Gen 11, 2020 12:34 CET
  • Donne in occidente (47): la criminalità femminile

Esaminando l’immagine della donna nella filosofia occidentale si capisce che la condizione femminile è stata trattata e affrontata sempre con esagerazione e in modo parziale.

Ormai il femminismo è nato con l’obiettivo di difendere l’uguaglianza delle donne e garantire pari diritti ad esse. Però la nascita di diversi movimenti di ideologia femminista  nel corso di questi anni non è riuscita a rivendicare in modo efficace i diritti delle donne in Occidente.

I pensieri radicali del femminiso hanno portato infatti alla discordia e poi all'inimicizia tra l’uomo e la donna.

 Occorre dire,poi, che oggi le stesse donne raccolgono i frutti improbabili di un femminismo deviato, indotte ad omologarsi agli uomini, ad imitarli in tutto, tradendo la propria femminilità e generando in tal modo confusione anche nell’altro sesso. Capita, a volte, che la stessa distinzione maschio-femmina venga ridicolizzata proprio da alcuni comportamenti, per dir così, stravaganti delle stesse donne. 

Il Martire Ayatullah Morteza Motahhari, il pensatore musulmano parlando della questione della parità dei diritti tra donna e uomo scrive:”il femminismo, volendo o nolendo, ha usato il termine “parità” come equivalente di”uguaglianza”. E così ha sacrificato la qualità per la quantità e ha fatto sì che la donna dimentichi la propria natura. In passato venivano negati alle donne, come l’essere umano, i diritti fondamentali e preliminari ed oggi invece vengono ignorati le sue differenze sessuali e biologiche, le sue esigenze naturali, insomma le fanno dimenticare di ‘essere donna’.”

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Nel Novecento in particolare dopo l’avvento della rivoluzione industriale l’industrializzazione e l’urbanizzazione dell’Occidente, favoriscono sempre più la criminalità in società. Dall’altro canto la modernizzazione della socità ha portato anche al crollo dei valori morali ed all'indebolimento dei vincoli sociali, tradizionali, famigliari e religiosi e fanno aumentare inoltre la tassa della criminalità in una società.

E in questo contesto, come anche abbiamo accennato nelle puntate precedenti, aumenta anche il numero delle donne che commetono reati e violenza. 

La criminalità femminile non è mai stata argomento di interesse, per la difficoltà  nel riconoscere nella figura della donna, femmina e madre, l’aggressività e la violenza come caratteristiche non necessariamente appartengono al sesso maschile, tanto è vero che nel passato le indagini di polizia quasi escludevano a priori la mano di una donna o comunque, per mentalità ed etica, venivano non considerate tra le prime ipotesi possibili di sospetto.

Fino al secolo scorso per la sua ritenuta inferiorità naturale, biologica, intellettuale e sociale si riteneva impossibile per la donna anche il solo compimento di azioni autonome, figuriamoci per di stampo criminoso.

Se invece era coinvolta in un delitto, allora ciò era dovuto a malattie psicologiche, a una personalità e una natura al di fuori del comune, qualcosa di perverso e totalmente deviate.

La donna “cattiva” si distingueva da quella “buona” per caratteristiche fisiche che la avvicinavano all’uomo, come una scarsa indole materna, l’audacia e una maggiore forza fisica, mantenendo al tempo stesso i tratti più negativi della natura femminile: la menzogna, l’inganno, la vendetta.

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Il reato femminile è un reato mascherato. Con la modernizzazione della società, il ruolo della donna di moglie e madre, le condizioni sociali di entrambi i sessi, sono cambiati profondamente.

Come sostiene la criminologa Freda Adler, il femminismo americano degli anni ’60 e ’70 ha aumentato le attività criminali delle donne.

Le donne hanno spezzato molto più delle loro catene, hanno oltrepassato quegli obblighi che le mantenevano all’interno dei limiti stabiliti dalla legge.

Un’ondata di crimine mai vista prima in tutto il mondo, soprattutto per reati di frode, che hanno avuto un aumento del 306%, percentuale cinque volte maggiore di quella maschile.

A dimostrazione di ciò, le statistiche indicano che le criminali provengono in particolare da classi sociali basse, sono poco istruite, hanno un’infanzia segnata da abusi, tratti comuni alla situazione maschile.

I reati, soprattutto quelli minori, sono legati a condizioni di povertà, disoccupazione, alienazione sociale e disturbi psicologici, inoltre mentre l’uomo tende a far uso della violenza come soluzione a simili situazioni, la donna si rinchiude nel mondo della droga e inizia a soffrire di disturbi alimentari e atteggiamenti auto-distruttivi.