I falsi paladini dei diritti umani (8)
Salve amici! Vi i presenteremo un altro appuntamento con " i falsi paladini dei diritti umani". Speriamo che sia di vostro gradimento!
Due donne saudite condannate a 79 anni di carcere in totale: la ripartizione delle sentenze della dittatura saudita agli attivisti dei diritti umani nel grande regno.La prima Nourah bint Saeed al-Qahtani è stata condannata a 45 anni di carcere per i suoi post sui social media.Secondo il tribunale Nourah avrebbe usato internet per lacerare il tessuto sociale e per minare l’ordine pubblico.

Con accuse similia poche settimane prima, Salma al-Shehab, madre di due bambini, che frequenta un dottorato di ricerca a all'Università di Leeds in Inghilterra, è stata condannata a 34 anni in carcere. Avrebbe diffuso tweet di dissidenti.Come riportano le ONG per i diritti umani, i casi di Nourah e Salma sono solo ultime prove della dura repressione del principe ereditario Mohammed Bin Salman nei confronti degli utenti di Twitter.

Da tempo in Arabia Saudita vige un controllo severo degli iscritti e dei loro contenuti anche grazie all’influenza del sovrano sul social network americano. Il quotidiano britannico ha infatti ricordato la partecipazione indiretta nella società statunitense del Public Investment Fund (PIF), fondo sovrano saudita. Quest’ultimo ha anche acquistato a maggio il 17 per cento di Kingdom Holdings, società del miliardario Alwaleed bin Talal, cugino del principe, che a sua volta possiede il 5 per cento di Twitter. Il social non ha commentato il caso e ha glissato sulle eventuali influenze dell’Arabia Saudita sulla società.
******
A tutto cio’ va ricordata la situazione delle detenute in carceri del regno: molte donne sono state sottoposte a processi iniqui in Arabia Saudita che anno condotto a condanne arbitrarie e gravi torture, tra cui molestie sessuali. “Siamo di fronte all’ultima manifestazione della spietata macchina repressiva di Bin Salman”, ha detto Khalid Aljabri, saudita in esilio da tempo. Le sentenze del tribunale speciale di Riyadh per le attiviste sono state emesse settimane dopo la visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Arabia Saudita: visita che era stata vista dagli attivisti come un incoraggiamento a intensificare la repressione nei confronti di attivisti pro-democrazia. Sempre a questo riguardo alcuni giornali fra cui il Washington Post hanno pubblicato articoli chiedendo all’amministrazione Biden di intervenire e chiedere il rilascio delle donne saudite. Questo mentre lo stesso capo della Casa Bianca che per circa due anni rifiutava di aver conttati – almeno pubblicamente - con il principe ereditario, Mohammed bin Salman, per via del caso Khashoggi e la politica di pugno di ferro contro dissidenti pro democratici, in seguito alla crisi dell’Ucraina e all'aumento senza precedenti del prezzo del petrolio, ha cambiato la strategia per dare la priorità agli interessi economici che alla cosiddetta difesa dei diritti umani.