Ago 21, 2019 13:47 CET
  • Donne in Occidente (41):Stuart Mill, un filosofo femminista?

Le donne costituiscono la metà della popolazione mondiale e sono  protagoniste del progresso della civilta'.

Nel corso dei secoli, la donna ed il suo rapporto con l’uomo è stato oggetto di diverse analisi e interpretazioni. Anche nella filosofia occidentale la condizione delladonna è uno degli argomenti tanto discusso.

Nelle puntate precedenti abbiamo parlato dell’immagine della donna nei pensieri dei filosofi più noti e conosciuti dell’Occidente, tra cui Aristotele, Jean-Jacques Rousseau, Kant, Hegel e Shopenhauer. Abbiamo visto che molti filosofi e pensatori dell’Ottocento e del Novecento guardavano la donna con sospetto e a volte anche con misoginia o attribuivano luoghi comuni insultanti e volgari alle donne.

La nostra esperta di famiglia, signora Akhoundan parlando al riguarda afferma:” I pensieri dei noti filosofi occidentali sulle donne forniscono un ritratto della donnacome inferiore all'uomo e secondo loro la donna appartiene al “secondo sesso” solo perchè è “Donna”. Fu proprio tale visione discriminatoria della donna a sottoporrla nel corso dei secoli a dure restrizioni e oppressioni nelle società occidentali.

Tutto mentre secondo gli insegnamenti islamici, rivelati oltre 1400 anni fa, l'uomo e la donna si completano a vicenda, e ognuno svolge un proprio ruolo specifico nella famiglia. L’uomo e la donna, come l’essere umano, godno degli stessi diritti  e in base ai testi sacri islamici, le donne sono uguali agli uomini di fronte a Dio. Nell’ambito individuale e sociale la donna e l’uomo godono di parità dei diritti.”

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Fu solo negli ultimi anni del Novecento che il sistema capitalismo che dominava le società occidentali e avevano bisogno di lavoro della donna, ammette la parità dei diritti tra l’uomo e la donna. 

William James Durant, filosofo, saggista e storico statunitense riferendosi a questa amara realtà disse:”libertà di donna è una delle conseguenze della rivoluzione industriale. Le operaie donne venivano pagate meno e quindi gli imprenditori le preferivano agli operai maschi ribelli che dovevano essere pagati di più”

Come anche abbiamo già detto, a quei tempi la donna veniva disprezzata quindi venivano assunte donne per lavori che non richiedevano troppi ragionamenti, le si preferiva per lavori umili, la paga di un'operaia probabilmente era più bassa di quella degli operai, i lavori più umili li facevano le bambine e le donne perchè non venivano mandate a scuola.

John Stuart Mill, un filosofo ed economista britannico , fu uno dei primi filosofi occidentali a trattare la parità del diritto tra la donna e l’uomo. Lui era contrario alla teoria aristotelica  ed a quella di Rousseau sulla donna.

Secondo Mill l’esercizio del potere politico conquistato dagli uomini ha provocato la condizione di sudditanza in cui le donne si trovano. L’emancipazione della donna sarà possibile quando essa potrà godere degli stessi diritti concessi all’uomo – all’istruzione, all’esercizio delle professioni, alla partecipazione amministrativa e politica – che però le sono ancora negati.

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In “The Subjection of Women” (1869) La servitù delle donne, Stuart Mill individua la causa della mancanza di diritti civili della donne nella storica subordinazione della donna all’uomo, la quale è una forma di schiavitù, espressione del più generale rapporto schiavile che è stato una delle forme di organizzazione sociale del passato. Le società antiche sono tramontate da secoli e la schiavitù è stata da poco abrogata anche in America, ma l’asservimento delle donne, oggi come ieri, persiste e si realizza innanzi tutto e in forma compiuta nel luogo privato della famiglia. Essa è resa possibile dalla maggior forza fisica dell’uomo, ma si esercita anche con l’affetto:«Gli uomini non vogliono solamente l’obbedienza delle donne, vogliono anche i loro sentimenti. Tutti gli uomini, tranne i più brutali, vogliono avere nella donna che a loro è più legata non una schiava forzata, ma una schiava volontaria, non una pura e semplice schiava, ma una favorita».

L’idea che tale servitù sia necessaria e naturale è stata inculcata nelle menti delle donne fin dall’infanzia. Esse sono state educate a pensare di dover essere l’opposto dell’uomo: non devono esprimere «una libera volontà e un comportamento auto-controllato, ma una sottomissione e una subordinazione al controllo altrui. Tutte le morali dicono che è dovere delle donne, e tutti i sentimenti correnti affermano che è proprio della loro natura vivere per gli altri, compiere una totale abnegazione di sé e non avere altra vita che la vita affettiva».

L’asservimento della donna all’uomo si dimostra una contraddizione pratica dell’affermazione teorica dell’eguaglianza dei diritti umani:«La subordinazione sociale delle donne si configura come un fatto unico nelle moderne istituzioni sociali; una rottura isolata di quella che è divenuta la loro legge fondamentale; l’unica reliquia di un vecchio mondo di pensiero e di pratica che è esploso in ogni altro aspetto».

Quindi in breve secondo John Stuart Mill la subordinazione legale della donna all’uomo è ingiusta e contraria al progresso. Essa inoltre non è fondata che sulla sua inferiore forza fisica e sui pregiudizi degli uomini.