Iraniani Famosi (70): Imam Mohammad Ghazzalì o Algazelus (p.2)
Anche oggi si parla di uno dei più grandi scienziati e soprattutto filosofi della storia umana, ovvero di Imam Mohammad Ghazalì.
Gentili ascoltatori, nel corso della puntata precedente abbiamo parlato delle note biografiche approposito di Mohammad Ghazalì ed abbiamo appreso che viene considerato uno dei più grandi filosofi medievali del mondo islamico le cui opere vennero tradotte anche in Europa. Oggi proseguiamo il discorso sul contributo dato da questo “iraniano famoso” al sapere mondiale.
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Anche se la tradizione gliene attribuisce più di 400, al-Ghazālī in realtà scrisse 50 libri, trattanti diversi campi di studio (scienza, filosofia, sufismo ecc.). Il suo L'incoerenza dei filosofi (Tahāfut al-Falāsifaʰ) dell'XI secolo segnò una svolta nella epistemologia islamica, ove al-Ghazali sviluppò certi aspetti dello scetticismo filosofico che non sarebbe entrato nella filosofia occidentale se non con Cartesio, George Berkeley e David Hume. L'incontro con lo scetticismo portò al-Ghazālī ad abbracciare una forma di occasionalismo teologico, nel credere che tutti gli eventi e le interazioni causali non siano prodotte da circostanze materiali ma siano espressioni immediate e tangibili della volontà di Dio.
L'Incoerenza segnò anche un punto di svolta nella filosofia islamica con il violento rinnegamento di Aristotele e Platone. Il libro aveva come bersaglio polemico la falāsifah («filosofia», termine arabo dal trasparente etimo greco), coltivata dai filosofi musulmani dall'VIII all'XI secolo (i più famosi dei quali erano Al-Kindi, Avicenna e Al-Farabi) che si rifacevano agli antichi greci. Al-Ghazālī denunciò i filosofi greci come non-credenti ed etichettò coloro che utilizzavano la loro dottrina come corruttori della fede islamica salvo poi nell'introduzione a quest'opera i Maqāṣid al-falāsifah (Le intenzioni dei filosofi), espose senza accenno di confutazione le tesi dei filosofi tanto da circolare ampiamente già nella cultura latina del XII e XIII secolo di modo che paradossalmente al-Ghazālī venne annoverato tra i filosofi che aveva contestato.
I temi principali sviluppati in quest'opera erano: la negazione della teoria dell'eternità del mondo, l'affermazione della conoscenza da parte di Dio delle cose particolari non solo delle leggi generali del creato, la denuncia dell'incapacità dei filosofi di provare l'esistenza di Dio, la confutazione della tesi dei filosofi tendente ad assegnare a Dio il ruolo di costruttore del mondo, privato, però, nello stesso tempo degli attributi divini (l'idea del Demiurgo), l'inabilità dei filosofi a dimostrare sia l'unità di Dio, sia la spiritualità dell'anima, quest'ultima esistente in modo indipendente dal corpo.
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Nel secolo successivo, Averroè scrisse una lunga refutazione della Incoerenza chiamandola la Incoerenza della Incoerenza (Tahafut al-Tahafut), tuttavia il corso epistemologico del pensiero islamico era già marcato.
L'opera capitale di al-Ghazālī è Iḥyāʾ ʿulūm al-dīn (La rinascita o La rivivificazione delle scienze religiose), divisa in numerosi libri che configurano una vera e propria enciclopedia del sapere teologico nell'Islam medievale. Vi sono trattati, in modo sistematico e organicamente organizzato, la giurisprudenza (fiqh), la teologia (kalām) e la mistica ispirata al sufismo. Contiene quattro sezioni principali: un quarto (Rubʿ) è dedicato agli Atti di fede (Rubʿ al-ʿibādāt), un quarto alle Norme di vita quotidiana (Rubʿ al-'Adatāt), un quarto alle Strade della perdizione (Rubʿ al-Muhlikāt) e un ultimo quarto alle Strade della salvezza (Rubʿ al-'Munjiyāt). Nei secoli sono stati redatti numerosi commenti ai libri dell'Iḥyāʾ: «Se tutte le scienze islamiche dovessero scomparire, si potrebbero ricreare nuovamente dall'Iḥyāʾ ʿulūm al-dīn». Di quest'opera al-Ghazali scrisse un ampio riassunto in persiano con il titolo Alchimia della felicità (Kīmyā-ye saʿādat).