Dic 25, 2016 10:19 CET

Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. Cari amici di Pars Today Italian, siamo lieti di accompagnarvi anche oggi con l’interpretazione semplice e scorrevole dei versetti del Corano, l’ultimo testo rivelato dal Signore e la Sacra Scrittura di un miliardo e mezzo di persone al mondo.

Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. Cari amici di Pars Today Italian, siamo lieti di accompagnarvi anche oggi con l’interpretazione semplice e scorrevole dei versetti del Corano, l’ultimo testo rivelato dal Signore e la Sacra Scrittura di un miliardo e mezzo di persone al mondo. Andiamo avanti con la lettura della sura Al-Ankabut (Il Ragno), la 29esima del sacro Corano, meccana per la maggiorparte e composta da 69 versetti. Il nome della sura proviene dal 41esimo versetto, quando coloro che si rifugiano in altri all’infuori di Dio vengono paragonati al ragno che ha fatto per se una casa e la crede resistente. Ma ora ecco il versetto numero 62 dalla sura del Ragno: اللَّـهُ یَبْسُطُ الرِّ‌زْقَ لِمَن یَشَاءُ مِنْ عِبَادِهِ وَیَقْدِرُ‌ لَهُ إِنَّ اللَّـهَ بِکُلِّ شَیْءٍ عَلِیمٌ Allah provvede con larghezza a chi vuole tra i Suoi servi, oppure lesina. In verità Allah conosce ogni cosa.(29:62) Per capire meglio il senso di questo versetto, dobbiamo spiegare in quali condizioni venne ispirato al profeta. I primi musulmani, nella città della Mecca, vennero perseguitati a lungo dagli idolatri e subirono per circa tre anni anche un terribile boicottaggio. Nonostante ciò, quando il profeta stabilì contatti con Medina e disse che lì i musulmani sarebbero stati ben accetti ed avrebbero potuto vivere in pace, alcuni musulmani della Mecca non era disposti a lasciare la città per via della professione e degli affari. Questo versetto si riferisce a loro e chiede di non abbandonare la fede ed i propri ideali per i soldi; ciò per il semplice fatto che e' Dio colui che da' la ricchezza. Il senso della frase finale, "Dio conosce ogni cosa", e' che se Egli e' al corrente dei sacrifici che i fedeli faranno e che quindi li ricompenserà senza ombra di dubbio. Da questo versetto concludiamo che: Primo – Ogni persona ha il dovere di darsi da fare per provvedere alle sue necessità economiche ma il dovere di ognuno e' fare del proprio meglio; e' poi il Signore a guidare e a dare di più a chi vuole e di meno a chi vuole, in base alla Sua infinita saggezza. Secondo – Le differenze esistenti nella vita tra ricchi e poveri, sono affini ad altre differente fisiche o mentali esistenti tra gli uomini che sono dettate dalla volontà divina e che sono un qualcosa di necessario per la società umana. Ed ora leggiamo i versetti 63 e 64: وَلَئِن سَأَلْتَهُم مَّن نَزَّلَ مِنَ السَّمَاءِ مَاءً فَأَحْیَا بِهِ الْأَرْ‌ضَ مِن بَعْدِ مَوْتِهَا لَیَقُولُنَّ اللَّـهُ قُلِ الْحَمْدُ لِلَّـهِ بَلْ أَکْثَرُ‌هُمْ لَا یَعْقِلُونَ Se domandi loro: “Chi fa scendere l'acqua dal cielo e ridà vita alla terra che già era morta?”. Certamente risponderanno: “Allah”. Di': “La lode appartiene ad Allah!”. Ma la maggior parte di loro non ragiona.(29:63) وَمَا هَـذِهِ الْحَیَاةُ الدُّنْیَا إِلَّا لَهْوٌ وَلَعِبٌ وَإِنَّ الدَّارَ‌ الْآخِرَ‌ةَ لَهِیَ الْحَیَوَانُ لَوْ کَانُوا یَعْلَمُونَ Questa vita terrena non è altro che gioco e trastullo. La dimora ultima è la [vera] vita, se solo lo sapessero!(29:64) Persino i politeisti della Mecca riconoscevano che fosse il Dio di Abramo a far scendere la pioggia e a salvare la terra dalla morte ma adoravano anche le statue degli idoli perchè le ritenevano partecipi nell'amministrazione dell'Universo. Se pure gli idolatri riconoscevano l'esistenza di Dio, questo e' il senso del versetto, come mai i fedeli temono la povertà e per questo si rifiutano di lasciare la loro città, La Mecca, per raggiungere Medina, e poter professare liberi la propria fede? Come abbiamo accennato prima, questi versetti vennero ispirati al profeta quando in pratica erano iniziate le migrazioni dei primi musulmani dalla Mecca a Medina, per scampare alle persecuzioni, un periodo in cui alcuni musulmani erano ancora titubanti e magari preferivano vivere tra gli idolatri e nascondere la propria fede per non perdere le proprie proprietà e ricchezze. I versetti ricordano tra l'altro a queste persone che la vita terrena e' solo un gioco in cui le ricchezze, casa, automobile, fabbrica ed ecc… sono solo dei grossi giocattoli. Nei giochi dei bambini uno e' il re e un'altro il visir, uno e' il dottore e l'altro il paziente, una e' la mamma e l'altra la figlia. Alla fine del gioco, e' chiaro che tutti questi ruoli erano immaginari e non corrispondevano a nulla di vero. Anche in questa vita ognuno ottiene una posizione, un titolo, ma poi alla fine dei suoi giorni si accorge che e' stato un gioco, proprio come quello dell'infanzia. Se non e' un gioco, dove sono oggi i grandi re della storia o i grandi condottieri? Da questi versetti apprendiamo che: Primo – La fede in Dio e' un qualcosa di insito nell'anima e se le persone smarrite smettessero di peccare, riuscirebbero perfettamente a sentire l'esistenza del Signore. Secondo – Molte persone fingono di ignorare e si ostinano a non voler riflettere sulla vita e l'origine di essa. Terzo – Ignorare il Giorno del Giudizio fà sì che le persone si immergano in questa vita materiale. Quarto – La vera vita e' quella dell'altro mondo ed ognuno, in quella vita, raggiunge la vera posizione che si merita e nessuna ingiustizia viene fatta. Ed ora leggiamo i versetti 65 e 66 della sura Al-Ankabut o del Ragno: فَإِذَا رَ‌کِبُوا فِی الْفُلْکِ دَعَوُا اللَّـهَ مُخْلِصِینَ لَهُ الدِّینَ فَلَمَّا نَجَّاهُمْ إِلَى الْبَرِّ‌ إِذَا هُمْ یُشْرِ‌کُونَ Quando salgono su una nave, invocano Allah rendendoGli un culto sincero. Quando poi Egli li mette in salvo sulla terraferma, Gli attribuiscono dei consoci,(29:65) لِیَکْفُرُ‌وا بِمَا آتَیْنَاهُمْ وَلِیَتَمَتَّعُوا فَسَوْفَ یَعْلَمُونَ per disconoscere quel che Noi abbiamo concesso loro e per effimeri godimenti: ben presto sapranno.(29:66) Quando gli esseri umani si sentono in pericolo, quando perdono ogni speranza, che cosa fanno? Non pensano forse al Signore? Non lo invocano sinceramente, indipendentemente dal fatto che siano fedeli o meno? Quando la nave sta colando a picco, dice il Corano usando uno splendido esempio, la gente invoca Dio dal profondo del proprio cuore. Lo fà, ai giorni nostri, magari anche quando sta' precipitando un aereo. Ma quando gli uomini raggiungono la salvezza, si dimenticano di colui che li ha salvati, e Gli sono ingrati. Da questi versetti apprendiamo che: Primo – L'ignoranza ed il torpore addormentano l'anima e gli uomini dimenticano Dio ma dinanzi a fatti pericolosi ed importanti, tutto ciò viene messo da parte ed allora, si risveglia in loro il ricordo del Signore. Secondo – La preghiera sincera e fatta dal profondo del cuore si realizza, anche quella del miscredente. Terzo – La miscredenza, e' un tipo di ingratitudine e di insolenza nei confronti del Signore mentre il Monoteismo, e' un modo per ringraziarLo per i doni che ci ha elargito.Davood Abbasi

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