Mar 05, 2019 12:18 CET
  • Donne in Occidente (21): Feminist Film Theory

La disparità tra uomini e donne nel settore cinematografico e televisivo in Occidente è il tema che da qualche settimana stiamo trattando.  

Una realtà amara di cui abbiamo parlato anche nelle puntate è il fatto che le donne vengono usate maggiormente nei film per la loro attrazione estetica e sessuale. Nel cinema occidentale non viene rispettata la loro dignità e il loro valore umano, anzì vengono strumentalizzate.

Oggi amici vogliamo esaminare  la visiona che il femminisimo ha sul cinema.

La critica femminista con l’introduzione delle teorie di genere ha portato ad una analisi del sistema di rappresentazione cinematografico, puntando l’occhio soprattutto su come quei soggetti, che le immagini visive costruiscono, vengano trasmessi allo spettatore ed in che modo entrino in rapporto con la realtà.

Le arti filmiche in generale sono risultate essere un terreno di osservazione molto preciso ed importante sul rapporto maschile/ femminile e con l’avvento delle terorie del gender è stato considerato un nuovo modo di intendere le relazioni fra identità di genere e cinema.

I nuovi studi femministi hanno analizzato le immagini di donne proposte dalla filmografia, valutato come la figura della donna è stata filtrata dall’industria cinematografica, osservato le relative modificazioni delle relazioni sociali derivate, cercato di riproporre nuove immagini e tentato di ridescrivere soggetti ed oggetti ed i loro rapporti secondo dinamiche differenti.

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Nella società contemporanea l’immagine, soprattutto quella cinematografica, sarebbe uno dei mezzi più importanti con cui si interpreta la realtà.

Dai primi anni settanta, la cultura femminista ha cercato di riproporre quanto di rinnovare una teoria sul cinema e sullo spettatore che avesse la funzione di smontare o meglio di decostruire i meccanismi delle modalità di visione sociali in vigore che supportano il sistema cinematografico.

E’ stata presa in considerazione la produzione cinematografica americana degli anni Quaranta e Cinquanta le realtà sociali parziali che ritraeva e soprattutto le figure femminili che erano riproposte.

“…Il cinema classico americano tende a ricondurre i personaggi femminili a stereotipi fissi, lontani dall‟esperienza quotidiana delle donne. Bisogna, invece, battersi perché anche il cinema riconosca quello che le donne sono e hanno saputo diventare nella società…”.

Si insiste sul linguaggio imposto alle donne nei film sia commerciali che d’autore che non apparterrebbe alla donna che non sarebbe soggetto del suo linguaggio, ma sempre “parlata “dal soggetto maschile. Per le teoriche femministe... il cinema è per eccellenza dove il maschile ( e non l’uomo) è comunque, anche se spettatore, il soggetto della rappresentazione e il femminile e non la donna il suo oggetto…”.(G.Bruno,M.Nadotti,Immagini allo schermo)

La figura della donna messa in scena dal cinema tradizionale americano è una figura fissa costruita su categorie maschili dallo sguardo di una cinepresa che è sempre maschile.

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Da questa conclusione prende origine la Feminist Film Theory (FFT) un campo di ricerca che riguarda il rapporto fra cinema e differenza sessuale che si avvale delle riflessioni marxiste e studi di antropologia e psicanalisi.(Levi_strauss e Lacan). 

In sostanza, la macroquestione posta dalla FFT riguarda il rapporto fra cinema e differenza sessuale, esaminato in tutte le sue forme d‟analisi e sviluppo. Gli ambiti più significativi di questo nuovo orientamento critico riguardano in particolare la relazione tra i modi della rappresentazione filmica e l‟iscrizione della differenza di genere, soprattutto per ciò che concerne i dispositivi retorico-formali del film.

La FFT come si può immaginare nasce da quel clima unico e mai completamente assorbito che sono gli anni della rivoluzione sessuale e culturale.

Il terreno di analisi del FFT decisamente ampio e coniuga le teorie femministe di critica, alle categorie universali.

Allo studio del cinema Hollywoodiano e alla sua relativa critica si contrappone il nuovo “ cinema delle donne’’ che cerca di proporre nuove forme di identità femminili.

Lo sguardo e l’attenzione della produzione filmica, in questo caso, è rivolto allo spettatore femminile e allo stesso tempo si rivisita e si riformula il concetto di differenza. La teoria di genere, che fino a quel momento era percepita come un rapporto binario e conflittuale fra maschile e femminile, si riconsidera in relazione di altre differenze : etnica, razziale, omosessuale e transgender.