Iraniani Famosi (46): Molanà Jalaleddin Balkhì, meglio noto come Rumì (p.3)
In questo programma proseguiamo narrandovi le vicende della vita di uno dei genii della poesia di tutti i tempi, un personaggio del 13esimo secolo che negli ultimi anni alcune nazioni hanno cercato di rubare all’Iran. Stiamo parlando del celeberrimo Molanà Jalaleddin Balkhì meglio noto come Rumì.
Il nostro programma odierno e’ dedicato al mondo in cui Rumì, che era divenuto il più grande sapiente, teologo e capo religioso di Quniyè, capitale dei Selgiuchidi d’occidente, nell’odierna Turchia, conobbe il famoso e misterioso Shams di Tabriz. Ma vi chiederete perchè nella vita di questo grande pensatore, nato a Balkh nell’allora Persia e in una famiglia persiana, si voglia parlare proprio dell’incontro con Shams Tabrizì.
Secondo il professor Shafii Kadkanì, grande letterato contemporaneo ed esperto di Rumi, “la nuova nascita di Molavì si verifica quando conosce Shams Tabrizì”.
Shamseddin Malek Dad Tabrizì era uno gnostico ed un erudito che come si evince dal nome era originario di Tabriz, città dell’attuale Iran. Della sua vita non abbiamo tante informazioni ma iniziamo a conoscerlo a partire dal suo incontro con Rumi che così lo descrive: “I Shams di Tabriz, a te ti conosce solo l’amore, non la ragione”.
Shams giunge a Quniyè (Konya) alla fine del 1244 cristiano e probabilmente per completare il suo sapere partecipando alle lezioni che Rumi tiene nella città. L’incontro con Rumi iniziò infatti con una domanda e con una risposta ma tale domanda e quelle successive, poste da Shams, incendiarono talmente l’anima di Rumi da trasformarlo completamente ed indurlo addirittura ad abbandonare la vita pubblica e a dedicarsi solo ai colloqui con Shams. Quest’uomo rimase a Quniyèh fino a 16 mesi dopo quando, probabilmente accortosi dell’irritazione degli allievi di Rumi che lo avevano addirittura minacciato a morte, lasciò la città senza farsi più trovare da Rumi, che però lo cercò in tutti i modi.
Dopo aver conosciuto Shams, Rumi, conobbe un nuovo gnosticismo, differente da quello tradizionale. Lo stesso Rumi dice in una poesia “Kham Bodam, Pokhtè Shodam, Sukhtam” (Ero immaturo, sono diventato maturo e poi mi sono bruciato).
Secondo gli studiosi come il professor Cyrus Shamisa, l’immaturità si riferisce alla giovinezza di Rumi, la maturità al periodo in cui era diventato capo religioso di Quniyèh e il bruciare al periodo in cui conobbe attraverso Shams una nuova via per avvicinarsi al Signore.
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Il professor Abdolhossein Zarrin Kub nel libro “Pellè Pellè ta Molaghat-e-Khoda” (Scalino dopo Scalino fino al colloquio con Dio) descrive così l’incontro di Rumi con Shams: “L’incontro con questo forestiero fu una scintilla che cambiò miracolosamente la vita di questo dotto religioso e insegnante iraniano nella città di Quniyèh dando una nuova vita a Molana. Una vita che trasformò un religioso ed un oratore in uno gnostico, un poeta ed un grande innamorato della vita”.
Ero il pio di una nazione, ero il padrone dei pulpiti
in uno che ama ed applaude te e ciò che mi ha trasformato il destino
Come abbiamo accennato, dopo l’arrivo di Shams, Rumi che di solito insegnava tutto a tutti, si siedeva come un alunno ed ascoltava le parole di Shams e apprendeva nuovi concetti sul come avvicinarsi a Dio. Si dice che le nozioni di Shams abbiano allontanato Rumi dalla sua vita pubblica anche abbastanza materiale riportandolo alla spiritualità che aveva avuto l’esperienza di vedere da piccolo, in casa del padre.
Rumi capì finalmente che la ricerca di Dio era possibile mettendo da parte il sipario costituito dalla vita materiale.
Secondo il professor Zarrin Kub, “Rumi aveva cercato Allah per tutta la vita ma l’impegno nello studio, nell’insegnamento e nelle orazioni lo aveva distolto da tutto ciò. Nella personalità di Shams, però, Rumì trovò poco alla volta quell’essere umano completo che lui aveva sempre cercato”.
Bisogna dire che Shams e Rumi si influenzarono a vicenda ed oggi comparando le opere di entrambi vediamo che hanno appreso molto uno dall’altro. Il fatto che Shams però avesse rubato Rumi ai suoi allievi aveva irritato parecchio questi che come abbiamo detto minacciarono a morte Shams che alla fine un giorno sparì dal Quniyèh.
Rumi mandò subito i suoi amici più fidati alla ricerca di Shams senza però trovarlo. Ciò fino a quando da Damasco giunse a lui la lettera del caro amico. Rumì mandò suo figlio Soltan Valad a prenderlo a Damasco e così Shams tornò a Quniyèh.
Lui però venne nuovamente perseguitato dagli allievi di Rumì e questa volta sparì per sempre. Secondo alcuni storici probabilmente venne ucciso, secondo altri, se ne andò senza lasciar traccia di sè.
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Rumi rimase scioccato dalla morte di Shams e per due anni continuò a cercarlo e si recò due volte a Damasco pensando che fosse lì. Quando perse le speranze per ritrovarlo lo cercò al suo interno, nel suo cuore, e raggiunse così la pace.
Alla fine nel 1273 Rumi si ammalò gravemente ed il 17 Settembre dello stesso anno si spense all’età di 68 anni. La questione interessante dei suoi funerali è che la sua bara venne presa dalla gente della città e portata in processione per una intera giornata e c’era chi la accompagnava leggendo il Corano e chi leggeva le sue poesie e le sue liriche. Per la popolazione della città era un commiato amaro, quello con quell’iraniano immigrato che per anni li aveva guidati sul retto sentiero. La personalità di Rumi portò il lutto, scrivono gli storici, persino tra le famiglie cristiane ed ebree di Quniyèh che lo avevano amato come il resto della gente.