Iraniani Famosi (55): Nezamì Ganjeì
Oggi iniziamo la presentazione di un altro grandissimo poeta persiano, oggi rivendicato dall’Azerbiajian, ma che chiaramente e’ uno dei più grandi poeti dell’età classica del nostro paese. Stiamo parlano di Nezamì Ganjeì.
Chiedi a me come sto? Perchè me lo chiedi grande amore?
Il fegato impregnato di dolore ed il cuore pieno di sangue, o grande amore
dicon che aiuti gli innamorati
non lo sono forse, o grande amore?
Non dissi ti prenderò per mano se cadrai?
Mi vuoi più caduto di così, o grande amore?
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Neẓāmi-ye Ganjavī, e’ il nome abbreviato di Nizām al-Dīn Abū Muḥammad Ilyās ibn Yūsuf ibn Zakī ibn Muʿayyid, grandissimo poeta persiano del 12esimo secolo cristiano. Non si hanno notizie certe sulla sua nascita ma dalle sue poesie si può ipotizzare che sia nato nello spazio tra il 1135 ed il 1145 nella località di Ganjè, allora capoluogo della Persia.
A quel tempo la città ero uno dei cuori pulsanti della poesìa iraniana e grandi personaggi come Khaqanì, Falakì e Abul Alà, l’avevano resa famosa. In essa la seconda generazione di grandi poeti fu composta appunto da Nezami e dalla poetessa Mahastì Ganjeì.
Nezamì visse per circa 70 anni a Ganjè per poi spegnersi nei dintorni del 1209 d.C.
La sua tomba si trasformò presto in un mausoleo ancora oggi visitato da tantissime persone.
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Nezamì fu uno dei più grandi poeti persiani di tutti i tempi, tra i maggiori poeti epico-romanzeschi della letteratura persiana, che portò uno stile realistico e colloquiale nell'epica persiana.
La sua eredità è apprezzata e condivisa da Iran, Tagikistan, Afghanistan e Azerbaigian, che lo celebra come suo poeta nazionale, benché Neẓāmi scrivesse in lingua persiana e sebbene l'Azerbaigian non esistesse ancora come Stato e nazione. Nezami è anche pronunciato Nizami in alcune letterature occidentali, russe, azere e in alcuni dialetti persiani.
Nezami operò presso corti del suo tempo dedicando le sue opere a vari principi-committenti. È l'autore di un celeberrimo "Quintetto" (Khamse) di mathnavi (lunghi poemi in distici a rima baciata), di argomento prevalentemente romanzesco e epico, che furono oggetto nei secoli seguenti di numerose imitazioni (Amir Khosrow di Delhi, Jami, Hatefi) non solo nelle lettere persiane, ma anche in quelle turche (Ahmedi, Nava'i), e fornirono materiale pressoché inesauribile all'arte dei miniaturisti.
I poemi del Quintetto sono i seguenti: Makhzan al-Asrār (Emporio dei segreti) di argomento mistico-religioso; Khosrow e Shirin, di tono romanzesco, il cui titolo deriva dai nomi di una delle più celebri coppie delle lettere persiane; Majnun e Leylà, altro romanzo in versi, che ha per protagonista un'altra coppia celebre già nota alla tradizione letteraria araba; Eskandar-Name (Alessandreide), che narra la vicenda orientale di Alessandro in oltre 10 000 versi, diviso a sua volta in due parti: lo Sharaf-name (Lìbro della gloria), sulle imprese guerresche del greco re; Eqbal-name (Libro della fortuna) sull'Alessandro filosofo e profeta (identificato dagli esegeti con il coranico Dhu l-Qarnayn della sura XVIII del Corano), e Haft Peykar (Le sette effigi), "romanzo di formazione" che ha per protagonista il sovrano sasanide Bahram Gur (Vahram V) del IV secolo. In quest'ultima opera viene narrata una delle più antiche versioni conosciute della storia di Turandokht, nome persiano che significa "figlia del Turan".