Iraniani Famosi (121): Onsorì (p.2)
Oggi vi parliamo di un’altro dei pionieri della poesia persiana neoclassica, vissuto sempre decimo ed undicesimo secolo, ossia Onsorì.
Abu 'l-Qasim Hasan 'Onsori Balkhi è stato un poeta persiano del X/XI secolo. Non si conosce la data esatta di nascita e per quanto riguarda la morte, secondo diverse testimonianze, dovrebbe essersi verificata tra il 1039 ed il 1040 d.C.
Di lui abbiamo detto che nacque sicuramente a Balkh, nell’odierno Afghanistan, che pero’ al tempo era una delle citta’ per eccellenza della Persia. Abbiamo altresi appreso che grazie alla sua abilità nel comporre qaside panegiristiche, entrò nelle grazie di Sebuktegin (o Saboktekin), governatore del Khorasan e fratello minore di Mahmoud di Ghazna, alla presenza del quale verrà condotto proprio da Sebuktegin. Alla corte Ghaznavide divenne capo dell'entourage degli oltre 400 panegiristi che lavoravano alla corte di Mahmud di Ghazna, con il titolo onorifico di Malek-o-Shoara’, "Re dei Poeti", coniato apposta per lui.
Oggi andiamo avanti con la sua presentazione. Restate li!
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Di tutto il suo diwan, composto originariamente di oltre 30000 versi, per la maggior parte qaside e mathnavi epici, sopravvivono ad oggi fra i 2500 e i 3000 versi, raccolti nei vari dizionari persiani come il Loghat-e Fârs di Asadi. Alcune sue opere sono:
• Khezâne-ye Yaminoddowle (Il Tesoro della Mano Destra del Regno), Mathnavi epico, andato perduto;
• Vâmeq o 'Adhrâ, se ne è conservata una traduzione in turco;
• Kheng bot o sorkh bot (L'Idolo Bianco e l'Idolo Rosso), raccolta di versi andata perduta;
• Šâdbahr o 'eyno 'l-Ḥayât (L'Allegro e la Sorgente della Vita), poema epico di cui sono sopravvissuti alcuni versi.
Con 'Onsori la tipologia della qasida, iniziata da Rudaki, viene portata alla perfezione. Nonostante la sua musicalità sia decisamente inferiore a quella di Rudaki, 'Onsori compensa con una eccezionale virtuosità nell'espressione, infatti nelle sue qaside dalla costruzione sapiente e quadrata, come quelle di Farrokhi, dimostra anche un'eccezionale abilità nel variare sui temi tipici della sua poetica. 'Onsori, in quanto esponente della cosiddetta "Pleiade ghaznavide" insieme a Farrokhi e a Manuchehri, compone secondo lo stile khorasanico: le sue composizioni hanno quindi un carattere essenzialmente ornamentale.
Nelle qaside elegiache, prevale l'elencazione delle virtù fisiche e morali dell'amato, che è ovviamente il sovrano, ma non manca il tema del dolore per amore: il poeta dichiara di sentirsi addolorato per l'eccessiva bellezza del sovrano/amato e si chiede cosa potrà mai proteggerlo da questa eccessiva bellezza che gli costringe il cuore. La risposta è logica: il cuore del poetà trarrà sollievo solo dal servizio del Giusto Re. Sono presenti anche descrizioni naturalistiche che dimostrano una spiccata tendenza al “quadretto”.
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In Italia, grandi studiosi ed orientalisti hanno lavorato anche sulle sue opere nel periodo contemporaneo. A cominciare dal solito Bausani per arrivare al professor Piemontese e a tanti altri come Meneghini, Saccone e Tornesello.
Tutti hanno sottolineato che Onsorì e’ sicuramente ed indubbiamente un poeta persiano.