Iraniani Famosi (157): al-Shahristānī (p.2)
Cari amici in questo programma proseguiremo la presentazione del noto storico persiano al-Shahristānī.
Dalla settimana scorsa abbiamo iniziato la presentazione del celebre Tāj al-Dīn Abū al-Fatḥ Muḥammad ibn ʿAbd al-Karīm al-Shahrastānī noto come al-Shahristānī, storico, teologo e filosofo persiano, vissuto tra il 1086 ed il 1153 d.C.
Abbiamo avuto modo di parlare della sua vita e di ricordare che e’ stato uno dei pionieri nello sviluppo di un approccio scientifico negli studi religiosi. Questo suo desiderio di scrivere in maniera imparziale la storia delle religioni, come ricorderete, è stato impresso nel suo lavoro monumentale intitolato Kitāb al-Milal wa al-Niḥal (Il libro delle sette e delle fedi religiose), che annovera e presenta i punti di vista dottrinali di tutte le religioni e le filosofie esistite sino a quel tempo. Oggi proseguiremo presentando le sue altre opere.
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Oltre alla sua opera principale, la originalità e l'importanza del pensiero espresso nei lavori teologici e filosofici di Shahristani sono manifestati nelle sue altre opere maggiori, tra le quali:
1- La Nihāyat al-aqdām fī ʿilm al-kalām (rapporto tra scienza e teologia che presenta differenti discussioni teologiche ed evidenzia i limiti della teologia musulmana (kalām).
2- Il Majlis al-khalq wa l-ʿamr (Convegno sulla creazione e l'ordine) è un discorso, scritto durante il periodo maturo della sua vita.
3- La Muṣāraʿat al-falāsifa (discute con i filosofi e in particolar modo critica la dottrina di Ibn Sina (Avicenna) enfatizzando alcune peculiari argomentazioni ismailite sulla divisione del tempo).
4- Le Mafātīḥ al-asrār wa maṣābīḥ al-abrār (introduzione al Corano arricchita da un esauriente commentario dei primi due capitoli del Corano.
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Come abbiamo detto in precedenza, sono discordi i pareri sulla sua reale fede religiosa. Cio’ per via dell'enorme varietà sia filosofica sia teologica del suo lessico e del suo pensiero. Egli fu un abile e arguto pensatore, come evidenziano le varie intricate tradizioni e le nozioni trovate nei suoi scritti. Spesso si esprimeva in forma allegorica oppure parlava in forma indiretta utilizzando simbologie, preferendo utilizzare un suo vocabolario piuttosto che prendere spunto da quello tradizionale. Per tutta questa serie di ragioni, molti studenti che affrontano le opere di Shahristani sono ancora oggi indecisi sulla sua identità religiosa.
Shahristani viene generalmente considerato un seguace della teologia degli ashariti, anche se alcuni studiosi, anche contemporanei, come ad esempio Wilferd Madelung, Jean Jolivet e Guy Monnot, ritengono che il suo lavoro rispecchi maggiormente la tradizione ismailita, mentre attribuiscono le sue manifestazioni vicine alla scuola degli ashariti, ad una pratica di taqiyya, ovvero una dissimulazione religiosa, in quanto la corrente ismailita era perseguitata il quel periodo storico.