Giu 07, 2020 08:15 CET
  • Moschee nel mondo (29), la moschea di Ibne Tulun ( I)

La moschea nella cultura e nel pensiero islamico viene considerata la casa di Dio, il luogo dove i fedeli esprimono la loro adorazione nei confronti dell'unico Dio Onnipotente. Non a caso, questi edifici, sono anche la massima espressione dell'architettura e di numerose arti sviluppatesi nei secoli, nel mondo islamico. Con questa rubrica, vogliamo farvi conoscere, le piu' belle moschee del mondo!

In questo programma vi vogliamo presentare la moschea di Ibne Tulun, la seconda moschea costruita nel continente africano in ordine cronologico.

 

Aḥmad ibn Ṭūlūn, fu un militare turco che resse autonomamente l'Egitto nel corso del IX secolo. Figlio d'uno schiavo comperato dal wālī di Bukhara per il califfo abbaside al-Maʿmūn per essere poi avviato alla carriera delle armi e liberato dal suo patrono che lo fece capo della sua guardia personale ( haraṣ ), Aḥmad ricevette un'ottima educazione non soltanto nelle materie militari, alla cui carriera era stato anch'egli destinato dal padre, ma nelle materie giuridico-teologico-letterarie che all'epoca servivano a qualificare l'uomo veramente raffinato e destinato a importanti funzioni pubbliche.

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La sua occasione per fare davvero carriera la ebbe nell'accompagnare nell'866 verso il suo luogo di esilio (e di morte) il deposto Califfo al-Mustaʿīn, che lo aveva voluto nella sua guardia. La sua leale solidarietà con l'illustre prigioniero (di cui ben conosceva la sentenza di morte comminatagli dal gruppo di potere turco che ne aveva provocato la rovina, al contrario dell'interessato che s'illudeva invece di essere risparmiato) fu apprezzata non solo dallo sfortunato giovane al-Mustaʿīn ma anche dall'ambiente più sano di Sāmarrāʾ, all'epoca capitale califfale.

 

Il successore di al-Mustaʿīn, al-Muʿtazz, affidò nell'868 al turco Bayākbāk in appannaggio l'Egitto, non potendo pagarle in contanti i suoi servigi e quelli, più importanti, delle sue truppe, destinate a proteggere gli interessi califfali. All'epoca le difficoltà di pagare con regolarità il sovradimensionato esercito califfale avevano indotto i califfi a cercare di pagare "in natura" i comandanti delle truppe alle quali essi dovevano versare con puntuale regolarità il soldo, incline com'era quest'ultima a non accettare il minimo ritardo, pena l'insurrezione.

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Nacque così l'usanza di affidare territori più o meno vasti alla personale disponibilità di comandanti militari che non si sarebbero altrimenti potuti in alcun modo pagare e Bayākbāk era uno dei più potenti "signori della guerra" turchi di Sāmarrāʾ.

L'Egitto era all'epoca in condizioni economiche tutt'altro che floride ma le sue ricchezze naturali costituivano pur sempre un potenziale cespite di ricchezza non indifferente per quanti fossero stati chiamati a sfruttare senza ritegno il Paese. L'usanza però per i generali turchi era quello di non recarsi personalmente nei loro nuovi feudi, per il fondato timore di perdere rapidamente qualsiasi potere nel centro dell'impero islamico. Si mandavano semplicemente in loro vece incaricati, la cui funzione era né più né meno quella di introitare senza remora il massimo di ricchezze.

Bayākbāk aveva sposato la madre di Aḥmad ibn Ṭūlūn, che era rimasta vedova. Il patrigno pensò quindi di spedire in Egitto in veste di suo plenipotenziario il figlio adottivo, che si trovava di stanza a Sāmarrāʾ. Aḥmad partì perciò subito per l'Egitto nell'868 e giunse a Fusṭāṭ il 15 settembre.

 

 

 

Cari amici, nel corso della prossima puntata riprenderemo a parlare di Ahmad ibne Tulun e della sua moschea in Egitto. A presto!