Iraniani Famosi (56): Nezamì Ganjeì (p.2)
Oggi iniziamo la presentazione di un altro grandissimo poeta persiano, oggi rivendicato dall’Azerbiajian, ma che chiaramente e’ uno dei più grandi poeti dell’età classica del nostro paese. Stiamo parlano di Nezamì Ganjeì.
Cosa troverai di meglio al mondo della fiamma dell’amore?
Ciò senza cui mai alcun fiore sorrise, e mai pianse alcuna nube
Se penserai con l’occhio del cuore
vedrai il Creato costruito sull’amore
se fosse rimasta lontana dall’amore del cielo
come sarebbe stata fiorente la terra?
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Neẓāmi-ye Ganjavī, e’ il nome abbreviato di Nizām al-Dīn Abū Muḥammad Ilyās ibn Yūsuf ibn Zakī ibn Muʿayyid, grandissimo poeta persiano del 12esimo secolo cristiano. Non si hanno notizie certe sulla sua nascita ma dalle sue poesie si può ipotizzare che sia nato nello spazio tra il 1135 ed il 1145 nella località di Ganjè, allora capoluogo della Persia. Nezamì visse per circa 70 anni a Ganjè per poi spegnersi nei dintorni del 1209 d.C.
La sua tomba si trasformò presto in un mausoleo ancora oggi visitato da tantissime persone.
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Come abbiamo spiegato, Nezamì e’ l’autore di un celeberrimo Quintetto (Khamsè) di poemi; precisamente sono Mathnavì ovvero poemi in rima baciata.
Il primo di questi e’ il Makhzan al-Asrar (Emporio dei Segreti), dove il poeta espone le sue idee gnostiche e religiose e in pratica cerca di descrivere la sua città ideale. In parte quest’opera e’ stata realizzata nella giovinezza dal poeta per poi essere completata dopo la piena maturità; e’ chiaro che per questa ragione storica il libro lascia anche trasparire pensieri eterogenei del Nezamì.
Dopo aver ricercato la perfezione nella vita con il suo Makhzan al-Asrar, ecco che Nezamì realizza i suoi due poemi più famosi ovvero quelli amorosi-romantici: Khosrow-o-Shirin e Leili-o-Majnun.
Sono due storie d’amore avvincenti; in una di queste i due innamorati alla fine si raggiungono, in un’altra no. In entrambe però tutto si conclude con la morte dell’uomo e della donna che si amano.
In Khosrow-o-Shirin, dopo il matrimonio dei due, il re Khosrow viene assassinato dal figlio Shiruyè e così la storia termina con la morte dei due protagonisti di essa.
In Leili-o-Majnun, Nezamì racconta la storia dell’amore struggente dei due innamorati che non riusciranno mai a raggiungersi e che alla fine moriranno entrambi.
L’altro punto in comune di questi due poemi e’ che in entrambi la personalità principale del racconto e’ una donna e tutto ruota attorno alla sua personalità ed alle sue caratteristiche.
In pratica Nezamì, che nel suo Makhzan al-Asrar, ha enumerato le caratteristiche migliori per l’uomo, quì delinea due donne modello. Shirin, e’ la donna perfetta secondo la visione di Nezamì; una donna che muore senza aver commesso peccato, che e’ casta fino alla fine, per la cui lui scrive una commuovente poesia di lutto.
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Dopo i due poemi romantici, il quarto tesoro di Nezamì e’ il Haft Peikar (Le sette effigi), nella quale il poeta decide di entrare nel mondo dei sogni e dei desideri. Le vicende di questo libro sono narrate dalle mogli di Bahram Gur, un re sassanide realmente esistito. Secondo lo studioso iraniano Abdul Hussein Zarrin Kub, la maestria e l’estro di Nezamì raggiunge il massimo del suo splendore proprio in quest’opera.
L’ultimo tesoro di Nezamì e’ l’Eskandar Namè o Allesandreide, la vita di Alessandro Magno, come se le e’ immaginata questo grande poeta persiano. Bisogna fare attenzione al fatto che Nezamì presenta Alessandro Magno dal punto di vista orientale, e quindi l’Alessandro dell’Eskandar Namè non e’ solo un conquistatore ma anche una persona per cui l’etica ha un grande valore, un re che da retta ai saggi ed ai pii e che e’ religioso.