Dic 08, 2018 10:31 CET
  • Iraniani Famosi (182): Mulla Sadra (p.3)

Cari amici, nel corso della puntata precedente abbiamo iniziato la presentazione di uno dei famosi filosofi del periodo Safavide, ossia Mulla Sadra, vissuto a cavallo tra il 16esimo e 17esimo secolo.

Il persiano famoso di cui vi parliamo in queste settimane è Ṣadr ad-Dīn Muḥammad Shīrāzī, passato alla storia come Mulla Sadra, colui che secondo lo studioso Oliver Leaman, fu probabilmente il filosofo più importante e influente del mondo musulmano negli ultimi quattrocento anni. La puntata precedente, abbiamo detto che secondo Mulla Sadra, "l'esistenza precede l'essenza ed è quindi principale dal momento che qualcosa deve esistere prima e poi vi è un'essenza." È da notare che per Mulla Sadra questa era una domanda che specificamente applicava alla posizione di Dio e di Dio nell'universo, in particolare nel contesto per conciliare la posizione di Dio nei versi del Corano con le filosofie cosmologiche dell'Islam del periodo d'oro. La metafisica di Mulla Sadra ha dato priorità all'ab initio dell'esistenza, oltre la quiddità. Vale a dire che le essenze sono determinate e variabili secondo l'intensità esistenziale, (per usare la definizione di Henry Corbin), e come tali non sono essenze immutabili. Il vantaggio di questo schema è che è accettabile per le dichiarazioni fondamentali del Corano, anche se non necessariamente con dovute basi aristoteliche o platoniche precedenti al filosofo islamico. Infatti, Mulla Sadra fornisce l'immutabilità solo a Dio, mentre intrinsecamente collega essenza ed esistenza gli uni agli altri, e il potere di Dio sull'esistenza. In tal modo, Mulla Sadra simultaneamente prevede l'autorità di Dio su tutte le cose, ma anche di risolvere il problema della conoscenza di Dio dei particolari, comprese quelle che sono il male, senza essere intrinsecamente responsabile per loro - anche se l'autorità di Dio sopra l'esistenza delle esistenze fornisce il quadro di riferimento per l'esistenza del male. Questa soluzione intelligente fornisce il libero arbitrio, la Supremazia di Dio, l'infinità della conoscenza di Dio, l'esistenza del male, e una definizione di esistenza ed essenza, che lascia i due indissolubilmente legati, in quanto l'uomo è interessato ma fondamentalmente separato da Dio.

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Forse ancora più importante è il Primato della soluzione Esistenziale che fornisce la capacità di giudizio di Dio senza che Dio sia direttamente, o indirettamente, colpito dal male ed esserne giudicato. Dio non ha bisogno di possedere il peccato per conoscere il peccato: Dio è in grado di giudicare l'intensità del peccato per come Dio percepisce l'esistenza. Un risultato di questo Esistenzialismo è L'unità dell'intelletto e l'intelligibile (in arabo: Ittihad al-Aaqil wa l-Maqul. Ecco come Henry Corbin lo descrive:
«Tutti i livelli dei modi dell'Essere e della percezione sono governati dalla stessa legge di Unità, che a livello del mondo intelligibile è l'Unità dell'intelletto, del soggetto intelligente e della Forma intelligibile - la stessa Unità come quella dell'amore, dell'amante e dell'amato. In questa prospettiva si può percepire ciò che Sadra intende con l'unione unitiva dell'anima umana, nella suprema consapevolezza dei suoi atti di conoscenza, con l'intelligenza attiva, che è lo Spirito Santo. Non è mai una questione di un'unità aritmetica, ma di una unità intelligibile che consente la reciprocità che ci permette di capire che, nell'anima cui si trasforma, la Forma - o idea - intelligibile dall'Intelligenza attiva è una Forma che si rende intelligibile essa stessa, e che di conseguenza l'intelligenza attiva o lo Spirito Santo stesso intelligibili essi stessi nell'atto intellettuale dell'anima. Reciprocamente, l'anima, come una forma intelligibile essa stessa, si intelligentizza come forma resa intelligente dall'intelligenza attiva.»