Iraniani Famosi (76): Razi o Razhes (p.4)
Oggi andiamo avanti col discorso su un grandissimo medico, filosofo e chimico persiano, il celebre Razi o Razhes.
Abu Bakr Muhammad ibn Zakariya al-Razi, noto anche col nome di al-Razi, o ar-Razi, o Ibn Zakariyya e in latino col nome di Rhazes o Rasis (Rey, 865 – 930), fu uno scienziato pluridisciplinare persiano che ha fornito grandi contributi in ambito medico, chimico e filosofico.
Nella puntata precedente abbiamo detto che egli nacque verso l'865 nella città di Ray (arabo Rayy). Al-Razi, infatti, significa « della città di Ray »), un'antica città nei pressi di Teheran,Iran. Qui egli effettuò gran parte delle sue ricerche e dei suoi lavori. Da notare che Avicenna abitò per un periodo di tempo in questa città. Rhazes fu incaricato di dirigere l'ospedale di Ray, ma ben presto si trasferì a Baghdad, dove gli fu assegnata la direzione dell'ospedale Muqtadari. In questo periodo studiò numerosi casi clinici. Si interessò anche di musica, settore nel quale fu riconosciuto come artista eccezionale.
È tuttora considerato uno dei più grandi alchimisti di ogni tempo, e i suoi lavori e scritti sono rimasti in uso per più di dieci secoli.
Scoprì l'impiego dell'alcool in medicina e fu il primo a preparare l’acido solforico.
Rhazes scrisse 184 libri e articoli su diversi argomenti scientifici.
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Oggi diamo uno sguardo più approfondito ai lavori di Razi nel settore della chimica oppure, usando il termine del tempo, nel campo dell’alchimia.
Le fonti dell'alchimia prendono origine dal Corpus Ermeticus, testo attribuito a Ermete Trismegisto (Ermete Tre Volte Grande), spesso identificato col dio egiziano Thoth, inventore dell'alchimia e dio di saggezza.
Il Corpus Ermeticus fu conosciuto da vari filosofi ed alchimisti arabi e le tradizioni alchemiche iniziarono a circolare fin dal VII secolo d.C. nel mondo islamico, in cui gli alchimisti erano spesso medici, come Rhazes.
Le loro ricerche alchemiche portarono spesso alla scoperta di numerose invenzioni mediche e chimiche che hanno gettato le fondamenta per lo sviluppo futuro di entrambe le discipline scientifiche.
L'interesse di Rhazes per l'alchimia e la sua convinzione nella possibilità di trasmutazione di metalli leggeri in argento e oro furono documentate circa mezzo secolo dopo la sua morte nel testo di Ibn an-Nadim Le pietre dei filosofi (Lapis Philosophorum in latino). Ibn al-Nadim ha attribuito una serie di dodici libri ad al-Razi, più i sette supplementari, compresa la sua confutazione alle tesi di al-Kindi riguardanti le critiche alla validità dell'alchimia. Al-Kindi (801-873) aveva operato nella cosiddetta Bayt al-hikma, ovvero Casa della Saggezza, costruita per volere del califfo abbaside al-Ma'mun a Baghdad ed era stato un filosofo avversario dell'alchimia.
La posizione di Rhazes nei confronti dell'alchimia, come pure nei confronti della medicina, può essere situata all'interno della corrente filosofica dell'ilomorfismo, teoria per cui tutti gli esseri sono composti di materia e forma.
Rifiutò l'uso delle cosiddette pozioni magiche poiché per Rhazes la magia non aveva spiegazioni razionali, anche se non rifiutava l'idea che i miracoli esistessero, pur concependoli come semplici fenomeni naturali non ancora spiegati.
Nel suo laboratorio alchemico erano presenti prodotti di estrazione mineraria persiana, ma si ha notizia che vi fosse anche cloruro d'ammonio che era stato scoperto dai cinesi.
Le qualità empiriche di tipo alchimistico sviluppate a Rhazes furono i concetti di salinità e infiammabilità (ovvero carattere untuoso e carattere solforoso).
Queste proprietà non rientravano nella concezione tradizionale dei quattro elementi fuoco, acqua, terra e aria, universalmente accettati in quel periodo, e questo indica quanto fosse critico ed autonomo il pensiero di Rhazes.
I contemporanei di Rhazes credevano che questi avesse scoperto il segreto di trasformare il ferro e rame in oro. Si dice che un certo personaggio affrontasse Rhazes in pubblico e gli chiedesse per quale motivo egli curasse i pazienti senza chiedere loro un compenso.
Agli astanti sembrò che Rhazes fosse riluttante a rispondere ma egli, dopo aver alquanto riflettuto, iniziò a parlare:
"… Io conosco l'alchimia ed ho studiato a lungo le proprietà caratteristiche dei metalli. Tuttavia, ancora non ho ancora capito come si possa ottenere la trasmutazione del rame in oro. Malgrado le ricerche svolte dagli antichi scienziati nei secoli passati, non c'è ancora risposta. Io dubito molto che questo sia possibile …"
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Rhazes progettò molti utensili chimici rimasti in uso sino ad oggi.
Si possono classificare in due categorie:
1. Strumenti utilizzati per la dissoluzione e la fusione dei metalli quali la fucina del fabbro, il soffietto, il crogiolo, gli attizzatoi (a linguetta o a mestolo), un maceratore, una macina essiccatrice, lime da ferro, cesoie, una smerigliatrice ed uno stampo semicircolare a discesa per il ferro.
2. Utensili per i processi di trasmutazione e varie parti degli apparecchi di distillazione: la storta, l'alambicco, il forno e i ventilatori dei vasai, il grande forno, la stufa cilindrica, tazze di vetro, boccette, fiale, coppe, l'imbuto di vetro, un mortaio, un calderone, il fornetto a sabbia, un setaccio, il mortaio di pietra piano ed un piatto scaldavivande.
È altresì noto per aver perfezionato i metodi di distillazione e estrazione, che lo portarono alla scoperta dell'acido solforico, distillando a secco vetriolo (al-zājj) e alcool. Queste ricerche furono molto utilizzate da altri alchimisti islamici e, per esempio, permisero a Abu Musa Jabir ibn Hayyan (conosciuto come Geber in Europa) di scoprire altri acidi.