Iraniani Famosi (41): Aṭṭār Nīshāpūrī, grande poeta mistico persiano (p.3)
Oggi andiamo avanti con la presentazione di uno dei grandi poeti mistici persiani, il celebre Attar di Neishabur.
Abbiamo detto che Farīd al-Dīn ʿAṭṭār, per esteso Farīd al-Dīn Abū Ḥāmid Muḥammad ibn Ibrāhīm ʿAṭṭār Nīshāpūrī e uno dei più grandi poeti della letteratura persiana e che insieme a Sanai e Rumi forma la triade dei poeti mistici della tradizione neo-persiana.
Abbiamo anche detto però che Attar fu colui che insieme a Sanai influenzò Rumì nelle sue concezioni del sufismo.
Per completare la sua presentazione vi leggiamo un’altra delle sue parabole di atmosfera spirituale e mistica.
Un giorno un vecchio che versava nell'indigenza andò a trovare Fazl-Rabbi per parlare di un suo problema. Essendo stanco e nervoso il vegliardo ferì il piede di Fazl-Rabbi con la punta ferrata del suo bastone. Mentre ascoltava attentamente quanto il vecchio aveva da dirgli, Fazl-Rabbi non disse parola, pur impallidendo e poi arrossendosi in viso per il dolore che la punta ancora infitta nel piede gli procurava. Poi, quando il vecchio ebbe finito di parlare dei fatti suoi, prese il foglio che l'altro gli porgeva e vi appose la propria firma. Quando il vecchio se ne fu andato tutto contento perché la sua domanda era stata accolta, Fazl-Rabbi si permise di lasciarsi andare. Uno dei nobili del suo seguito disse: "Signor mio, ve ne stavate seduto, col sangue che scorreva dal piede, mentre quel vecchio ve lo trafiggeva con la punta di ferro del suo bastone e voi non dicevate nulla, assolutamente nulla". Fazl-Rabbi rispose: "Non mostrai alcun segno di dolore perché temevo che il vecchio, desolato e confuso, se ne andasse e così rinunziasse a chiedere il mio aiuto. Come potevo io arrecare altra pena ad uno già tanto povero?". Sii un vero uomo: impara ad essere nobile nell'azione e nel pensiero come lo fu Fazl-Rabbi.
E’ sua inoltre questa frase:
Ogni figlio di Adamo che muore se ne va con tre rimpianti: con il rimpianto di non essersi saziato dei beni del mondo; con il rimpianto di non aver trovato mai soddisfazione ai desideri del proprio cuore; con il rimpianto di non aver mai preparato sufficienti provviste per il viaggio verso l'Altro Mondo.
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Ed ora vi proponiamo una sua riflessione tratta dal famoso Manteq al Tair, il Verbo degli Uccelli:
“Ma che valgono le parole? Tu sfuggi a ogni descrizione! Che mai posso osare non avendo conoscenza? O cuore,se desideri cercare,incamminati lungo la via, guarda innanzi e indietro,divieni cosciente! Osserva i viandanti che giunsero a corte, sostenendosi l’uno all’altro.
Ogni atomo trova una porta diversa, una via particolare che a Lui conduce. Ma come puoi sapere quale strada percorrerai,da quale direzione entrerai in quella corte? Quando segretamente Lo cerchi, Egli si palesa; quando Lo cerchi apertamente, Egli si cela. Così se andrai alla ricerca di Lui, Egli rimarrà celato; se invece Lo cercherai in segreto, Egli si renderà manifesto. E in qualunque modo Lo cercherai, Egli sfuggirà comunque, essendo inafferrabile.
Oh tu che nulla hai voluto perdere,non cercare! Egli non è quel che tu credi, e allora taci una buona volta! Ogni tua parola, ogni tua conoscenza si riferisce a te soltanto -e però conosciti meglio- non a Lui!
………Ma non osare analogie, o tu che vuoi conoscere Iddio, perché un azione indescrivibile non le tollera. La sua gloria sconvolse la mente e il cuore di coloro che ti precedettero, lasciandoli attoniti a mordersi le dita. Contemplando la sua perfezione,lo spirito e l ‘intelletto annichilirono: l’uno si scompose e l’altro si confuse. Né i profeti, né gli inviati riuscirono a cogliere un solo atomo del tutto e alla fine, dichiarandosi impotenti, chinarono il capo e ammisero:” Non Ti conosciamo”.
Ma chi sono io per poter aspirare a conoscerLo? Può farlo solamente chi stabisca con Lui un rapporto totale.
…………..Scompari a te stesso, giacché questo richiede l’unione! Perditi in Lui,giacché tutto il resto non è che delirio. Entra nell’Uno, da “due” trasformati in Uno! Sii un cuore, un volto, una direzione.”