Ago 14, 2018 12:51 CET
  • Iraniani Famosi (72): Seyyed Alì Hamedanì

Anche oggi si parla di un personaggio tutto iraniano che altri paesi hanno voluto sottrarre alla nostra tradizione; uno dei più grandi gnostici della storia del nostro paese ovvero Seyyed Alì Hamedanì.

Mir Seyyed Alì Hamedanì, noto gnostico iraniano, e’ molto famoso nel sub-continente indiano per il ruolo che ebbe nella sua vita nella diffusione dell’Islam in questa regione del mondo.

La sua vita al servizio della gente in zone come il Kashmir ed il Tajikista gli valsero soprannomi come Soltan-ol-Arefin (Sultano degli gnostici), Ali Thani (Il secondo Alì) e Shah-e-Hamedan (Re di Hamedan). Alcuni lo avevano pure soprannominato Amir Kabir mentre oggi in Tajikistan e’ famoso col nome di Hazrat Amir Jan.

Fu uno dei più importanti capi della confraternita sufi dei Kebraviyèh ma il suo ruolo fu talmente importante che dopo la sua morte, i suoi allievi vennero soprannominati Hamedaniyèh, proprio in onore del maestro. Lo spostamento di Seyyed Alì Hamedanì e di alcuni suoi seguaci nel Kashmir nel 15esimo secolo cristiano, favorì secondo alcuni studiosi, la diffusione della confessione sciita in questa terra.

Ma il contributo di Seyyed Alì Hamedanì non fu limitato ad una questione di fede, dato che le sue opere in prosa e poesia veicolarono la cultura e la lingua persiana nel sub-continente indiano. Ancora oggi egli e’ ricordato dagli abitanti del Kashmir che hanno trasformato in un luogo di pellegrinaggio il Khanqah o monastero sufi dove lui viveva. La sua tomba invece si trova in Tajikistan che lo ritiene un personaggio suo ed uno dei motivi di gloria di questa nazione.

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Seyyed Alì Hamedanì nacque il 12 Ottobre 1314 a Hamedan, ad ovest dell’Iran; il pade, Amir Shahab-eddin Hassan ebne Seyyed Mohammad era un uomo credente e rispettato, governatore della città di Hamedan e discendente del terzo Imam degli sciiti, l’Imam Hussein (la pace sìa con lui).

Seyyed Alì iniziò gli studi elementari con lo zio Alaeddin, un personaggio noto per la sua religiosità; a 12 anni lo zio lo affidò a shaikh Abolbarakat Taghieddin Alì, che proseguì ad educare il giovane Seyyed Alì; presto il giovane iniziò anche a praticare il sufismo e a incamminarsi sulla via dell’avvicinamento al Signore. Dopo aver appreso da grandi maestri del suo tempo come Alaeddolè Semnanì, ben 30 dei noti capi religiosi del suo tempo firmarono una dichiarazione che gli affidava la missione di diffondere l’Islam al di fuori dei confini dell’allora Persia.

Fu da allora che gli viaggiò quasi in tutte le regioni del mondo allora conosciuto; nelle regioni romane, in Siria, in Turkistan, in Kashmir, in India e persino in Ceylon, allora chiamato Serendippo; tra i suoi viaggi anche svariati pellegrinaggi alla Mecca. Viaggiò per ben 21 anni senza mai fermarsi da nessuna parte e si dice che in questo periodo abbia incontrato 1400 gnostici e maestri di teologia e scienze islamiche. Tornò a Hamedan nel 1352 e dopo essersi sposato ripartì vent’anni dopo riprendendo i suoi viaggi.

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Purtroppo oggi mancano molte informazioni su Seyyed Alì Hamedanì, soprattutto sui tanti allievi che lui educò ma sicuramente il suo allievo più famoso e’ Noureddin Jaafar Badakhshì che scrisse ciò che aveva visto del maestro Seyyed Alì nell’opera Kholasat-ol-Manaqeb.

Altro suo allievo fu Khajè Es’haq Khatlanì, che divenne pure suo genero e lo accompagnò in molti viaggi aiutandolo nella sua opera di missionario. Anche Khajè Es’haq, nel giro di circa 50 anni, diede un contributo notevole alla diffusione del sapere religioso. Altro gnostico famoso, allevato da Seyyed Alì Hamedanì fu Seyyed Hossein Semnanì, di cui si narrano anche miracoli e che venne inviato più volte in Kashmir per presentare l’Islam agli abitanti di tale regione.

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Seyyed Alì Hamedanì raggiunse grande fama e rispetto nel corso della sua vita e veniva accolto ovunque si recasse; ancora oggi, nel Jammu e Kashmir, quando la gente celebra l’Ashura si ferma davanti a casa sua per ricordare il contributo che egli diede alla diffusione dell’Islam; altro fenomeno e’ il fatto che tante scuole e moschee, in queste regioni, portino il suo nome.

Sono tante anche le narrazioni su miracoli o azioni fuori dal comune, compiute da lui ma forse la questione ancor più miracolosa e’che le sue opere sono state tradotte dal persiano in urdu, pashtun, turco ed addirittura in francese. Le sue opere comprendono oltre 110 libri, trattati e raccolte di poesie.

Nel 1384 Seyyed Alì lasciò il Kashmir per un ennesimo pellegrinaggio alla Mecca e sul tragitto il governatore di una delle zone dell’odierno Tajikistan lo invitò a fermarsi per un pò e a pronunciare una serie di sermoni nel suo territorio; Seyyed Alì accettò ma poco dopo si ammalò e si spense nello stesso anno.

Si narra che abbia passato l’ultima notte della sua vita a dire Ya Allah (Oddio) e Ya Habib (O Amore) e di essere morto mentre pronunciava la frase Bismillahirrahmanirrahim ovvero “Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso”. La sua tomba in Tajikistan comprende oggi una stanza principale e 9 marginali, dove sono sepolti 10 membri della sua famiglia. Oggi i suoi discendenti sono ancora attivi nel settore delle scienze religiose e vivono a Hamedan in Iran, a Srinagar nel Kashmir e a Balkhab in Afghanistan.