Dic 22, 2018 13:34 CET
  • Donne in Occidente (18):disparità al cinema

Nelle puntate precedenti abbiamo esaminato la disparità di retribuzione tra uomini e donne non solo nel mondo del lavoro ma anche nel settore cinematografico.  

La disugaglianza tra i due sessi nel mondo del cinema in Occidente non si limita solo al divario retributivo e manca ancora la parità di genere sia davanti alla macchina da presa che – soprattutto – dietro.

Ecco le parole della nostra esperta di famiglia, Akhoundan sulla disparità di genere nell'industria cinematografica occidentale:"Gli studi condotti dalla Facoltà di Comunicazione e di giornalismo dell'University of Southern California, condotti sotto la supervisione delle Nazioni Unite, su donna e cinema rivelano che meno di un terzo dei ruoli in cui si pronuniano lunghe battute vengono affidate alle donne.

Il docomento afferma ancora della poca partecipazione femminle, solo il 22.5%, agli incarichi relativi all'industria del cinema. Tutto mentre tale cifra nei settori economici, politici e scientifici si abbassa al 15%.

Lo studio dei film prodotti in Australia, Brasile, Cina, Francia, Germania, India, Russia, Corea del Sud, Usa e Gran Bretagna, parla dell'amara realtà che le donnevengono usate maggiormente nei film per la loro attrazione estetica e sessuale. Nel cinema occidentale non viene rispettata la loro dignità e il loro valore umano, anzì vengono strumentalizzate e soffrono anche di disuguaglianza di genere nel cinema"

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Nella storia del cinema occidentale sono rari i casi in cui la donna ha assunto incarichi interpretativi di grande rilevanza (al pari dei corrispettivi maschili) che non ricadessero nei tradizionali profili di madri di, mogli di, amanti di e figlie di…

Il corpo femminile ha assunto, nelle diverse rappresentazioni cinematografiche, pesi e collocazioni di varia natura e, nel più felice dei casi, quando cioè non si è visto sottrarre il ruolo di protagonista scomparendo negli sguardi anonimi delle comparse, ha sempre e comunque dovuto piegarsi alle rigide categorie sistematicamente fissate dal tempo.

L’impressione che, nei film, le figure maschili si scoprissero pian piano, si costruissero un gesto, uno sguardo e una battuta alla volta, ha a lungo discordato con il fatto che le donne, più facilmente, fossero inquadrate e semplificate. Anche questo – che faceva e fa parte della costruzione drammatica della narrazione – ha persuaso gli spettatori che se scoprire un personaggio maschile sarebbe potuta divenire un’avventura, una presenza femminile avrebbe smorzato il coinvolgimento. Di fatto, i film in cui il protagonista è maschile sono all’unanimità considerati prodotti “per tutti”, mentre una protagonista femminile diviene, spesso e volentieri, l’eroina di un film per “femminucce”. L’accusa è sempre la stessa: il cinema è maschilista e pare esserlo a tutti i livelli della catena produttiva. Lo sarebbero i produttori, lo sarebbero i registi, gli sceneggiatori, i direttori dei casting, i distributori e persino, a osservare i risultati dei box office, gli spettatori. La donna, insomma, sembrerebbe essere vittima di una ghettizzazione mirata e serrata, al limite del fanatismo.

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In effetti, l’acutizzarsi del problema sembra aver seguito non tanto il declino del ruolo femminile al cinema, bensì lo scollamento tra ciò che il cinema ha sempre mostrato e la realtà che è sensibilmente mutata. L’emancipazione della donna, tra le altre cose, ha comportato un vuoto rappresentativo. Se nelle varie forme di rappresentazione l’uomo si è visto trasporre in modo parallelo e corrispondente, la donna ha dovuto subire, in maniera sempre meno passiva, un ritratto inadeguato e infedele.

Sugli schermi cinematografici e televisivi, molti profili femminili hanno sofferto e continuano a soffrire di lacune psicologiche e comportamentali e funzionano meglio se appoggiati a solide e definite figure maschili. In quest’ottica, a ben guardare, il fatto che la donna non sia riprodotta con la stessa agilità di scrittura riservata agli uomini, più che una scelta pare segnalare una difficoltà. La donna è e resta un mistero anche e soprattutto per se stessa e questo rappresenta anche un danno alla sua immagine.

Possiamo dire che le figure femminili al cinema sono spesso imprecise, poco responsive, sommariamente tratteggiate, impenetrabili, disfunzionali e come abbiamo anche già detto strumentalizzate nei film per la loro attrazione fisica. E quindi l’assenza di ruoli importanti e incisivi tagliati per le donne non è imputabile a una precisa azione di stampo maschilista – che oggi persiste.