Considerazioni dell’Imam Khomeyni sulla struttura dell’‘Invocazione dell’Alba (Du’a As-Sahar)
Tehran- “Quando il pellegrino spirituale giunge alla Presenza della Divinità (al-hadrat al-ilahiyya) e vede col suo sguardo interiore la Presenza dell’Unicità (al-hadrat al-wahidiyya), allora il suo Signore si manifesta a lui con i Suoi Nomi e Attributi, ed egli si rende così conto che alcuni Nomi e Attributi sono comprensivi ed altri compresi, e che alcuni eccellono su altri:
può così, in un linguaggio adeguato alla sua condizione spirituale e conveniente al grado di presenza in cui si trova, rivolgere domanda e preghiera al suo Signore mediante il più bello e splendido degli Attributi, e il più degno e perfetto dei segni. Ciò si propaga dal suo stato interiore alla sua parola…facendogli dire: “Io a Te chiedo con il Tuo splendore più splendido” (v. I) ecc. (…)
Quando poi il pellegrino, lasciata dietro di sé la Presenza della Divinità, perviene alla Presenza della Unità sintetica (ahadiyya dam’iyya), ecco che in questa le Presenze (dei Nomi e degli Attributi) s’annientano, e svaniscono le determinazioni e le molteplicità: Egli, allora, gli si manifesta mediante il Possesso assoluto, come quando Egli dice “A chi il Regno in Questo Giorno?” (Sacro Corano 40:16).
E, poiché in questo giorno non sussistono né creatura, né ordine, né forme o forma, si riporta che nessuno Gli risponde, tranne Lui stesso quando dice “A Dio, l’Unico, l’Imperioso!” (Corano 40: 16).
In questa stazione non c’è davvero posto per la domanda, né si trova a chi indirizzarla, né qualcuno per indirizzarla; siamo in quell'”ebbrezza” che è un perdere se stessi, sotto l’effetto di uno stupore e di un turbamento causati dalla improvvisa contemplazione della bellezza del Beneamato.
Se le grazie del suo Beneamato gli consentono di rimettersi dal proprio smarrimento e stupore e di riprendere i propri spiriti dopo averli perduti (saha ‘anil ‘mahw) egli può allora operare distinzioni e differenziazioni: ciò avviene a causa del consolidarsi in lui della contemplazione, della sua rettitudine, del suo stato stabile e del rispetto delle cinque Presenze.
Egli intuisce che gli Attributi – che nel primo stato di lucidità (as-sahw al-awwal) vedeva differenti tra di loro in splendore e perfezione – sono, nella loro totalità, le manifestazioni di una Essenza puramente Una e i fulgori di bellezza d’una pura Luce di verità: in questa stazione non c’è eccellenza e superiore dignità, ma tutti gli attributi sono visti come dignità, splendore, beltà e lucentezza (nel loro senso assoluto). Così, quando si dice che “tutto il Tuo splendore è splendido” (v. I) e che “ogni Tua dignità è degna” (v. 16), ciò significa che non ha luogo alcun differenziarsi in dignità: tutti gli attributi sono, infatti, le onde dell’oceano della Tua esistenza e i bagliori di luce della Tua essenza, totalmente identici tra di loro e altrettanto identici all’Essenza.
Si stabilisce dunque una (relativa) gerarchia di superiorità tra di loro quando vengono considerati nel primo stato di coscienza, mentre si nega ogni distinzione in quello stato di coscienza che succede a una perdita della coscienza medesima; contemporaneamente, ogni molteplicità viene a Lui ricondotta.
Il discorso fatto vale per le manifestazioni che avvengono attraverso i Nomi e gli Attributi. Ma se si considerano le manifestazioni creaturali e le più belle apparenze che dipendono dall’Attività (divina), allora l’ascensione fino al realizzarsi della stazione della Volontà (mashi ‘a) nella quale si annientano le determinazioni dell’Attività – è resa possibile solo con un progredire attraverso i gradi delle determinazioni. (…) Pertanto, prima di conseguire questa stazione, il pellegrino vede alcuni Nomi Divini – come le Intelligenze immateriali e gli Angeli smarriti per amore – dotati di maggior splendore che gli altri: così, pone la sua domanda sotto il segno di ciò che è più splendido, bello e perfetto. Ma quando raggiunge la stazione della prossimità assoluta, egli vede la Misericordia onnicomprensiva (ar-rahmat al-wasi’a), l’Esistenza universale (al-wujud al-mutlaq), l’Ombra che si dispiega (az-zill al-munbasit) e il Volto che persiste (al-wadjh al-baqi): in quest’ultimo, svaniscono tutti gli esistenti e tutti i mondi – corpi tenebrosi e spiriti luminosi – s’annientano.
Il pellegrino constata che la Volontà a tutto si rapporta in modo equivalente, e che essa è tutta intera con ogni cosa: nega allora ogni eccellenza (differenziante), dicendo “tutto il Tuo splendore è splendido” (v. I) e “tutta la Tua bellezza è bella” (v. 2). Quanto abbiamo finora detto, può estendersi a tutti i versetti dell’Invocazione (pp-29-32).
Fonte: https://islamshia.org/linvocazione-dellalba-dua-as-sahar-ed-estratto-dal-commento-dellimam-khomeyni/
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