Iraniani Famosi (212): I Barmecidi (p.2)
Cari amici, in questa puntata proseguiamo il discorso su una grande famiglia persiana, che ha lasciato il segno nella storia islamica, ossia i Barmecidi.
I Barmecidi furono una famiglia nobile persiana che acquisì un immenso potere nel corso del primo califfato abbaside. Durante la puntata precedente abbiamo esaminato le loro origini e la loro fortuna, ma oggi ripassiamo le cause del loro declino. Nell'803, il casato barmecide cadde improvvisamente in disgrazia agli occhi di Hārūn al-Rashīd e molti suoi componenti furono mandati a morte o imprigionati e condannati alla confisca dei beni. I fatti, tradizionalmente narrati, sono che Hārūn, avendo saputo dell'amore segreto che legava la propria sorella ʿAbbāsa con il vizir Jaʿfar, il quale, essendo fratello di latte del califfo, era per la legge coranica assimilato in tutto e per tutto ad un fratello di sangue, avesse imposto ai due, per risolvere una situazione suscettibile di creare scandalo, di contrarre un matrimonio bianco. Le condizioni imposte non sarebbero però state rispettate, per cui, alla notizia della nascita di un figlio della coppia, Hārūn avrebbe fatto arrestare il vizir, facendolo poi decapitare e crocifiggere sulla porta di un ponte sul Tigri. La tradizione apparve infondata allo storico Ibn Khaldun che sottolineò come il vero motivo delle azioni del califfo contro i Barmecidi fosse l'enorme ricchezza da loro accumulata e la straordinaria popolarità di cui essi godevano a causa della loro liberalità, della generosità e della grande dirittura morale. Tutto ciò potrebbe aver dunque creato un'incontenibile gelosia nel califfo, con la conseguente decisione di metter per sempre fine alle fortune della famiglia vizirale che aveva servito gli Abbasidi sotto Abū l-ʿAbbās al-Saffāh, al-Mansūr, al-Mahdī e al-Hādī.
***
Quale che sia la realtà della vicenda, narrata anche da al-Ṭabarī nella sua Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk (Storia dei profeti e dei re), essa non mancò di provocare un grande scalpore popolare, tanto che anche nelle Mille e una notte ne è tramandato il ricordo. Muhammad ibn Jarīr al-Tabarī e la versione di Ibn Khaldūn. Tuttavia al-Ṭabarī e Ibn Khaldūn citano altri motivi, assicurando che il loro declino sarebbe stato graduale e non improvviso. Le loro ipotesi sono:
- La stravagante abitudine dei Barmecidi di spendere copiosamente, al punto da mettere in ombra la generosità dello stesso califfo. Si dice che essi avessero addirittura costruito per loro una residenza, talmente sfarzosa (con la spesa di 20 milioni di dirham) da far sembrare poco cosa la stessa residenza califfale.
- Al-Faḍl b. Rabīʿ, un fedele funzionario civile servitore abbaside, assai vicino a Hārūn e rivale dei Barmecidi, avrebbe convinto a fare spiare i Barmecidi per controllarne le attività e il loro comportamento a proposito della questione riguardante l'esponente hasanide Yaḥyā b. ʿAbd Allāh b. al-Ḥasan, fratellastro di Muhammad al-Nafs al-Zakiyya.
- L'esercito barmecide: sebbene tecnicamente l'esercito fosse pur sempre sotto il comando abbaside, in realtà i soldati prestarono giuramento di fedeltà ad al-Faḍl b. Yaḥya al-Barmakī, primogenito di Yaḥyā al-Barmakī, fratello di Jaʿfar e tutore dell'erede al califfato al-Amīn. Esso contava 50.000 unità. Negli ultimi tempi in cui fu al potere vizirale, al-Faḍl ordinò a 20.000 di questi soldati di dirigersi su Baghdad, perché fossero inquadrati in un corpo chiamato ʿAbbāsiyya. Ciò rese Hārūn assai sospettoso sulle reali intenzioni della riforma.
- Il governatore del Khorasan a quel tempo, ʿAlī b. ʿĪsā b. Māhān, inviò una missiva a Hārūn in cui si lamentava delle condizioni della sua provincia, incolpando dello stato delle cose Mūsā b. Yaḥyā al-Barmakī, un altro fratello di Jaʿfar.
- L'"incidente" del hasanide Yaḥyā b. ʿAbd Allāh b. al-Ḥasan: Nel 176 dell'Egira, Yaḥyā b. ʿAbd Allāh giunse in Daylam (Persia) da Fakhkh, dopo il fallimento d'una insurrezione condotta insieme al fratello Idrīs) e reclamò il suo diritto di guidare la Umma al posto di Hārūn. Un buon numero di persone lo seguì ed egli divenne tanto forte da creare fastidi agli Abbasidi. Hārūn riuscì a catturarlo e ordinò che fosse tenuto agli arresti domiciliari nell'abitazione di al-Faḍl a Baghdad. Tuttavia al-Faḍl, anziché prendere adeguate misure per impedirgli di fuggire, gli dette soldi e cavalcatura per fargli lasciare Baghdad. Gli Abbasidi considerarono tutto ciò come alto tradimento, indifferenti al fatto che l'accaduto mirasse in realtà a favorire un appianamento dei contrasti e a metter fine alla dura opposizione alide.
Un'altra ragione, cui però gli studiosi non attribuiscono alcuna credibilità, sarebbe stato il disegno di Jaʿfar di riprendere il culto del fuoco sacro zoroastriano nelle moschee, inclusa la Kaʿba.