May 06, 2019 07:06 CET
  • Donne in occidente(30): la vicenda di Marwa al Sherbini

Oggi le donne, come gli uomini, migrano per motivi economici, politici.  Altre cause sono le guerre e i conflitti civili, razziali, etnici e religiosi che si verificano in alcuni paesi e che spingono loro a cercare rifugio all'estero.

Alcune donne invece emigrano  per abbracciare le cosidette opportunità e libertà che il mondo occidentale promette di offrir loro. Però le donne immigrate una volta raggiunte alla destinazione si trovano a dover affrontare enormi problemi non previsti.

In generale e sopratutto dopo gli attentati dell’11 settembre gli immigrati musulmani, tra cui anche le donne,  si trovano di fronte a più sfide e problemi nel paese dove arrivano proprio a causa della loro fede e sono maggiormente vittime del razzismo e delle campagne anti-islamiche lanciate dai media occidentali contro l’Islam e contro I musulmani.

Uno esempio triste di questo atteggiamento razziale nei confronti delle donne immigrate di fede islamica è Marwa al Sherbini. Una donna egiziana incinta che viene uccisa a coltellate in un tribunale di Dresda da un tedesco dichiarato colpevole per averla offesa in un parco pubblico.

La vicenda non trova grande spazio tra i media europei, un simbolo dell’ipocrisia occidentale.

Ad uccidere questa trentaduenne egiziana, mamma di un bimbo di tre anni e da tre mesi in dolce attesa del secondo, è stata un ventottenne tedesco, conosciuto come Alex W., che lei stessa aveva citato in giudizio l’anno scorso. Il particolare più agghiacciante resta però il luogo del delitto, perché a fare da sfondo a questa tragedia è stata l’aula del tribunale di Dresda nel quale l’uomo era stato dichiarato colpevole.

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La vicenda cominciò nel novembre scorso quando, in un parco di Dresda, Marwa chiese a Alex W. di liberare l’altalena per farci salire il suo bambino e l’uomo iniziò a insultarla pesantemente con offese volgari. Arrivò a definire la ragazza una terrorista ed è probabile che a motivarlo fosse il fatto che ladonna indossava l’hijab, il velo islamico.

Poi il processo, conclusosi il primo luglio scorso quando, dopo essere stato dichiarato colpevole e multato con una sanzione di 750 euro, Alex W. ha impugnato il coltello con il quale ha posto fine alla vita della giovane donna.. E’ in questo inedito palcoscenico che Alex W. infligge diciotto pugnalate nel petto di Marwa che muore così davanti agli occhi del suo bimbo e del marito che cerca invano di difenderla. Anche quest’ultimo esce ferito dall’aula, a causa di un proiettile sparato della guardia di turno in aula che lo ferisce alla gamba. Secondo indiscrezioni, a confondere quest’ultimo sarebbero forse stati i tratti somatici di Sherbini che, non essendo biondo, è stato preso per il colpevole.

Il giudice stesso ha dichiarato che l’assassino è stato mosso da un profondo odio nei confronti dei musulmani.

Secondo gli esperti uno dei principali motivi per cui avvengono le tragedie del genere è il fatto che I media e I governi occidentali fanno tutto il possibile per presentare al mondo un'immagine dei musulmani come persone violente, fanatiche e intolleranti. E quindi le donne immigrate musulmani vengono più aggredete e insultate dai fanatici perchè portano l’hijab, il velo islamico.

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Non manca la cronaca abbonda di minacce, violenze, persino omicidi contro le musulmane.

Le donne musulmane in Europa e in America soffrono delle stesse diseguaglianze di cui soffrono tutte le donne nel mondo e come oggetto di violenza fisica e verbale, ma ulteriori fattori, quali la percezione di religione ed etnia, aggravano queste disparità.

Il rapporto del network europeo contro il razzismo (Enar) “Donne dimenticate: l’impatto dell’islamofobia sulle donne musulmane in Italia”, pubblicato a maggio 2016, ha esaminato sondaggi e studi esistenti e sopperito alla quasi totale mancanza di questi con interviste e focus group.

Le interviste effettuate nel quadro del rapporto Enar hanno rivelato che gli episodi di intolleranza verso le donne musulmane accadono con una frequenza molto alta. Le donne musulmane consultate riferiscono di essere vittima, in media, di almeno un episodio di razzismo a settimana. Nella maggior parte dei casi si tratta di insulti nei mezzi di trasporto o sguardi di disprezzo e astio. Nei casi peggiori si tratta di tentativi di strappare il velo dalla testa e atti vandalici verso edifici di associazioni o negozi gestiti da musulmani.

Nonostante sia evidente che questi episodi abbiano un impatto negativo sulla vita delle donnemusulmane esposte a questa violenza, a causa della totale mancanza di dati sulle matrici dei crimini di odio, è molto difficile, se non impossibile, capire la reale di questo fenomeno.