Mar 29, 2022 06:18 CET

La pandemia ha causato una profonda recessione economica a livello internazionale. In questo programma cercheremo di approfondire - citando le osservazioni degli esperti -, l'impatto che la Pandemia del Coronavirus ha avuto a breve termine sull’economia mondiale e in particolar modo su quella americana.

Con la sconfitta registrata in Afghanistan, gli Stati Uniti, la più grande superpotenza del mondo, hanno perso la propria influenza e credibilità. Biden è il terzo presidente Usa di fila a dimostrare che il proprio Paese non ha più intenzione di fare il poliziotto globale, mentre la Cina e la Russia osservano compiaciuti. Le vicende della fine dell'occupazione dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati, lasciando da parte analisi e commenti sugli aspetti di attualità che pure sono di indubbia, drammatica e, per taluni aspetti, sconvolgente rilevanza, possono e credo debbano essere valutate anche e soprattutto per il loro significato più profondo e per l’impatto che potranno avere sul futuro degli equilibri politici, economici, militari e di civiltà del mondo nei prossimi anni e decenni. Le scelte e le modalità con cui è stata posta fine alla occupazione militare di quel Paese, infatti, rivelano, al di là di ogni ragionevole dubbio, la decadenza (si vedrà nei prossimi anni quanto sia profonda e irreversibile ) e il declino di credibilità e di autorevolezza della cosiddetta “civiltà occidentale”. Gli Stati Uniti sono condannati a un declino irreversibile? Le divisioni che li attraversano sono ormai insanabili, e il loro impero è destinato alla dissoluzione dopo generazioni di decadenza? Oppure il popolo americano può risvegliarsi in qualche modo, invertire la rotta, fermare il declino, risalire la china e recuperare una qualche unità nazionale, un obiettivo comune? Il dibattito è intenso e aperto, le opinioni sono molteplici.

 

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I fatti di questi giorni, in un Paese geograficamente e culturalmente molto lontano da Stati Uniti ed Europa, piaccia o non piaccia prenderne atto, mettono a nudo come neppure gli avanzamenti straordinariamente positivi delle conoscenze scientifiche e, soprattutto, delle tecnologie possono compensare lo svuotamento di impegno delle persone e delle comunità che vivono nel cosiddetto “occidente libero e democratico”, nel portare avanti, con comportamenti concreti e coerenti, i valori che sono alla base della nostra civiltà e qualità di vita. L’elemento che emerge come dato indiscutibile è che l’esercito americano, integrato da quelli degli Alleati, con un’evidente sovraordinata responsabilità delle classi politiche di questi Stati, non solo non è in grado di vincere sul piano militare un conflitto con “nemici” incommensurabilmente più “deboli”, ma non è neppure in grado di organizzare una ritirata che non sia disastrosa per sé e per coloro che hanno scelto di fidarsi della sua “forza” e della sua organizzazione e competenza professionale.