Set 12, 2024 06:58 Europe/Rome
  • Fermare i nuovi insediamenti militari a Pisa e a Firenze. Il 13 settembre e il 21 settembre tutti in piazza!

PARS TODAY- La premier italiana Giorgia Meloni continua la sua escalation militare al soldo di Nato, USA e EU, il coinvolgimento politico militare dell’Italia nei vari scenari bellici non indica soltanto la natura barbara ...

e guerrafondaia dell’attuale esecutivo, ma produce anche effetti devastanti sul piano economico e sociale.

Il dirottamento di risorse sempre più ingenti per finanziare le aggressioni verso paesi terzi e la conseguente impennata delle spese militari delineano una vera e propria economia di guerra della quale i lavoratori e le lavoratrici sono le vittime sacrificali. All’interno di questa cornice e delle nuove compatibilità imposte dal bellicismo istituzionale che si colloca la stagione dei rinnovi contrattuali in fase di apertura sia nei settori pubblici che privati.

Oggi più che mai, quindi, i conflitti che divampano nelle varie aree del mondo si declina sul fronte interno nella forma e nella dimensione della guerra ai salari certo iniziata decenni fa, ma che oggi trae nuova linfa proprio in questo clima.

Lo abbiamo detto in tutte le nostre manifestazioni, scioperi, lotte, blocchi di armi dall’inizio della guerra in Ucraina: ABBASSATE LE ARMI ALZATE I SALARI, sino alla manifestazione del 1 giugno scorso.

La base militare a Coltano, Pisa e Pontedera ha trovato definitivamente la sua collocazione nel progetto di sviluppo del sistema militare – industriale italiano ed europeo. Il Decreto Legge del 2022 divenuto Legge dello Stato, e’ passato dagli iniziali 190 milioni di euro a 520 milioni per la sua costruzione. Se non fermeremo queste opere, i Gruppi di Intervento Speciale a Pisa, così come il comando NATO che si intende installare a Rovezzano (FI), andranno a rafforzare ulteriormente il sistema di guerra che contraddistingue la Toscana e tutta la penisola.

Per realizzare la base a Pisa i soldi sono presi fuori dalle spese militari esplicite, estorti da quelli destinati all’Edilizia Pubblica e prelevati dal Fondo per la Coesione sociale e lo Sviluppo. Non solo: sono previste le semplificazioni della legge “sblocca cantieri”, e delle agevolazioni per la realizzazione delle opere PNRR: questo significa minori controlli sulle condizioni di sicurezza sul lavoro e verifiche d’impatto ambientali sul lavori dalle ditte appaltanti.

Tutto questo in una situazione in cui l’economia, l’assetto industriale, il settore pubblico della ricerca, i settori del privato sono sempre più orientati verso una economia di guerra.

USB continuerà la sua lotta contro questa deriva bellicista e guerrafondaia in tutte le forme possibili, unendosi a tutte le realtà che con coerenza si battono per i soliti obiettivi, che sono quelli di una pace giusta per i popoli in lotta contro il colonialismo genocida sionista come quello palestinese, insieme ai settori di classe colpiti dalla crisi. Una pace giusta senza diritti non è pace, ma solo tregua tra un conflitto e l’altro.

 

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