Set 18, 2018 14:12 CET
  • Iraniani Famosi (123): Farrokhì Sistanì (p.2)

Oggi proseguiamo a parlarvi di Farrokhì Sistanì, pioniere della poesia persiana neoclassica, del decimo ed undicesimo secolo.

Abu 'Ali Farrokhi, meglio noto come Farrokhì Sistanì, e’ uno dei tre poeti della cosiddetta pleiade Ghaznavide, ed uno dei pionieri della poesia neo-classica persiana.
Nella puntata precedente abbiamo narrato la sua vita ed il fatto che nacque nel Sistan, poco dopo l'anno mille, e che suo padre fu un dipendente del principe Khalaf, della casa dei Saffaridi. Abbiamo altresi’ ricordato che fin da giovane dimostrò una grande abilità nel comporre versi. Egli dopo la corte Saffaride presto servigio dal principe Abu 'l-Mozaffar Ahmad ben Mohammad Chaghani, in Chaghaniyan, in Transoxiana. Anche se Farrokhì morì ancora giovane, probabilmente nel 1037, di lui ci e’ giunto un consistente canzoniere lirico-panegiristico di quasi novemila versi.
Ora però vi proponiamo la traduzione di alcuni dei suoi componimenti per farvi conoscere il suo stile unico. A tra poco!

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Autunno tempio d'oro
dove albergano gli idoli bambini
e canta a piena voce il melograno
impudico i segreti dell'amore.
Autunno, platano d'oro,
onde piove al passante innamorato
sciame di foglie: intorpidite mani
che il belletto dipinge di rubino.
Autunno color vino,
malinconia di vigna abbandonata.
Acceso il cuore in densa nostalgia,
dita morenti sugli afflitti rami.
Ma il narciso è Signore
cui sacrifica sé tutto il giardino.
Da ogni ramo un'offerta per il fiore
e le nuvole-gru guardan dal cielo.

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Farrokhì, insieme a Onsorì, e’ colui che porta alla perfezione soprattutto la forma poetica della qaside persiana, composizione monorime di lunghezza variabile tra i 15 e i 200 versi e dai contenuti prevalentemente panegiristici. La struttura tipica di questa composizione prevede un insieme di sezioni trattanti ciascuna temi diversi: di esse la più interessante dal punto di vista estetico è senz'altro la prima, il nasib, in cui il poeta solitamente descrive la primavera o le feste (come il Capodanno - Nowruz) o piange la separazione dall'amato.
Le qaside di poeti quali 'Onsori e Farrokhi sono ricche di descrizioni del mondo naturale, ma queste si caratterizzano soprattutto per staticità e mancanza di valenze simboliche. Il paesaggio naturale, che consiste per lo più nelle immagini di un giardino di corte, è sì rappresentato con metafore, ma utilizzate dai poeti solo a scopo descrittivo/comparativo; si paragonano ad esempio il giardino alla seta, le foglie d'autunno a tavolette di rubino, lo stagno ad uno specchio, ecc. rimanendo su un piano decorativo/denotativo che manca di un approfondimento psicologico e di un arricchimento dei significati attraverso l'uso di simboli e allegorie.
Ecco un esempio di nasib, tratto dal canzoniere di Farrokhi, in cui il poeta descrive un giardino al momento dell'arrivo della stagione fredda:

Ha sollevato l'aria un velo azzurro,
l'orto ha piegato il tappeto di seta,
lo stagno ha fatto turchine le guance,
il cielo è diventato argenteo in volto.
Se spruzzi acqua nell'aria, si congela,
come fosse cristallo sminuzzato,
le verdi foglie agli alberi in giardino son tavolette di giallo rubino.
Spoglio si è fatto il parco verdeggiante
da quando il corvo ha preso a gracidare:
non può cantare il musico infelice
nel convito ove gioie non vi sono.
Se la foglia dell'albero non ama,
perché ha la schiena curva e il volto giallo?
Chi ha dato al vento sottile magia?
L'erba converte in limatura d'oro!
Che fa, se gialla è diventata l'erba?
Rosea e florida guancia ha il mio Signore!