Iraniani Famosi (89): Il periodo Timuride (p.4)
Oggi proseguiamo il disorso sul periodo Timuride ed il grande scienziato e studioso persiano Amir Alishir Navai’.
Come ricorderete dalle puntate precedenti, il periodo della dinastia dei Timuridi in Iran, e’ stato uno dei più fiorienti della storia della Persia, per via del forte sostegno che questa dinastia di origini mongoliche ha dato alla cultura ed alla scienza.
Abbiamo iniziato a parlarvi, nelle puntate precedenti, di Amir Alishir Navaì, primo ministro e gran visir di grande spessore del sultano Hussein Bayaqra.
Amir Alishir nacque nel 1441 a Herat, nell’allora Persia, in una famiglia di letterati; dopo aver condotto gli studi, raggiunse la posizione di gran visir ed in tale veste diede un contributo fortissimo alla civiltà dell’Iran.
Sotto la sua protezione, artisti e scienziati ebbero il più forte sostegno per il proprio lavoro e per questo la corte Timuride si trasformò presto in un potente centro culturale e scientifico.
Amir Alishir Navaì, però, fu infine costretto a dare le dimissioni per l’invidia dei cortigiani; concluse la sua carriera con il governatorato, di due anni, della regione di Estar Abad, dove si spense sedicesimo secolo cristiano.
Autore di oltre 30 opere in persiano e turco, i suoi scritti più famosi giunti fino ai giorni nostri sono le liriche, il Khamse, il poema Lesan al Tair, il saggio Majales an Nafaes, il Manshaat e la raccolta di poesie in persiano e turco.
Amir Alishir Navai viene considerato il padre della poesia Joghatai turca, per via soprattutto del suo Lesan al Tair, scritto in questa lingua imitando il Mantegh al Tair (il verbo degli uccelli) del poeta Attar di Neishabur.
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Soprannominato pure Zulesanein, Padrone di due lingue, dato che scriveva poesia in persiano e turco, Amir Alishir Navaì era l’asse della cultura e dell’arte nella città di Herat, centro del governo Timuride, anche perchè si affermò pure come architetto, pittore e musicista.
Nel periodo Timuride, il persiano era la lingua della letteratura e della poesia; l’arabo, invece, legato anche alla religione, era la lingua delle scienze sperimentali; nelle zone della transoxiana e nel Khorassan, invece, era anche parlata dalla gente la lingua turca detta Joghatai, alternativamente chiamata antico uzbeco, una lingua della famiglia di quelle turche.
Scrivendo poesie in questa lingua, Amir Alishir Navaì rese una lingua letteraria anche questa e tale contributo gli viene riconosciuto anche dai più grandi studiosi e soprattutto dai linguisti russi.
Oggi questa lingua, che successivamente si estese in direzione dell’Anatolia e dell’impero ottomano, viene detta azera, ma praticamente coincide con l’antico uzbeko e con la lingua degli antichi abitanti di Samarcanda.
Dopo Amir Alishir Navaì, tanti dei suoi allievi come Yusuf Amiri, Sakaki, Atai, Yaghini, Gedai, Lotfi, Katebì proseguirono il suo cammino dando maggiore risalto a questa lingua.