Giu 07, 2020 08:55 CET
  • Moschee nel mondo (30), la moschea di Ibne Tulun (II)

La moschea nella cultura e nel pensiero islamico viene considerata la casa di Dio, il luogo dove i fedeli esprimono la loro adorazione nei confronti dell'unico Dio Onnipotente. Non a caso, questi edifici, sono anche la massima espressione dell'architettura e di numerose arti sviluppatesi nei secoli, nel mondo islamico. Con questa rubrica, vogliamo farvi conoscere, le piu' belle moschee del mondo!

In questo programma vi vogliamo presentare la moschea di Ibne Tulun, la seconda moschea costruita nel continente africano in ordine cronologico. A tra poco!

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Nel programma precedente vi abbiamo presentato il personaggio storico di Aḥmad ibn Ṭūlūn, condottiero musulmano turco che resse autonomamente l'Egitto nel corso del IX secolo.  Abbiamo spiegato che il comandante Bayākbāk, aveva sposato la madre di Aḥmad ibn Ṭūlūn, che era rimasta vedova. Il patrigno pensò quindi di spedire in Egitto in veste di suo plenipotenziario il figlio adottivo, che si trovava di stanza a Sāmarrāʾ. Aḥmad partì perciò subito per l'Egitto nell'868 e giunse a Fusṭāṭ il 15 settembre.

La morte improvvisa di Bayākbāk e la nomina in sua vece di Yārjūkh, non mutò la condizione di Ibn Ṭūlūn. Questi anzi poté approfittare d'una ribellione esplosa in Siria di Amājūr, wālī di Palestina, per armare col consenso califfale un esercito multietnico, di Berberi, Africani di colore, Turchi e, ovviamente, egiziani. L'aver stroncato il moto insurrezionale di Amājūr non comportò la dismissione dell'esercito di Ibn Ṭūlūn e fu con esso che egli prese a intessere una politica interna ed estera di crescente autonomia e, infine, di vera e propria indipendenza, liberandosi dalla pesante tutela dell'incaricato abbaside delle finanze, Ibn Mudabbir.

 

 

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Il mancato inoltro di tutte le imposte al Califfo liberò una gran quantità di risorse finanziarie per avviare una profonda riforma dell'agricoltura e dell'economia in genere dell'Egitto e della parte della Siria controllata da Ibn Ṭūlūn. Furono così eretti nuovi sbarramenti idrici e sistemate le antiche canalizzazioni che avevano da sempre consentito all'Egitto di trarre il massimo vantaggio dalle acque del Nilo e dal limo da esso trasportato, dando lavoro a un gran numero di contadini. Fu riformata l'industria tessile e quella estrattiva e fu avviato un ambizioso riassetto urbanistico del paese.

Nella capitale egiziana di al-ʿAskar, Ibn Ṭūlūn decise di edificare una nuova parte di città nella sua parte nord-orientale. Il fatto di ritagliare per i suoi principali collaboratori civili e militari ampi feudi (in arabo iqṭāʿ) fece chiamare questa nuova area al-Qaṭāʾīʿ. In essa si trasferì lo stesso Ibn Ṭūlūn, che volle per sé l'anodino titolo di Sultano (grosso modo "Governante"). Fece costruire una grande moschea che ancor oggi si erge con potente assetto al Cairo e nei pressi si fece costruire un grandioso Palazzo (oggi non più esistente), che fu chiamato Dār al-imāra, ossia "Sede del comando". Fu anche costruita la moschea dedicata a Sayyidnā Nāfisa (Nostra Signora Nāfisa), ancor oggi uno dei santuari islamici maggiormente visitati del Cairo.

Fu anche edificato un ippodromo che, al di là dell'evidente fine ricreativo garantito dal gioco del polo ( chawgān ), aveva l'importante funzione di mantenere ben allenati i cavalieri che costituivano la truppa d'élite dell'esercito sultanale. Un ospedale ( bimāristān ) completò il quadro degli impianti a forte valenza sociale, mentre all'interno del palazzo sultanale fu attrezzato un ṭirāz in cui venivano prodotti beni ad altissima utilità marginale (carta, stoffe di pregio e la stessa kiswa destinata a coprire la Kaʿba di Mecca.

Il tutto fu arricchito da una vegetazione lussureggiante, grazie a un abbondante sistema d'irrigazione. Gli investimenti e il flusso di valuta garantirono un elevato livello di occupazione che, unito alla stabilità della moneta, innescò un circuito virtuoso economico-produttivo, tale da far diventare l'Egitto un paese nuovamente ricco. L'abbondante produzione calmierò il mercato dei prezzi (specialmente del grano), garantendo l'autosufficienza al Paese

L'Egitto conosceva così una significativa rinascita, dopo i secoli di semi-abbandono seguito alla decadenza del dominio romano. L'esercito ricevette la massima cura e con esso il Sultano poté resistere ai tentativi abbasidi di prendere nuovamente il controllo politico ed economico del Paese.

 

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