Iraniani Famosi (122): Farrokhì Sistanì
Oggi vi parliamo di un’altro dei pionieri della poesia persiana neoclassica, vissuto sempre nel decimo ed undicesimo secolo, ossia Farrokhì Sistanì.
Abu 'Ali Farrokhi, meglio noto come Farrokhì Sistanì, e’ uno dei tre poeti della cosiddetta pleiade Ghaznavide, ed uno dei pionieri della poesia neo-classica persiana.
Farrokhi Sistani, figlio di Julugh, nasce nel Sistan, poco dopo l'anno mille, suo padre è un dipendente del principe Khalaf, della casa dei Saffaridi. Fin da giovane è dotato di una grande abilità nel comporre versi. Farrokhi prende moglie (una schiava liberata della casa di Khalaf), le sue esigenze crescono e chiede al suo padrone che la rendita gli sia aumentata: non viene esaudito.
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A quel punto Farrokhì, decide di partire dal Sistan in cerca di miglior fortuna e, avendo sentito parlare del principe Abu 'l-Mozaffar Ahmad ben Mohammad Chaghani, si reca in Chaghaniyan, in Transoxiana. Giunge alla sua corte mentre il principe è impegnato a sovraintendere alla marchiatura dei giovani puledri, e dunque ne incontra il luogotenente As'ad, uomo colto e amante della poesia, e gli legge una qaside che aveva composto prima di mettersi in viaggio. Questi la trova ottima, ma vedendosi davanti questo giovane rozzo e malandato, dubita che il componimento sia suo e, per metterlo alla prova, lo invita ad accompagnarlo dal principe al daghgah (luogo dove avviene la marchiatura dei cavalli), gli descrive il posto e gli chiede di comporre una qaside adatta alla circostanza per farla leggere al sovrano. Farrokhi passa la notte a comporre versi, e al mattino si presenta ad As'ad che lo conduce presso il principe, questi fa accomodare il poeta alla mensa. Dopo un po', Farrokhi si alza e recita il componimento recato dal Sistan, il principe ne rimane compiaciuto; poi declama la qaside sul tema del daghgah e allora, stupefatto da tanta bravura, il principe si rivolge al poeta: "Hanno portato dei puledri dal Khotan, tutti quelli che riesci a catturare sono tuoi!" Farrokhi esce in mezzo alla mandria dei puledri, ma non riesce a catturarne nemmeno uno.Giungendo i puledri ad un edificio diroccato, vi si vanno a rifugiare. Vi entra anche il poeta, e si stende a dormire dalla stanchezza. Gli uomini di As'ad, quando arrivano, contano i puledri, che sono quarantadue, e vanno a riferirne al principe. Il giorno dopo, all'alba, portano Farrokhi dal principe che si complimenta con lui e gli dona un cavallo, una tenda , tre cammelli, schiavi, tappeti ..... Così Farrokhi entra gloriosamente al servizio della corte di Chaghaniyan. Questo dettagliato resoconto è preso dai Quattro Discorsi di Nezami 'Aruzi, e non possiamo ovviamente sapere, quanto di tutto ciò corrisponda a verità. Dalla corte di Chaghaniyan giunge poi a quella di Ghazna, lodando Mahmud e poi i suoi successori. Muore ancora giovane, probabilmente nel 1037. Oltre ad un consistente canzoniere lirico-panegiristico di quasi novemila versi, di lui non ci resta altro.