Iraniani Famosi (101): Abu Taleb Kalim Kashanì
Oggi vi presentiamo un grande poeta persiano del 17esimo secolo ossia Abu Taleb Kalim Kashanì.
La letteratura e la poesia hanno sempre avuto parallelamente agli sviluppi sociali, politici e culturali, i loro alti e bassi, un pò in tutte le societa’ umane. Quando in una societa’, in un determinato periodo, i poeti e i letterati sentono il bisogno di cambiare e di esprimersi in una maniera diversa, ecco che nasce un nuovo stile ed una nuova corrente.
La letteratura persiana, e’ stata altresi soggetta a questo tipo di modifiche, e la poesia ha avuto il suo corso dallo stile Khorassanì fino allo stile Nimaì.
Lo stile Hendì o Hindì e’ uno degli stili della letteratura persiana, ed uno dei grandi poeti che scrisse seguendo questo stile, fu colui che vi presentiamo oggi, Kalim Kashanì, del periodo della dinastia Safavide in Persia che pero’ era il poeta della corte di Shah Jahan, in India.
L’estrema notorieta’ di Kalim, sia in vita che dopo la morte, ha fatto si’ che di solito, gli storiografi, non si soffermassero sui dettagli della sua vita privata. Per via delle sue opere e della sua poesia, che gli valse il soprannome di “Khaleq-ol-Maani Thani”, il “secondo creatore di concetti e significati”, tutti hanno scritto della sua bravura e del suo lavoro, ma in nessuna parte vi e’ un riferimento al luogo di nascita ed alla data e non si conosce nemmeno il nome del padre.
Abu Taleb nacque probabilmente intorno al 1572; forse nacque a Hamedan e crebbe a Kashan e forse fu il contrario; secondo Ali Beik Azar, uno degli studiosi di questo poeta, visto che lui parla di Kashan come propria patria, e’ probabile che lui fosse nato a Kashan; lo studioso Nasr Abadi’, usando un altro dei suoi versi, sostiene che fosse di Hamedan. La cosa certa e’ che lo stesso Kalim non voleva che si sapesse di preciso la sua provenienza e forse e’ meglio rispettare questo suo volere e ricordare solo che gli erano iraniano, figlio della nostra terra.
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Dell’infanzia e della giovinezza si sa poco, se non che era molto magro e che viveva molto modestamente, pur essendo ricco; essendo seguace delle confraternite sufi che incoraggiavano il distacco dalla vita materiale, non si sposò mai e visse in maniera semplice; dopo gli studi a Hamedan e Kashan si recò in India all’eta’ di 24 anni, quando essa era governata dal sultano mogul Jahangir Nureddin. Tornò in Iran all’eta’ di 38 anni e dopo una breve residenza, ritornò in India.
Visse per altri 7 anni nella nazione quando divenne re dell’India il figlio di Jahangir, ossia Shah Jahan. Nel periodo di questo re, Kalim divenne uno dei poeti della corte e con l’aiuto di uno dei suoi amici, Mir Jomlè Shahrestanì, riuscì a divenire il Malek-o-Shoara’, ossia il capo dei poeti della corte ricevendo annualmente una quantita’ incredibile di oro, che il buon Kalim divideva rigorosamente tra i poveri.
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Kalim Kashanì e’ autore di liriche, panegirici, opere in rima baciata e tanti altri tipi di poesia. La raccolta delle sue poesie e’ di circa 10 mila versi; l’altra sua opera giunta fino a noi e’ il poema dedicato a Shah Jahan e conosciuto come “Zafar Shah Jahanì”.
In alcune citta’ dell’India, ad esempio ad Akbar Abad, si possono osservare le poesie di Kalim incise sui muri del palazzo del governo e della moschea di Shah Jahan. Si spense intorno al 1650 nel Kashmir ed oggi la sua tomba si trova a Srinagar, ma attorno ad essa non e’ stato costruito alcun edificio memoriale; la sua tomba e’ semplice e come quella della gente normale, in linea con la semplicita’ che lui adottò anche in vita.