Iraniani Famosi (99): Najmeddin Kobrà, fondatore dell'ordine sufi Kobrawiyeh
Oggi presentiamo il grande gnostico, sufi, storico e poeta persiano del 12esimo e 13esimo secolo e fondatore dell’ordine sufi dei Kobrawiti.
Nel 1145, nella grande e storica regione persiana del Khorassan, nella provincia del Khawrazm, nella zona di Khiuk o Khiugh che poi diverrà Khiwe, nacque in una famiglia di studiosi e di gente colta, il piccolo Ahmad, colui che da grande sarebbe stato uno dei più grandi sufi della storia.
Abu Abdullah Ahmad ebne Omar ebne Mohammad ebne Abdullah-e-Hiughìy-e-Khawarazmì era il suo nome completo ma passò alla storia con il nome di “Najmeddin Kobrà”; fu lui il fondatore di un ordine sufi, quello che dal suo nome viene detto Kobrawiyeh e che prende per modello proprio questo importante personaggio che venne soprannominato “Kobra”, perche’ secondo alcuni aveva l’astuzia del pericoloso serpente ma secondo altri perche’ era “grande” (il significato della parola in arabo), nell’orazione. Alcuni dei suoi allievi invece lo chiamavano “Ayatol-Kobrà” ossia “Grande Segno” [di Dio]. L’altro suo soprannome era “Sheikh-e-vali-tarash” ovvero “lo sceicco che tempera i capi”, dato che molti capi spirituali erano stati suoi allievi.
Secondo gli studiosi, i seguaci della sua dottrina di avvicinamento al Signore si diffusero in tutto il mondo islamico, dall’Iraq al Fars, dal Khorassan alla Transoxiana”.
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Najm al-Dīn abbandonò i suoi studi di teologia e seguì in Egitto l'insegnamento mistico di Rūzbihān al-Wazzān al-Misrī, discepolo di Abū Najīb al-Suhrawardī ma fu solo su esortazione di Bābā Faraj Tabrīzī che decise di adottare in pieno la vita da sufi. Operò con ‘Ammār ibn Yāsir al-Bidlīsī (m. 1200) e Ismā‘īl al-Qasrī (m. 1193) – discepoli entrambi di Shihāb al-Dīn Suhrawardī – che lo esortò a fondare una tariqa nelle sue terre d'origine.
Qui egli fu un'attiva e premurosa guida per i suoi numerosi discepoli della Kobrawiyya.
La sua riflessione mistica gli fece affrontare e approfondire le tematiche delle apparizioni e dei sogni premonitori, così come quelle relative alla natura dei "corpi sottili" (latā‘if) dell'uomo.
Scrisse le Fawā'ih al-jamāl wa l-fawātih al-jalāl (Gli schiudimenti della Bellezza e i profumi della Maestà), la Risālat al-kha'if al-hā'im min lawmat al-lā'im e gli Usūl al-‘ashara, oltre a un Tafsīr (Commentario) coranico.
Fedele alla sua indole Najm al-Din morì resistendo con un gruppo di suoi discepoli all’invasione mongolica della regione del Khawrazm; loro lo avevano invitato ad allontanarsi dai luoghi per salvarsi, ma lui preferì rimanere e lottare fino a raggiungere il martirio.
E’ degno di nota che nel 2011, la sua opera “Gli schiudimenti della Bellezza e i profumi della Maestà” e’ stata tradotta in italiano da Nahid Norozi, edizioni Mimesis, Milano.