Il sentiero della luce (707)
Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. Cari amici di Pars Today Italian, siamo lieti di accompagnarvi anche oggi con l’interpretazione semplice e scorrevole dei versetti del Corano, l’ultimo testo rivelato dal Signore e la Sacra Scrittura di un miliardo e mezzo di persone al mondo.
Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. Andiamo avanti con la lettura della sura Al-Ankabut (Il Ragno), la 29esima del sacro Corano, meccana per la maggiorparte e composta da 69 versetti. Il nome della sura proviene dal 41esimo versetto, quando coloro che si rifugiano in altri all’infuori di Dio vengono paragonati al ragno che ha fatto per se una casa e la crede resistente. Ma ora ecco il versetto numero 24 della sura del Ragno: فَمَا کَانَ جَوَابَ قَوْمِهِ إِلَّا أَن قَالُوا اقْتُلُوهُ أَوْ حَرِّقُوهُ فَأَنجَاهُ اللَّـهُ مِنَ النَّارِ إِنَّ فِی ذَلِکَ لَآیَاتٍ لِّقَوْمٍ یُؤْمِنُونَ La sola risposta del suo popolo fu: “Uccidetelo o bruciatelo”; ma Allah lo salvò dal fuoco. Questi sono segni per un popolo che crede.(29:24) Dopo aver parlato della vita di Noè, la sura del Ragno ha parlato della vita di Abramo e di ciò che egli diceva alla sua gente per convincerla ad abbandonare l’idolatria. Questo versetto ricorda che la reazione della gente di Abramo fu violenta e intollerante; decisero di mettere al rogo il povero Abramo che però venne salvato dal Signore; il grande fuoco che avevano preparato per buttarci dentro Abramo venne trasformato per miracolo in un giardino fiorito. Questa vicenda della vita del buon Abramo e’ sicuramente un’ottima lezione per i credenti che devono vedere la potenza di Dio al di sopra di qualsiasi altra forza senza farsi intimidire dalle minacce dei tiranni di questo mondo. Da questo versetto apprendiamo che: Primo – I nemici della religione non hanno ragionamenti validi ed usano solo la persecuzioni, la tortura e la violenza. Loro non vogliono scoprire la verità, di solito cercano solo di salvaguardare il proprio dominio, il proprio potere e la propria ricchezza. Secondo – Il fatto che i credenti siano in inferiorità numerica rispetto ai loro nemici non dà loro l’autorizzazione per arrendersi ai prepotenti ed agli ingiusti. Abramo era uno solo ma rimase in piedi dinanzi agli sviati ed ai rinnegatori e Dio lo aiutò. Terzo – La volontà di Dio sta al di sopra di quella di tutti gli altri esseri. Egli ha dato al fuoco la proprietà di essere caldo ed incandescente e quando vuole può sottrarre al fuoco tale sua caratteristica. Ed ora leggiamo il versetto 25 della sura Ankabut o del Ragno: وَقَالَ إِنَّمَا اتَّخَذْتُم مِّن دُونِ اللَّـهِ أَوْثَانًا مَّوَدَّةَ بَیْنِکُمْ فِی الْحَیَوةِ الدُّنْیَا ثُمَّ یَوْمَ الْقِیَامَةِ یَکْفُرُ بَعْضُکُم بِبَعْضٍ وَیَلْعَنُ بَعْضُکُم بَعْضًا وَمَأْوَاکُمُ النَّارُ وَمَا لَکُم مِّن نَّاصِرِینَ Disse: “Invero, non avete adottato gli idoli, all'infuori di Allah, se non per amore reciproco in questo mondo. Poi, nel Giorno della Resurrezione, gli uni disconosceranno gli altri e gli uni malediranno gli altri; vostra dimora sarà il fuoco e non avrete chi vi soccorrerà”.(29:25) Dopo essere stato salvato dal rogo, Abramo non si fermò e continuò a porre domande sulla dottrina diffusa al suo tempo ovvero quella dell’adorazione degli idoli. Ai suoi tempi ogni tribù ne aveva uno per se e lo riteneva come uno dei simboli della propria identità. In pratica l’adorazione dell’idolo comune era un collante per tenere insieme la tribù; così facendo, inoltre, si pensava di rispettare anche i propri padri, che avevano adorato gli stessi idoli. Abramo disse loro che questo legame tribale stabilito sulla base dell’adorazione degli idoli nel Giorno del Giudizio si scioglierà ed allora ognuno sarà pronto ad accusare gli altri della colpa di avergli insegnato ad adorare gli idoli. Nel Giorno del Giudizio, i peccatori accuseranno le loro guide ed i loro capi addossando loro la responsabilità della propria perdizione; ma e’ chiaro che i loro capi non accetteranno tale responsabilità dicendo di non aver costretto nessuno. Abramo ricordava quindi che gli stessi antenati che la gente pensa di seguire e rispettare con l’adorazione degli idoli, nell’altro mondo diranno che ciò non riguarda loro e che i loro discendenti avevano tutta la libertà di scegliere; anzi, li criticheranno per aver proseguito le loro tradizioni errate. Da questo versetto possiamo trarre tante conclusioni tra le quali possiamo citare queste: Primo – L’asse dell’unità e dell’identità di una società deve essere un qualcosa di giusto e ragionevole. Non come gli associatori del periodo di Abramo che avevano posto l’adorazione degli dèi come collante delle proprie tribù e come legame coi propri antenati. Secondo – La ragione e la logica deve avere la meglio sui sentimenti; non devono essere i legami sentimentali a determinare la posizione ed il credo dell’uomo. Terzo – Le amicizie mondane che si basano su concetti ingiusti, nell’altra vita non solo non serviranno ma si trasformeranno in odio e rancore. Ed ora leggiamo il versetto numero 26 della sura del Ragno: فَآمَنَ لَهُ لُوطٌ وَقَالَ إِنِّی مُهَاجِرٌ إِلَى رَبِّی إِنَّهُ هُوَ الْعَزِیزُ الْحَکِیمُ Lot credette in lui e disse: “Sì, emigro verso il mio Signore; Egli è l'Eccelso, il Saggio”.(29:26) Abramo uscì indenne dal fuoco in cui lo aveva gettato il tiranno del suo tempo, Nemrud; dopo aver assistito a quel miracolo il primo a credere in lui fu uno dei suoi parenti, Lot, che successivamente venne prescelto da Dio come uno suoi messaggeri e venne incaricato a sua volta di invitare la gente a seguire la religione portata da Abramo. Abramo (la pace sìa con lui), quando vide che nonostante la trasformazione del fuoco in giardino, nessuno era disposto a credere in lui, dichiarò di voler lasciare la terra dei suoi padri e di volere immigrare per volere di Dio. Questa migrazione lo salvava dalle minacce e dalle insidie della sua gente e gli permetteva anche di proseguire la sua missione e di invitare altre popolazioni all’adorazione del Signore. Anche il profeta dell’Islam, Mohammad (s), dopo la migrazione dalla Mecca a Medina, riuscì a sottrarsi alle persecuzioni ed in più iniziò l’invito all’Islam rivolto alla gente di Medina. Da questo versetto apprendiamo che: Primo – I profeti non sono come i re che di solito cercano di sconfiggersi a vicenda e di accrescere il proprio potere; i profeti si aiutano e pensano alla diffusione della religione divina. Anche Lot decise di seguire Abramo e lo sostenne in tutti i modi. Secondo – Gli uomini di Dio, non sono legati alla loro terra e se necessario sono pronti a lasciare la propria città e la propria casa per effettuare al meglio la propria missione. Davood Abbasi