Feb 06, 2016 11:16 CET
  • fiabe persiane
    fiabe persiane

C'era taluno, non c'era qualcuno, oltre al buon Dio non c'era nessuno. La settimana scorsa abbiamo iniziato a narrarvi la storia dei quattro giovani che si conobbero viaggiando e che erano rimasti senza soldi: il figlio dell'agricoltore, il ragazzo dal fisico e dall'aspetto molto bello, il figlio del commerciante ed il principe.

 

C'era taluno, non c'era qualcuno, oltre al buon Dio non c'era nessuno.

 

La settimana scorsa abbiamo iniziato a narrarvi la storia dei quattro giovani che si conobbero viaggiando e che erano rimasti senza soldi: il figlio dell'agricoltore, il ragazzo dal fisico e dall'aspetto molto bello, il figlio del commerciante ed il principe.
Durante il viaggio ognuno parlo' della cosa che a suo avviso era piu' importante. Il figlio dell'agricoltore ritenne lo zelo la cosa piu' importante, il ragazzo affascinante parlo' della bellezza, il figlio del commerciante dell'intelligenza ed il principe del destino.
Giunti dinanzi ad una citta' ognuno di loro, uno per ogni giorno, si inoltro' in essa e si guadagno' di che vivere per se per i suoi amici.
Ognuno scrisse sulla porta della citta' quando aveva guadagnato in un giorno.
Il figlio dell'agricoltore guadagno' una moneta, una Derham, il ragazzo dal bell'aspetto 500 Derham, il figlio del commerciante 100 mila Derham.
Ma ora il resto della storia!
***

Il quarto giorno era arrivato il turno del principe. I suoi amici dissero: "Tu hai detto che il destino e la sorte sono più importanti di ogni altra cosa. Ed allora oggi vai in citta' e metti alla prova il tuo destino; vediamo cosa ci puoi portare!".
Il principe entro' in citta' e si accorse subito di un'atmosfera di lutto. Parlando con la gente comprese che era morto il re' della citta' e i sudditi ed i soldati avrebbero partecipato alla processione funebre. Il principe segui' la folla senza un obbiettivo preciso. Tutti piangevano e lui li guardava indifferenti, a lui non importava della porta del re ma gli interessava poter procurare cibo e viveri per la giornata dei suoi amici.
All'improvviso il comandante dei soldati si accorse della sua indifferenza e per questo ando' da lui e disse: "O giovane uomo, chi sei tu? Perche' non piangi in questo triste giorno e non porgi rispetto al nostro re? Scommetto che tu sei una spia". E poi ordino' alle guardie di arrestarlo e di portarlo in prigione.
Piu' tardi nella regia si riunirono i ministri ed i cortigiani. Il re della citta' non aveva un erede e si doveva scegliere un successore. Il discorso tra le figure illustri della citta' non ebbe risultato alcuno ed iniziarono a discutere animatamente e a gridare.
Arrivo' quindi il comandante delle guardie e disse che la mattina aveva arrestato una spia e che dovevano parlare a bassa voce per evitare che sentisse. Uno dei ministri chiese di portare subito la spia da loro.
Quando il giovane venne portato nella sala del trono gli chiesero per chi stesse spiando. Lui rispose: "Ma quale spia? Io sono il principe della citta' vicina. Dopo la morte di mio padre mio fratello ha tentato di uccidermi ed io sono scappato. Per strada ho conosciuto tre persone ed ero entrato in citta' per procurar loro e per me del cibo".
Alcuni commercianti e notabili riconobbero il principe e dissero che diceva la verita' e che lo avevano visto alcune volte accanto al padre.
Le personalita' della citta' conclusero che il principe era arrivato da loro per volere di Dio e gli affidarono il trono. Come voleva la tradizione, il nuovo re sali' sul dorso di un elefante bianco e fece il giro della citta' e parlo' con la gente. Giunto alla porta della citta' cerco' i suoi amici ma non li trovo'. Allora scrisse sulla porta della citta' e sotto le loro iscrizioni queste parole: " La ragione, lo zelo e la bellezza danno il loro risultato solo con il beneplacito del cielo e del Signore; la felicita' e ricchezza mia in un solo giorno sono testimoni di questa verita' ".
Il nuovo re ordino' ad un gruppo di soldati di perlustrare i dintorni della citta' e di trovare i suoi tre amici. I tre vennero condotti a palazzo ed il re racconto' loro tutta la storia.
Il figlio del commerciante venne eletto suo ministro. Il figlio dell'agricoltore, forte e robusto, divenne comandante delle guardie reali.
Il ragazzo dall'aspetto attraente venne premiato con una buona somma di denaro con cui lui avvio' in citta' una attivita' di commercio.
Alla fine, il re, dinanzi ai suoi amici ed ai suoi ministri disse: "Sulla Terra, in questa citta', e persino tra di noi, ci sono persone molto più coraggiose, intelligenti e attraenti di me. Io non mi vanto ne' della mia bellezza, ne' della mia forza, ne' della mia intelligenza. Quando mio fratello volle uccidermi non credevo nemmeno di sopravvivere, figuriamoci diventare re. Ma voglio dirvi che se oggi sono qui' e' per volere del Signore. Per questo io dico che senza il volere del Signore nulla si puo' avverare, nemmeno in presenza di bellezza, forza e intelligenza". (Kalile' o Demne')
MUSICA
E dopo questa splendida fiaba del Kalile' o Demne' e' il turno del proverbio persiano di oggi. Questo dice: "Quando mi hai visto ero triste per un pezzo di pane, oggi ho i problemi di un intero mondo".
Ma vediamo qual'e' il significato di questo proverbio; ve lo spieghiamo raccontavi la storiella popolare che lo ha originato.
Si narra che in antichita' viveva un re che non aveva figli ed eredi ed essendo molto anziano e malato si preparava per il viaggio dell'aldila'. I cortigiani ed i suoi notabili riuniti al suo capezzale dissero: "O re! Cosa faremo dopo di te? Non hai nessuno erede?".
Il re disse: "Il giorno seguente alla mia morte andate alle porte della citta' la mattina. Prendete il primo che entra in citta' e fatelo nuovo re!"; il monarca disse questo e chiuse gli occhi per sempre. Aveva guidato con amore e diligenza il suo impero e i notabili erano sicuri che la miglior cosa da fare era seguire il suo consiglio.
L'indomani si riunirono la mattina presto alle porte della citta' e videro un'uomo povero che stava per entrare piano piano. Lo arrestarono, lo portarono a corte e dopo essersi scusati ed avergli fatto fare un bagno ed avergli fatto indossare vestiti bellissimi lo fecero sedero sul trono; venne incoronato e gli diedero lo scettro.
Il re trascorse i primi giorni in maniera molto piacevole. Dava ordini a tutti, affidava incarichi a chi voleva, mangiava e vestiva come un re, era immerso nel piacere.
Ma un giorno gli dissero che in una delle citta' del suo impero c'era stata una ribellione. Il re chiamo' il suo vizir e gli chiese cosa fare; lui consiglio' l'invio di un plotone di soldati. Il re fece cosi' ma poco dopo un gruppo di persone inizio' a protestare davanti al suo palazzo. "Cosa e' successo di nuovo", chiese il re al ministro.
"E' gente che protesta perche' non puo' pagare le tasse", disse il ministro.
"E va bene non le paghi, tanto di soldi ne abbiamo tanti". Il ministro disse: "Ma come non le paghi; perche?".
"Perche' vadano e ci lascino in pace", disse il re.
Il re volle andare a coricarsi stanco morto ma quando dormiva da pochi minuti lo svegliarono bruscamente. Dissero: "Sire! I ladroni hanno aggredito la capitale!".
"Ma allora cosa facevano i soldati e le guardie", chiese il re.
"Dormivano sire, dormivano!", gli venne detto.
Il re si alzo' e chiamo' i ministri ed insieme radunarono un gruppo di soldati scelti che riusci' a uccidere fino alla mattina seguente l'offensiva dei ladroni.
Il re ando' a dormire ma anche questa volta venne svegliato poco dopo dal suo vizir. "Che altro c'e'?".
Il ministro disse: "Oggi dobbiamo occuparci dei conti Sire! Dobbiamo stabilire quanta ricchezza abbiamo precisamente nel regno!".
"E lo dovevamo fare proprio oggi?", chiese il re.
"Si' Sire! Siamo gia' in ritardo e temo che un ulteriore ritardo possa innescare delle rivolte".
Il re disse daccordo e iniziarono a lavorare fino a sera con il Ministro delle Finanze. Dopo ando' a dormire ma lo chiamarono di nuovo.
"Cosa c'e' ora, non mi volete lasciare in pace", grido' arrabbiato.
"Sire! C'e' un suo amico che piange!".
"Ma perche' piange, lo avete picchiato?".
"No, Sire, piange e dice di volervi vedere".
"Portatelo da me", disse il re che si rassegno' a ricevere questo amico.
Portarono da lui un povero che appeno lo vide urlo' dalla gioia e disse: "Ma tu sei re !!? Ti ricordi quanti giorni abbiamo passato insieme mendicando per le strade ed i quartieri?".
Il re disse: "Ma certo amico. Come posso aver dimenticato quei giorni".
L'amico disse: "Allora raccontami tutto! Come sei diventato re?".
"E' una lunga storia che ti raccontero', ma sappi che i problemi nella vita non finiscono mai".
L'amico chiese: "Ma come, tu ora sei re!".
Il re sospiro' e disse: "Si'. Quando mi hai visto ero triste per un pezzo di pane, oggi ho i problemi di un intero mondo".
Da allora, in Iran, quando qualcuno cerca di risolvere i suoi problemi ma alla fine non fa' che crearsene ancora di piu' questo proverbio e' cio' che dice ad amici e conoscenti: "Quando mi hai visto ero triste per un pezzo di pane, oggi ho i problemi di un intero mondo".


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Amici vi ringraziamo e vi ricordiamo che i testi di questo programma sono disponibili sul sito http://italian.irib.ir nella sezione programmi e nella categoria C'era una volta.
Ricordo che ci fara' piacere ricevere in fondo a questi racconti, sul nostro sito, i vostri commenti.
Una delle nostre visitatrici sotto la 17esima puntata di questo programma ha scritto:
"grazie per questo bel lavoro. Sono iraniana e vivo da 25 anni in Italia. Ogni sera io e le mie bimbe leggiamo una favola...."

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Siamo scesi e c'era acqua, siamo saliti e c'era cielo, fino alle prossime fiabe, che Dio vi protegga!

 

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