Donne in occidente (28)immigrazione femminile
Amici anche oggi proseguiremo il tema tanto discusso: donna e immigrazione.
Oggi le donne, come gli uomini, migrano per motivi economici e politici. Altre cause sono le guerre e i conflitti civili, razziali, etnici e religiosi che si verificano in alcuni paesi e che spingono loro a cercare rifugio all'estero.
Alcune donne invece emigrano per abbracciare le cosidette opportunità e libertà che il mondo occidentale promette di offrir loro. Però le donne immigrate una volta raggiunte alla destinazione si trovano a dover affrontare enormi problemi non previsti.
La signora Akhoundan, la nostra esperta di famiglia e affari femminili parlando del fenomeno dell’immigrazione femminile afferma:” l’immigarzione delle donne, che sono il pilastro principale della famiglia, oggi è uno dei temi caldi e tanto discussi in Occidente. Le donne immigrate assumono una posizione di rilievo nella politica migratoria dell’Occidente perchè da una parte I paesi occidentali e in particolare europei soffrono da anni della crisi economica e dall’altra, il tasso di natalità in questi paesi è molto diminuito.
Però queste donne, in particolare quelle musulmane, una volta raggiunti i paesi di accoglienza si trovano a dover affrontare enormi problemi e sono maggiormente vittime di maltrattamenti e violenza sessuale.
Secondo I norvegesi, ad esempio, visto che le donne immigrate provengono dai paesi maschilisti, devono addattarsi al più presto all’Europa libera in cui le donnepossono vestirsi come vogliono e bere l’alcol”.
***
I primi studi sull'immigrazione femminile, sviluppatisi negli Stati Uniti a partire dal XX secolo, hanno peraltro fornito un’immagine di donna migrante come passiva, arretrata, subalterna, dipendente e sottomessa alla tradizione dalla quale, però, in virtù dell'esperienza migratoria e del nuovo contesto sociale di accoglienza potrebbe liberarsi. In Europa, le ricerche sulle migrazioni sono apparse più tardi e, fino al 1970, non hanno né visto né preso in considerazione il fenomeno della migrazione femminile quale uno dei fattori caratterizzanti la nuova realtà.
A seguito delle mutate politiche migratorie in Europa, appare sulla scena socioculturale qualche interesse per le donne migranti e le loro condizioni; le ricerche sulla femminilizzazione dei processi migratori, però, caratterizzate da un persistente disinteresse, sono circoscritte ad ambiti di studio abbastanza limitati. Solo dagli anni Settanta si iniziano a pubblicare studi sistematici riferiti alle donne presenti nei flussi migratori come popolazione specifica: nelle ricerche si utilizzano nuove categorie interpretative che, tenendo conto del punto di vista delle comunità immigrate e degli studi di genere, fanno emergere dall'invisibilità la donna immigrata. Quest’ultima da vittima passiva diventa attore sociale con ruoli e funzioni importanti.
***
I concetti di genere, etnia e classe consentono nuovi sguardi e originali chiavi di lettura per la ricerca sui fenomeni migratori e i contesti generati dalle migrazioni internazionali, sul tema della discriminazione e dell’esclusione sociale e dei reticoli formali e informali che coinvolgono anche le migranti. Lo studio delle migrazioni affrontato dal punto di vista del genere permette, infatti, di leggere le specificità di questo gruppo sociale; fa emergere l’esclusione e la marginalizzazione che vivono le donne migranti in quanto donne; la loro forte presenza nel lavoro domestico e di cura; la loro capacità di risparmio e di invio delle rimesse; l’abilità di agire come agenti sia della tradizione sia del cambiamento.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro le donne immigrate soffrano anche di un “doppio svantaggio” nel posizionarsi nel mercato del lavoro, lo “svantaggio” di essere immigrate e quello legato alle disuguaglianze di genere.
Secondo le stime ufficiali il 44% delle donne immigrate in Europa entrano in molto illegale nel mercato di lavoro mentre il 19% di esse sono disoccupate.
Le assunzioni di donne sono maggioritarie per i settori dei servizi pubblici, del commercio e di attività immobiliari/pulizia.
Naturalmente la maggioranza delle attività sono a basso contenuto professionale (lavoro domestico, assistenza alla persona, servizi di pulizie, operaie generiche) nonostante si stima che oltre il 50% di esse siano in possesso di titoli di studio scolastico superiore o addirittura universitario. Lo stesso è possibile riscontrarlo nel numero di assunzioni a tempo determinato nel 53% dei casi sono state protagoniste le donne. Ma la mancanza di gratificazione e le molteplici frustrazioni in ambito lavorativo creano disagi di tipo psicologico.