Giu 10, 2019 06:17 CET
  • Donne in Occidente (34): l'Occidente e l'hijab

Dopo gli attentati dell’11 settembre a causa delle propagande politiche e mediatiche lanciate contro l’Islam, è iniziata una nuova era del razzismo e venne nata una nuova forma dell'islamofobia in Occidente.

Molti musulmani hanno subito sulla propria pelle l’umiliazione inflitta al “nemico catturato” e tra i quali le donne musulmane sono state sottoposte a più sfide e sofferenze solo perchè portavano i simobli religiosi della loro fede ovvero l’hijab, il velo islamico.

In Europa il dibattito sul velo islamico, integrale o meno, è sempre acceso. In alcuni paesi con la scusa di sicurezza nazionale sono state varate leggi che vietano l’hijab, il velo islamico nelle scuole pubbliche

La scorsa settimana abbiamo parlato della Francia come uno dei paesi in cui sono state varate diverse leggi che vietano l’uso dell’hijab nei luoghi pubblici. Anche oggi proseguiremo il nostro discorso sulle leggi in vigore in alcuni paesi europei contro l’hijab.

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Ecco quali sono le leggi in vigore nei paesi europei in merito alla possibilità di indossare o meno il velo islamico: 

In Austria la coalizione centrista al governo il 31 gennaio 2017 ha vietato il velo, niqab e burqa, negli spazi pubblici come tribunali e scuole e sta prendendo in considerazione il divieto di indossare il velo e altri simboli religiosi per gli impiegati statali.

In Germania  il 6 dicembre 2016 la cancelliera Angela Merkel ha detto che indossare il velo integrale che copre il volto dovrebbe essere vietato in Germania “ovunque sia legalmente possibile”. L’intenzione era già stata proposta dal ministro dell’interno Thomas de Maiziere nell’agosto 2016. Al momento non esiste alcuna legge nazionale che vada in questa direzione.

Nel settembre 2003, la Corte costituzionale federale si era pronunciata a favore di un insegnante che voleva indossare il velo islamico a scuola ma aveva aggiunto che gli stati federali avrebbero potuto modificare le loro leggi a livello locale. Almeno la metà dei 16 stati della Germania ha continuato a vietare agli insegnanti di indossare il velo a scuola.

La legge che vieta il velo integrale è entrata in vigore in Belgio nel luglio 2011 e riguarda luoghi come parchi e strade. Numerose le proteste nel paese durante la discussione parlamentare. Nel mese di dicembre 2012, la Corte Costituzionale aveva respinto i ricorsi che chiedevano di annullare il divieto. Prima che la legge statale fosse approvata, il burqa era già stato vietato in diversi distretti secondo le vecchie leggi locali.

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I Paesi Bassi nel novembre 2016 avevano approvato alla camera il divieto parziale del burqa e del niqab in pubblico, che impedisce di indossarlo nei luoghi pubblici come scuole, ospedali e i mezzi pubblici. La mozione è stata approvata con 132 voti favorevoli sui 150. Circa il 5 per cento della popolazione dei Paesi Bassi è di religione musulmana.

In Spagna, la città di Barcellona nel 2010 aveva annunciato un divieto che vietava il velo in alcuni spazi pubblici, come uffici comunali, mercati e biblioteche.  La Corte Suprema spagnola nel febbraio 2013 ribaltò una decisione della città di Lleida stabilendo che si trattava di una violazione delle libertà religiose.

E in Italia diverse città hanno introdotto divieti locali sul velo integrale. A livello nazionale, nonostante il dibattito sia aperto e alimentato in particolare da partiti come la Lega Nord, non esiste nessuna legislazione statale in materia.

La città di Novara ha introdotto delibere che scoraggiano l’uso in pubblico del velo islamico. La Lombardia aveva approvato lo stesso divieto nel dicembre 2015.  Il 29 gennaio 2017, la regione Veneto ha detto di voler presentare un disegno di legge che imponga il divieto di indossare il burqa in tutta Italia.

Nel Paese è in vigore una legge del 22 maggio del 1975 n.152, nota anche come legge Reale. Introdotta all’epoca per ragioni di ordine pubblico, imponeva il divieto di indossare passamontagna o caschi integrali che nascondevano il volto “senza giustificato motivo”. Per quanto concerne l’interpretazione dell’espressione “senza giustificato motivo” contenuta nella norma, si era espresso nel 2008 il Consiglio di Stato ritenendo che la matrice religiosa o culturale costituisse una valida motivazione per poter circolare indossando il niqab, il burqa o un altro tipo di velo islamico.