale e sulle rotte commerciali tra la Cina e il Mediterraneo.