Apr 06, 2019 13:10 CET
  • Donne in occidente(25), donna oggetto “usa e getta”

Amici come ricorderete è da qualche settimana che stiamo parlando della strumentalizzazione del corpo della donna nelle pubblicità e nelle reclame nei paesi occidentali.

La donna stessa viene trattata pertanto come una merce che si può comprare, consumare e poi buttare; come un qualsiasi oggetto “usa e getta”.

La tanto decantata liberta' delle donne occidentali e' diventata il ridursi a oggetto di desiderio sessuale per gli uomini.

Secondo la teoria del capitalismo se si consuma di più, si produce anche di più. Se i prodotti non vengono consumati, lo sviluppo economico non sarà realizzabile.

E così la donna per la sua attrazione estetica e sessuale, viene usata per spingere il consumatore a comprare e consumare sempre di più.

Abbiamo anche già parlato dell’ oggettivazione sessuale o sessualizzazione della donna per indicare le situazioni in cui il valore di una persona risiede nella sua capacità di attrazione sessuale, a esclusione di altre caratteristiche.

La oggettivazione femminile comporta serie conseguenze per la vita delle donne. Per spiegare tali conseguenze, Fredrickson e Roberts (1997) hanno proposto la teoria dell’oggettivazione sessuale. Secondo le autrici, l’oggettivazione sessuale si verifica quando, invece di considerare una persona nella sua completezza, ci si concentra sul suo corpo, o su parti di esso, che vengono separati dalla persona, ridotti a meri strumenti a disposizione di altri. 

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L’oggettivazione si esprime in una grande varietà di forme, che lasciano però trasparire una malinconica monotonia di fondo: alle donne vengono richieste pochi atteggiamenti stereotipati, ruoli limitati, corpi e volti identici. Oggettivare significa quindi ridurre le donne a oggetti di consumo, uguali, interscambiabili, privi di individualità.

L’auto-oggettivazione invece è il processo chiave mediante il quale donne e ragazze imparano a pensare e a se stesse come a oggetti del desiderio altrui. Storicamente, l’auto-oggettivazione deriva dal ruolo subordinato riservato alle donne nella maggior parte delle società e dal fatto che la bellezza fisica è tradizionalmente stata, e in parte continua a essere, uno dei pochi mezzi disponibili al genere femminile per acquisire potere e mobilità sociale.

L’auto-oggettivazione, che scatena emozioni negative, fa diminuire le esperienze motivazionali di picco, riduce la consapevolezza degli stati interni. Questa catena di relazioni contribuisce alla diffusione degli stati depressivi, delle disfunzioni sessuali, dei disordini alimentari.

Nella società occidentale le donne sono continuamente esposte a modelli irraggiungibili di corpi femminili magri, perfetti; il confronto con tali immagini provoca sentimenti di ansia, vergogna, disgusto per la propria inadeguatezza.

Si tratta di emozioni che sorgono quando si percepisce la propria incapacità a conformarsi agli standard culturali generalmente accettati. Tali emozioni generano uno stato di tensione, di analisi ossessiva del proprio aspetto, unito al desiderio di sfuggire allo sguardo altrui, e a uno stato di confusione, caratterizzato dall’incapacità di pensare e agire con chiarezza.

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La triste verità è che la mercificazione e l’oggettivazione delle donne nelle società occidentali vengono giustificate in nome di “libertà e uguaglianza” tra I due sessi. Se però una donna decide di coprirsi dagli sguardi indiscreti e mantenere la propria dignità pur partecipando alle attività sociali, viene subito accusata di essere sottoposta all’oppressione e alla violenza.

L’Ayatollah Khamenei, la guida suprema iraniana, riferendosi a questa cultura di oggettivazione in cui la donna svolge il  ruolo di essere merce di scambio, di sedurre ed alle negative conseguenze di questo triste fenomeno afferma:”una società in cui la famiglia viene crollata e danneggiata, affronterà delle sfide fondamentali. La civiltà occidentale diffondendo atteggiamenti e comportamenti sessisti e diabolici, volente o nolente, è destinata al fallimento ed al crollo”.

La famiglia infatti è il fondamento di ogni grande civiltà ed è di primaria importanza. Tanto diventa debole questa istituzione sociale e perde la sua essenziale posizione, quanto tale civiltà sarà sull'orlo del crollo.