Iraniani Famosi (92): Maulana Hasan Vaez-e-Kashefì (p.2)
Oggi proseguiamo con la presentazione del letterato, interprete del Corano, astronomo e matematico del 15esimo secolo cristiano Vaez-e-Kashefì.
Nella puntata precedente abbiamo spiegato che Kamaleddin Hossein ebne Ali Sabzevarì meglio conosciuto come Maulana Hasan Vaez-e-Kashefì, nato probabilmente tra l’835 e l’840 dell’egira (ovvero tra il 1431 ed il 1436 cristiano) e spentosi nel 1504 fu uno dei più grandi personaggi scientifici della Persia Timuride.
Maulana, (nostro signore), fu l’appellativo che gli venne dato per rispetto; Vaez (oratore) fu il soprannome che si guadagnò per le sue grandiose doti da comunicatore mentre Kashefì era lo pseudonimo che egli stesso aveva adottato per le sue poesie e significa “colui che scopre”.
Abbiamo detto che studiò e visse a Sabzevar e che successivamente si trasferì a Mashad e Neishabur dove si affermò come uno dei più amati predicatori del tempo, tant’e’ vero che si guadagnò il soprannome di Vaez (Oratore).
Bisogna ricordare che Kashefì si affermò ben presto anche come uno scienziato di spicco, un grande sapiente religioso ed un rinomato artista. La sua bravura la mostro’ soprattutto nell’interpretazione del Corano e nella capacita’ di spiegare alla gente le questioni religiose; fu cosi’ che lo soprannominarono “Vaez” (Oratore). Ma oltre agli studi religiosi, lui apprese la matematica e l’astronomia; in giovinezza realizzò anche opere di calligrafia che affascinarono l’opinione pubblica del tempo.
A seguito di un viaggio a Herat, dove poi in realta’ si fermera’ a lungo, conobbe pure il grande poeta persiano Jamì che lo introdusse nella confraternita dei Naqshbanditi.
Un punto di svolta nella sua vita fu però, sicuramente, l’incoronazione di Hossein Bayaghra’. Questo sultano grandioso della storia iraniana raggiunse il potere nel 1468 e visto che era un amante della scienza e degli scienziati, Vaez-e-Kashefì ricevette l’appoggio ed il sostegno della corte Timuride. Il gran visir o ministro della corte, Amir Alishir Navaì, incitò fortemente Vaez-e-Kashefì a scrivere opere in persiano e fu così che iniziò la sua prolifica attivita’ letteraria. Contemporaneamente Kashefì venne designato come “l’oratore capo” di Herat; il venerdì mattino teneva un discorso presso la corte, dopo la preghiera del venerdì presso l’universita’del visir, ogni martedì presso la madrasa reale, ed ogni mercoledì presso la tomba di Abolvalid Ahmad.
I discorsi di Vaez-e-Kashefì erano così interessanti che persino il sultano ed il suo visir erano presenti; nel suo libro Majales-al-Nafayes, il visir Amir Alishir Navaì scrive: “Maulana, come tutti sanno, e’ un oratore al massimo della bravura, e nel Creato, tra i figli di Adamo, nessuno e’ stato come lui e nessuno lo sara’. Quando parla la gente e’ cosi’ numerosa che abbiam paura che qualcuno muoia soffocato. Il verbo e la parola di Maulana Kashefì e’ forse l’esempio di come poteva essere la voce di Davide (la pace sia con lui) e tra la comunita’ di Mohammad (la pace sia con lui), nessuno ha avuto come lui il dono del profeta Davide.
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Vaez-e-Kashefì viene citato dagli storici del periodo Timuride anche come il più grande astronomo. In questo settore “Athar-e-Sab’è” (I sette indizi) e’ la sua opera che dimostra la sua grande sapienza. Egli scrisse anche dei saggi sulla storia ed in questi, la caratteristica più importante, era la bellezza letteraria ed il modo ricercato in cui narrava gli eventi.
La sua morte nel 1504 fu sicuramente una grande perdita scientifica anche se la sua opera di oratore venne portata avanti da Fakhreddin Safi Alì, il suo degno figlio che come il padre scrisse dei libri ed era uno dei seguaci della confranternita Naqshbandita.