Iraniani Famosi (43): Anvarì, poeta scienziato (p.2)
In questo programma proseguiamo con la presentazione di un’altro dei famosi poeti persiani del 12esimo secolo cristiano, Anvarì Abivardì.
Salve cari amici e benvenuti all’appuntamento di questa settimana con “iraniani famosi”. In questo programma proseguiamo con la presentazione di un’altro dei famosi poeti persiani del 12esimo secolo cristiano, Anvarì Abivardì. A tra poco!
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Nella puntata precedente abbiamo iniziato la presentazione di Ohadeddin Mohammad-ebne Alì Anvarì, uno dei famosi poeti della seconda metà del sesto secolo dell’egira ossia del 12esimo secolo cristiano.
Ricorderete che per lo studio delle più disparate scienze conosciute al suo tempo, come la filosofia, l’astronomia, la musica e la letteratura, Anvarì venne denominato Hakim, saggio, dai suoi contemporanei.
Fu proprio la bravura ottenuta nel settore della poesia che fu il motivo della sua fortuna e lo portò alla corte del sultano Sanjar, dove rimase per 30 anni della sua vita componendo lodi per il re. Alla fine della sua vita denunciò di rinunciare e si ritirò in solitudine fino alla morte verso la fine del dodicesimo secolo; e’ sepolto a Balkh, nell’odierno Afghanistan, vicino al mausoleo di Sultan Ahmad Khazraviè.
Nel periodo di Anvarì, il panegirico era il componimento poetico più diffuso, dato che era un modo, per i poeti, per potersi mantenere ed era pure uno strumento per poter apprendere la storia di vita dei diversi regnanti.
L’esito dello sforzo di Anvarì fu una raccolta di 14700 versi, per la precisione, panegirici, liriche e quartine. Secondo il prestigioso letterato contemporaneo iraniano, Shafii Kadkanì, “uno sguardo alla raccolta delle poesie di Anvarì ci mostra le contraddizioni all’interno della sua anima. Lui parla di bramosia di soldi ma anche di rinuncio e monachesimo. Certe volte prescrive l’uso della ragione, altre dice di sfuggire ad essa. Si vanta per la poesia ma altre volte dimostra di detestarla”.
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Anvarì e’ sicuramente un poeta molto completo dato che oltre alle diverse forme di poesia si e’ cimentato anche in diversi stili; in certi componimenti loda i potenti, in altri predica il lettore, in altre parla di questioni sociali, in altre ancora usa parabole e storie per trasmettere le sue idee.
Jaafar Mahboub, altro grande esperto contemporaneo di letteratura persiana, ricorda: “Anvarì, prima di Saadì, e’ il grande maestro della lirica persiana. Lui avvicina questo tipo di componimento al massimo della sua bellezza”.
Una delle questioni che affiora dalle opere di Anvarì e’ la sua passione per la filosofia. Secondo questo poeta, l’origine di tutte le arti e’ l’istinto umano; egli divide pure le poesie in autentiche e false, e senza parlare di quelle autentiche, spiega che quelle false a suo avviso sono quelle scritte in lode ai regnanti.
Da un punto di vista dello studio della letteratura persiana, Anvarì e’ importante anche perchè e’ l’anello che collega lo stile Khorasanì allo stile Iraqì.