Set 04, 2018 14:20 CET
  • Iraniani Famosi (100): Najmeddin Kobrà, fondatore dell'ordine sufi Kobrawiyeh (p.2)

Oggi presentiamo il grande gnostico, sufi, storico e poeta persiano del 12esimo e 13esimo secolo e fondatore dell’ordine sufi dei Kobrawiti.

Nel 1145, nella grande e storica regione persiana del Khorassan, nella provincia del Khawrazm, nella zona di Khiuk o Khiugh che poi diverrà Khiwe, nacque in una famiglia di studiosi e di gente colta, il piccolo Ahmad, colui che da grande sarebbe stato uno dei più grandi sufi della storia.Abu Abdullah Ahmad ebne Omar ebne Mohammad ebne Abdullah-e-Hiughìy-e-Khawarazmì era il suo nome completo ma passò alla storia con il nome di “Najmeddin Kobrà”; fu lui il fondatore di un ordine sufi, quello che dal suo nome viene detto Kobrawiyeh e che prende per modello proprio questo importante personaggio che venne soprannominato “Kobra”, perche’ secondo alcuni aveva l’astuzia del pericoloso serpente ma secondo altri perche’ era “grande” (il significato della parola in arabo), nell’orazione. Alcuni dei suoi allievi invece lo chiamavano “Ayatol-Kobrà” ossia “Grande Segno” [di Dio]. L’altro suo soprannome era “Sheikh-e-vali-tarash” ovvero “lo sceicco che tempera i capi”, dato che molti capi spirituali erano stati suoi allievi.Secondo gli studiosi, i seguaci della sua dottrina di avvicinamento al Signore si diffusero in tutto il mondo islamico, dall’Iraq al Fars, dal Khorassan alla Transoxiana”.

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Tra i sufi e coloro che si avvicinavano a Dio attraverso la preghiera e le buone opere, la scienza ed il sapere veniva considerato come una sorta di sipario e di elemento che allontanava gli uomini dalla scienza. Per questo i grandi maestri sufi, di solito, rinunciavano alla scrittura di saggi o trattati; fortunatamente, personaggi come Najmeddin Kobrà ci hanno lasciato delle opere che oggi ci possono far capire la grandiosità spirituale di questi personaggi. In particolare lo stesso Najmeddin Kobrà ed i suoi seguaci più fedeli, erano tutti scrittori capaci ed attraverso le loro opere hanno dato un contributo incredibile alla conoscenza del sufismo, della cultura irano-islamica e dei principi della confessione sciita; oltre a Najmeddin Kobrà, tale contributo venne dato da suoi allievi e discepoli come Saadeddin Hamavì, Najmeddin Razì, Attar di Neishabur e Alaoddolè Semnanì.Per quanto concerne Najmeddin Kobrà, oltre all’insegnamento, la scrittura fu la sua attività principale durante gli anni di vita; alcune delle sue opere, conservate nelle biblioteche più importanti del mondo, sono giunte fino ai giorni nostri mentre di altre sappiamo solo il nome; secondo gli studi di Tawfiq Sobhanì, sarebbero state 32 le opere di Kobrà per quanto riguarda il sufismo e l’ascesi; secondo gli studi di Asadollah Khavarì, buona parte dei manoscritti di queste opere, in parte in persiano ed in parte in arabo, oggi sono conservate in Turchia.Tra le opere di Najmeddin Kobrà figura anche un commentario al Corano che si ipotizza comprendesse 12 volumi; quest’opera e’ il famoso “Ein-ol-Hayat” (La sorgente della vita) che poi venne completata da due discepoli di Kobrà ossia da Najm Razì e Alaoddolè Semnanì. Tra le opere più importanti di Najmeddin Kobrà nell’ambito del sufismo vi e’ “Gli schiudimenti della Bellezza e i profumi della Maestà”, in arabo “فوائح الجمال و فواتح الجلال” che come abbiamo gia’ detto e’ stata tradotta nel 2011 in lingua italiana.Il libro e’ molto completo ed e’ praticamente un manuale per coloro che volevano seguire la via di avvicinamento a Dio predicata dalla confraternita sufi dei Kobrawiti. Altre sue opere, le cui versioni manoscritte sono oggi presenti in Turchia sono “Risalat fil Khalwat” (Saggio sulle preghiera solitarie) e “Orad-ol-Ahbab” (Le preghiere più amate).L’altro trattato sempre sul sufismo e le suppliche e le preghiere e’ intitolato رسالۀ الی الهایم الخائف من لومۀ اللائم  che spiega tra le altre cose pure come non cadere nelle trappole tese da Satana agli esseri umani.