Ago 20, 2018 12:07 CET
  • Iraniani Famosi (84): Amīr Khusrow Dehlawī

Oggi andiamo a conoscere un grande poeta persiano, ossia Amīr Khusrow Dehlawī.

Amīr Khusrow Dehlawī è stato un poeta persiano, precisamente di padre persiano e di madre indiana.
Nato nel 1253 nell’Uttar Pradesh, fu un personaggio eclettico che si dedicò sia alla vita ascetica sia alle arti poetiche che a quelle musicali; studioso e musicista indio-persiano, mistico sufi e discepolo spirituale di Nizamuddin Auliya a Delhi.
Per quanto riguarda l'ambito musicale è noto perché introdusse all'interno della musica classica indiana alcuni elementi appartenenti alla musica araba e persiana. Inoltre è il padre del genere del khaya e tarana. Fu un poeta di corte, infatti poetò per 7 sultani di Dehli
I suoi componimenti poetici sono scritti sia in persiano sia in hindi. Scrisse ghazal, masnavi, versi liberi e quartine il tutto raccolto in 5 divanin diversi periodi della sua vita me il suo lavoro principale è la "khamsè" ovvero una raccolta di 5 testi epici prendendo come spunto la khamsè del poeta persiano Nezami (c. 1141–1209). Scrisse anche in prosa come ad esempio le Khazāʾin al-futūḥ (I tesori della conquista), detto anche Tārīkh-e ʿAlāʾī (La storia suprema). Un'altra sua opera importante è il Nuh Sipihr e Tughluq-nāmah.

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Khusro ha scritto composizioni in persiano e hindavi (lingua madre di hindi e urdu); a lui è tradizionalmente attribuita l'invenzione della tabla e del sitar, ma al riguardo vi sono pochi riscontri storici precisi. 
Khusrow e’ uno dei poeti persiani che hanno composto nello stile detto hindì, uno stile basato su metafore e paragoni molto complicati che talvolta sono difficilmente comprensibili ma che affascinano per la loro bellezza.
Di Amir Khosrow sono state tradotte anche tre opere in lingua italiana ossia  “Le otto novelle del paradiso”, “Lo specchio alessandrino” e “La storia dei quattro dervisci”.
Figura molto popolare e quasi leggendaria nel nord dell'India e in Pakistan, operò soprattutto all'interno della corte del sultanato di Delhi. La sua capacità di comporre contemporaneamente in più idiomi (oltre alle lingue indiane e al persiano, conosceva anche l'arabo e il sanscrito), lo colloca tra i precursori della poesia multilingue.