Feb 12, 2020 16:12 CET
  • Donne in Occidente (48): le donne incarcerate

Amici la criminalità femminile non è mai stata argomento di interesse, per la difficoltà  nel riconoscere nella figura della donna, femmina e madre, l’aggressività e la violenza.

Fino al secolo scorso per la sua ritenuta inferiorità naturale, biologica, intellettuale e sociale si riteneva impossibile per la donna anche il solo compimento di azioni autonome, figuriamoci per di stampo criminoso. Con la modernizzazione della società, il ruolo della donna di moglie e madre, le condizioni sociali di entrambi i sessi, sono cambiati profondamente.Il femminismo americano degli anni ’60 e ’70 ha aumentato le attività criminali delle donne.

Le donne hanno spezzato molto più delle loro catene, hanno oltrepassato quegli obblighi che le mantenevano all’interno dei limiti stabiliti dalla legge.

Nei paesi occidentali e in particolare negli Usa il tasso della criminilità femminile è in aumento. Tra il 1978 e il 2014, il numero di donne nelle prigioni statali e federali è cresciuto di quasi l'800 per cento. Gli Stati Uniti hanno quasi il 30 per cento delle donne detenute nel mondo. Globalmente, le 25 giurisdizioni che hanno i più alti tassi di donne incarcerate sono tutte negli Stati Uniti.

Più di un quarto delle donne nelle carceri statali sono state arrestate per reati di droga alla fine del 2015, rispetto al 15% degli uomini. Più del 61% delle donne nelle carceri federali, sono tali per reati di droga, rispetto a circa il 50 per cento degli uomini. Attualmente, ci sono 8.500 donne nelle carceri federali con l'accusa di droga, 24.700 nelle carceri di Stato e 27.000 nelle carceri locali. Delle 27.000 donne nelle carceri locali con l'accusa di droga, uno sbalorditivo 63 percento é in attesa di giudizio.

Il consumo e la vendita di droga avvengono in percentuali simili nei vari gruppi etnici e razziali, tuttavia le donne nere e latine hanno molte più probabilità di essere incriminate per violazioni della legge sulle droghe rispetto alle donne bianche. Le donne nere hanno quasi il doppio di probabilità - e le latine più del 20%- di essere incarcerati rispetto alle donne bianche.

Più della metà (54%) delle persone incarcerate sono genitori di figli minori, tra cui più di 120.000 madri e 1,1 milioni di padri. Circa il 60% delle donne nelle prigioni statali e federali sono madri di figli minori. Due terzi di questi genitori sono incarcerati per reati non violenti, che rappresentano la maggior parte delle violazioni della legge sulla droga. Le disparità razziali osservate nella popolazione incarcerata si riproducono anche tra i bambini, che vengono meno curati: fino al 2008, un bambino su nove (11,4 per cento), uno su 28 (3,5 per cento) di bambini latini e uno su 57 (1,8%) di bambini bianchi avevano un genitore incarcerato. Circa l'84% dei genitori nelle prigioni federali e il 62% dei genitori nelle prigioni di Stato sono ospitati a 100 miglia o oltre di distanza dai loro figli.

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Le donne incarcerate per violazioni della legge sulla droga spesso non ricevono assistenza prenatale. I bambini vengono regolarmente separati dalle loro madri imprigionate, causando danni irreparabili al bambino.

Le prigioni usano comunemente restrizioni (manette e catene) sulle donne in travaglio e durante il parto, indipendentemente dalle loro situazioni. Secondo un rapporto ombra del 2015 del Comitato delle Nazioni Unite sulla tortura, "Solo 18 Stati hanno una legislazione in vigore che limita l'uso di restrizioni sulle detenute in stato di gravidanza, 24 Stati limitano l'uso di restrizioni sulle detenute in gravidanza solo attraverso politiche istituzionali e 8 Stati non hanno alcuna forma di regolamentazione. "Washington DC e il Federal Bureau of Prisons hanno anche vietato o limitato questa pratica, che l'American College of Obstetricians and Gynecologists denuncia perché mette a rischio la salute della donna e del feto ".

Le pene e le reclusioni di lunga durata che seguono una condanna per droga hanno creato uno status di seconda classe permanente per milioni di americani, che sono spesso banditi dal voto, dall’ottenere un lavoro, un prestito studentesco e per accedere ad alloggi o altre forme di assistenza pubblica, come l'Assistenza temporanea per famiglie bisognose (TANF) e il Programma di assistenza nutrizionale supplementare (SNAP). Un rapporto del 2013 ha rilevato che oltre 180.000 donne sono in queste condizioni nei dodici Stati che mantengono un divieto totale di assistenza per le persone con condanne per droga. A causa delle estreme disparità razziali nell'applicazione della legge sulla droga e delle condanne, queste conseguenze collaterali colpiscono in modo sproporzionato le persone di colore.