Ayatollah Khamenei, Sicurezza e stabilità nella Regione (3)
Amici ascoltatori, vi proponiamo un’altra puntata di questo programma che come il tema centrale cercherà di esaminare i diversi elementi indicati dalla Guida suprema della Rivoluzione islami
La politica interventista degli Stati Uniti nella regione dell'Asia Occidentale e la loro presenza militare in diverse parti dell’area è il fattore e la causa principale della insicurezza nei paesi islamici della regione. Ad esempio la presenza dei militari americani in Afghanistan, Iraq, Siria, e nel Golfo Persico e il Mar Omman ha peggiorato notevolmente le condizioni della vita per gli abitanti di queste zone. 20 anni di guerra e di massacro dei civili in Afghanistan non solo ha danneggiato il potere imperialistico degli Stati Uniti ma ha portato questo Paese ad essere un terreno di braccio di ferro tra le potenze militari e politiche del mondo. Walden Blu, analista militare del giornale middle east scrive: “L’uscita degli Stati Uniti dall’Afghanistan e Iraq è la conferma della tesi secondo la quale gli americani hanno bisogno di cambiare la mappa politica del mondo e per fare questo devono porre fine alla guerra militare diretta in Medio Oriente”.
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Abbiamo visto che i sostenitori della famosa guerra senza fine americana hanno accolto positivamente la farsa messa in scena del presidente Biden, il quale non ha messo fine al cosiddetto scontro di civiltà contro la Repubblica Islamica dell’Iran, Cina e Russia. Samuel Moyn, autore del libro Umano nonostante fosse uno dei personaggi sostenitori e promotori delle guerre americane nel mondo, a questo proposito, in un articolo sul come gli Stati Uniti hanno abbandonato la pace e reinventato la guerra, che è stato pubblicato sul Washington Post ha ammesso che Biden ha ritirato le truppe dall’Afghanistan, ma non ha messo fine alla loro guerra eterna nel mondo. Moyn, accademico famoso per le sue prese di posizione guerrafondaie, si compiace che le nuove tecniche militari non richiedano molte truppe permanenti a terra e utilizzino droni e Forze Speciali. Sottolinea poi che “il dispiegamento di truppe USA non deve concentrarsi in Afghanistan, ma perseguire obiettivi più ambiziosi a livello globale; da questa scelta deriva il ritiro di oggi”, scrive Moyn. Va ricordato inoltre che l’ex presidente americano Barak Obama durante il suo primo mandato ha riportato a casa una parte importante delle forze americane dispiegate in Afghanistan e Iraq, ma poi con la scusa di lotta al terrorismo Isis ha inviato diverse truppe dei Marins americana alla volta della Siria e ancora una volta verso l’Iraq. Anche in Afghanistan, Obama con la presunzione di poter paralizzare i talibani ha trasferito 33mila soldati americani ai 68 forze militari Usa già presente nel territorio afgano, trascinando la guerra fino al Pakistan dove la politica intervebtista di Obama ha lasciato centinaia di vittime in questo Paese.
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In seguito ai recenti attentati sanguinosi all'aeroporto di Kabul, la Guida Suprema Ayatollah Khamenei ha puntato il dito contro gli americani dicendo: "I veri responsabili di questo spargimento di sangue in Afghanistan sono sempre gli Stati Uniti", ha detto la Guida suprema paragonando la politica di Washington a quella di un lupo famelico che talvolta diventa un'astuta volpe. "Dietro la maschera del sorriso e della diplomazia esi nasconde il vero volto delle autorità americane, un branco dei volpi, selvaggi che a volte sono come delle volpi, ingannevoli. E’ evidente che l'attuale situazione in Afghanistan e' il risultato delle loro azioni. Tutte le sofferenze e le morti del popolo afghano sono causate dagli americani, i quali hanno incrementato la produzione di droga, e non hanno mai aiutato il popolo".